Covid a scuola, 1,2 mln alunni senza vaccino

Scuola Covid
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Oltre il 27% dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino: più di 1,2 milioni di studenti. È quanto emerge dal report “Sicurezza Covid-19 nelle scuole” della Fondazione Gimbe, che scatta una fotografia della situazione degli istituti italiani dopo poco più di un mese dal rientro in aula.

Secondo il report al 25 ottobre 2021 il 67,2% della popolazione 12-19 anni (3.064.055) ha completato il ciclo vaccinale e il 5,5% (249.401) ha fatto la prima dose. Il trend di vaccinazione per questa fascia di popolazione, osserva Gimbe, dopo il netto aumento iniziale di giugno, ha progressivamente rallentato a partire dal mese di settembre, quando il valore era ancora inferiore al 70%.

Il 91,2% del personale della scuola ha completato il ciclo vaccinale, ma rimane ancora uno zoccolo duro del 5,8% (oltre 90 mila persone) che non ha ricevuto nemmeno una dose.

Per quanto riguarda i casi di Covid-19 e delle ospedalizzazioni nella fascia d’età 0-19 anni, secondo i dati del report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel periodo 4-17 ottobre 2021, sono stati diagnosticati 8.857 casi, di cui 99 ospedalizzati, 3 ricoveri in terapia intensiva e nessun decesso, con una progressiva riduzione dell’incidenza.

Per Renata Gili, responsabile Gimbe della Ricerca sui Servizi sanitari, “sinora non si è verificato il temuto ‘effetto scuole’, sia grazie alla vaccinazione di studenti e personale scolastico, sia per la progressiva copertura vaccinale della popolazione generale: la conseguente riduzione della circolazione virale si riflette in ambito scolastico, anche negli alunni under 12 per i quali non ci sono ancora vaccini autorizzati”.

Tuttavia Gimbe sottolinea che persistono problematiche di vario tipo, normative, strutturali e organizzative, e che i vari interventi per minimizzare la circolazione del virus non possono essere applicati in tutti i gradi di scuola, ciascuno dei quali richiede un piano di prevenzione su misura, considerando soprattutto la maggiore contagiosità della variante Delta.

“Le evidenze scientifiche – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – da un lato dimostrano che nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio, dall’altro suggeriscono che è possibile minimizzarlo tramite un approccio multifattoriale integrando differenti interventi di prevenzione individuale e ambientale”.

Il report cita una simulazione dei Centers for Disease Control and Prevention che dimostra l’importanza della mascherina nell’abbassare il rischio di trasmissione. “Fino a quando il tasso di copertura vaccinale fra studenti, personale scolastico e popolazione generale non avrà raggiunto percentuali più elevate, anche considerando che nelle ultime due settimane il 60% dei casi diagnosticati nella fascia d’età 0-19 anni si è verificato negli under 12, l’ipotesi di abbandonare le mascherine nelle classi con tutti gli studenti immunizzati è troppo rischiosa, oltre a porre problemi di privacy sul controllo dello status vaccinale e generare, potenzialmente, il rischio di discriminazioni”, ribadisce Cartabellotta.

Per quanto riguarda il distanziamento, Gimbe sottolinea come il protocollo del ministero dell’Istruzione preveda una “distanza interpersonale di almeno un metro, sia in posizione statica che dinamica, qualora logisticamente possibile”. In sintesi si tratta di un obbligo flessibile, che fa sì che specialmente nelle cosiddette “classi pollaio”, quelle molto numerose, il distanziamento sia sostanzialmente impossibile.

Gimbe evidenzia anche come si continuino a investire troppe risorse nelle procedure di disinfezione delle superfici e pochissime nei sistemi di aerazione e ventilazione, nonostante le evidenze dimostrino che la trasmissione del Sars-CoV-2 avviene prevalentemente per aerosol.

Inoltre, rileva Gimbe, il Piano di monitoraggio della circolazione di Sars-CoV-2 nelle scuole dell’Iss non prevede uno screening periodico e sistematico, ma solo una campagna di testing a campione che coinvolge circa 110mila studenti delle cosiddette “scuole sentinella” primarie e secondarie di primo grado, utilizzando test molecolare su campione salivare. Un test di facile utilizzo e non invasivo, ma con una bassa sensibilità in età pediatrica.
Il report ribadisce che i vari interventi per minimizzare la circolazione del virus non possono essere applicati in tutti i gradi di scuola, ciascuno dei quali richiede un piano di prevenzione su misura, considerando soprattutto la maggiore contagiosità della variante Delta.

“Con la stagione invernale alle porte e l’evidente risalita dei nuovi casi nell’ultima settimana – conclude Cartabellotta – è indispensabile mantenere alta l’attenzione sulle scuole dove, per le numerose criticità rilevate, i focolai segnalati dimostrano che l’equilibrio è instabile. Oltre a puntare alle massime coperture vaccinali sia di personale scolastico e studenti di età >12 anni, sia di popolazione generale, occorre parallelamente potenziare gli screening periodici sistematici e implementare interventi di sistema che garantiscano un’adeguata aerazione e ventilazione dei locali scolastici: in particolare nella fascia under 12 dove non sono disponibili i vaccini e in quella under 6 dove non sono utilizzabili nemmeno le mascherine e il distanziamento è sostanzialmente inapplicabile”.

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