Lavorare a maglia fa bene al cervello? Lo studio

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Non stare con le mani in mano. L’esortazione delle nostre nonne, spesso alle prese con ferri e gomitoli, è stata riscoperta ormai da qualche anno, tanto che tra i fan del lavoro a maglia figurano anche insospettabili come Meryl Streep, Julia Roberts e Ryan Gosling.

Ma quanto fa bene lavorare a maglia? Chi l’ha già provato sa che favorisce il relax. Lo ha mostrato al mondo intero anche il nuotatore olimpico britannico, Tom Daley, a Tokyo 2020. Ma come e in che misura sferruzzare produce dei benefici sul cervello?

A questa e altre domande potrà rispondere il progetto di ricerca promosso da Gomitolorosa Onlus e realizzato da neurologi, neurofisiologi, psicologi della Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, che stanno sottoponendo volontarie e volontari a Magneto/Elettroencefalogramma, metodica non invasiva usata per registrare l’attività magnetica e elettrica cerebrale prima e dopo il lavoro a maglia. Il progetto si svolge in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Reading, in Gran Bretagna.

Grazie allo studio, dal titolo “Correlati neurologici del lavoro a maglia”, l’Associazione Gomitolorosa Onlus vuole approfondire i meccanismi sottesi ai numerosi benefici segnalati per la salute mentale, l’attenzione e il benessere derivanti dal lavoro a maglia.

L’Associazione si avvale del supporto scientifico dell’Istituto Besta di Milano, dove si svolgono i test e l’analisi dei risultati. Responsabili del progetto sono Pietro Tiraboschi, responsabile della Struttura semplice Clinica delle demenze e Davide Rossi Sebastiano, dell’Uo Neurofisiopatologia insieme alla psicologa clinica, Cristina Muscio. L’analisi è condotta dalle ingegnere Elisa Visani e Dunja Duran.

Ma qual è l’obiettivo di questa insolita ricerca? “Il nostro studio ha l’obiettivo di confermare quello che le volontarie e i volontari della nostra associazione sperimentano empiricamente ogni volta che prendono in mano i ferri e si sentono meglio – commenta Alberto Costa, presidente della onlus e oncologo senologo riconosciuto a livello internazionale per il suo contributo all’avanzamento della cura dei tumori al seno – Dal 2012, i volontari di Gomitolorosa, i medici sostenitori e amici promuovono, sostengono e raccomandano la Lanaterapia in dieci ospedali, da Messina, a Milano, perché credono fortemente che il lavoro a maglia o all’uncinetto rappresenti un’attività dalla quale trarre grandi benefici per la salute fisica e mentale e costituisca uno strumento integrativo del percorso di cura”.

Che il lavoro a maglia sia un efficace antidoto allo stress, Costa lo aveva intuito nei quarant’anni al fianco di Umberto Veronesi, osservando nelle corsie degli ospedali le pazienti che lavoravano con l’uncinetto per ingannare il tempo in attesa di sottoporsi alle cure o agli esami. “Lavorare a maglia distrae dalle preoccupazioni, aiuta a percepire meno il dolore, agevola i processi di socializzazione e migliora l’autostima perché implica un obiettivo e il suo raggiungimento”, spiega il medico.

“Sono stati segnalati numerosi benefici per la salute mentale e il benessere derivanti da un’attività come il lavoro a maglia. Tuttavia i meccanismi sottesi ad eventuali benefici sono da approfondire. Questo progetto si fonda sull’ipotesi che il lavoro a maglia influisca sull’attenzione in modo simile alla meditazione, che a sua volta migliora salute mentale e benessere personale. Le basi neurali della meditazione sono state studiate fin dagli anni ’70, anche tramite l’utilizzo di marcatori magneto/elettroencefalografici e di risonanza magnetica funzionale”, spiega Pietro Tiraboschi del Besta.

“Il nostro studio – aggiunge Rossi – ha l’obiettivo di identificare l’influenza che alcune operazioni manuali, tra cui lavorare a maglia, hanno sui ritmi prodotti a livello corticale. La possibilità di determinare il correlato neurale dell’effetto dei processi di brain training manuali, come il lavoro a maglia, può contribuire a implementare lo sviluppo di misure efficaci per protocolli di riabilitazione fisica e cognitiva”.

Ma come funziona la ricerca? Quaranta volontari, uomini e donne, verranno sottoposti all’esame strumentale che permette la registrazione dell’attività magnetica ed elettrica della corteccia cerebrale. Lo studio prevede che, in un’unica occasione, vengano effettuate prima e dopo una sessione di lavoro a maglia di circa venti minuti, due registrazioni M/Eeg (all’incirca di 40 minuti) in due condizioni: a riposo psicosensoriale e durante l’esecuzione di un compito per valutare l’attenzione sostenuta e le funzioni esecutive.

AAA volantario cercasi. Le donne e gli uomini che svolgono abitualmente lavoro a maglia (frequenza settimanale di 5/7 giorni), tra i 27 ed i 63 anni, posso partecipare allo studio scrivendo una mail a: [email protected]. La ricerca si svolgerà nella sede del Besta, a Milano. Saranno escluse le persone claustrofobiche oppure portatrici di dispositivi elettromagnetici non rimovibili.

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