cremazione ambiente
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La pratica della cremazione dei defunti nasce in Asia e, con la revoca da parte della Chiesa Cattolica al divieto di cremazione, si diffonde anche in Europa. Attualmente, a livello nazionale, assistiamo ad un fenomeno destinato ad aumentare. Conseguentemente, si rende necessario mettere a punto una serie di condizioni idonee a che le cremazioni si basino su politiche a tutela dell’ambiente e non solo di contenimento dei costi.

La pratica consiste nel ridurre un cadavere nei suoi elementi base: gas e frammenti ossei, tramite il fuoco. Sebbene i moderni impianti siano dotati delle migliori tecnologie, non sono esenti dall’immissione nell’ambiente di sostanze tossiche e cancerogene dannose per la salute umana e per l’ambiente.

Gli inquinanti ambientali generati dalla combustione si disperdono nell’aria raggiungendo anche aree distanti dalla sorgente; si accumulano cadendo al suolo e vedono aumentare, nel tempo, la loro concentrazione anche in relazione alla persistenza delle molecole.

Piu nel dettaglio, durante la cremazione si verifica una produzione di monossido di carbonio, ossidi di azoto e zolfo, composti organici volatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli pesanti a cui possono aggiungersi emissioni di mercurio (proveniente dall’amalgama delle otturazioni dentarie), zinco (specialmente nel caso delle cremazioni di tombe estumulate), diossine-furani e Ipa (3-5), tutti composti notoriamente tossici per la salute umana ed in grado di raggiungere l’uomo direttamente ma anche indirettamente; si pensi alle conseguenze per gli ecosistemi a valle di cambiamenti alla base della catena alimentare.

La conoscenza dei possibili rischi per la salute genera preoccupazione nelle popolazioni residenti in prossimità dei forni crematori, soprattutto laddove sono presenti contemporaneamente centrali a carbone o inceneritori di rifiuti.

L’auspicio, quindi, e’ quello di riuscire a contemperare le esigenze culturali e sociali a quelle igienico-sanitarie, per una maggiore tutela dell’ambiente.

*Antonio Giordano, fondatore e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Filadelfia e professore di Anatomia ed Istologia Patologica all’Università di Siena.

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