Il ‘papà’ della variante Omicron nella top 10 della scienza per Nature

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La fine dell’anno è sempre tempo di bilanci, anche per le grandi riviste scientifiche come Nature, che propone ai suoi lettori una lista di ‘pietre miliari’ della scienza nel 2021. Non ha la pretesa di essere un premio e neppure un ranking – avverte la redazione di Nature – ma solo una selezione compilata dagli editor di questa prestigiosa testata, la cui opinione ha tuttavia un peso di rilievo.

Winnie Byanyima: la ‘guerriera’ contro l’apartheid dei vaccini. In un momento in cui si parla tanto di ‘apartheid’ vaccinale, riferendosi ai 4,5 miliardi di persone non vaccinate contro il Covid-19 nel mondo, risalta il monito da Cassandra di questa leader delle Nazioni Unite, che prima ancora dell’arrivo dei preziosi vaccini, aveva messo in guardia dalle difficoltà di una loro ‘equa’ distribuzione. A distanza di quasi un anno dall’inizio delle vaccinazioni, le big pharma hanno continuato a proteggere gelosamente i loro brevetti e le grandi nazioni si sono accaparrate tutte le dosi disponibili; così, mentre da noi è corsa contro il tempo a fare la terza dose (e a breve la quarta), solo il 6% delle persone delle nazioni a basso reddito è ad oggi vaccinato. “L’idea di poter vendere una tecnologia sanitaria salva-vita nello stesso modo in cui vendi una borsa di lusso non è normale”, commenta infuriata la Byanyima, fondatrice del gruppo di advocacy People’s Vaccine Alliance che propugna il concetto di equità vaccinale. “Non dovremmo accettarla come una cosa normale, ma chiamarla per quello che è: immorale, avida, sbagliata”. Insomma, un potente spunto di riflessione per le festività natalizie. All’insegna dell’amore per l’umanità.

Friederike Otto: la ‘detective’ dei cambiamenti climatici. Tra uragani, devastanti inondazioni (quelle di luglio in Germania e in Belgio), micidiali ondate di calore che la scorsa estate hanno ucciso centinaia di persone in Canada e negli Usa, ‘ondate di freddo’ altrettanto letali (quelle di Aprile in Francia), siccità bibliche (vedi Madagascar), la ricercatrice del World Weather Attribution (WWA), in forza al Grantham Institute for Climate Change and the Environment di Londra, cerca di rintracciare i segni delle responsabilità dell’uomo. Senza grandi difficoltà peraltro, come si evince dalle simulazioni sul clima messe a punto dal gruppo della Otto e incluse nel rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, dello scorso agosto. “Sono dalla parte della giustizia – commenta la Otto – e i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia alla giustizia”.

Zhang Rongqiao: l’ingegnere che ha portato la Cina su Marte. Il 15 maggio gli occhi dell’impassibile ingegner Ronhqiao si sono velati di lacrime, nel vedere il ‘suo’ Rover atterrare sano e salvo sulla terra rossa di Marte, sotto gli occhi di tutta la Cina, dopo un viaggio di 475 milioni di chilometri. Un’impresa che ha garantito all’ingegnere cinese, considerato un eroe nazionale, un posto nella storia delle missioni spaziali. Anche se per la verità c’è stato un gran traffico su Marte nel 2021: insieme al Rover cinese, sono arrivati sul pianeta rosso anche il rover Perseverance della NASA e l’orbiter degli Emirati Arabi. Ma per la Cina, l’impresa marziana è solo l’antipasto. Sono già in agenda missioni per prelevare campioni dall’asteroide Kamo’oalewa (2024) e da Marte (2030). E nel frattempo, si comincia a pensare a come arrivare su Giove.

Timnit Gebru: la leader dell’etica dell’Intelligenza Artificiale. È l’esempio vivente del detto ‘si chiude una porta, si apre un portone’. Dopo aver perso il suo posto di lavoro a Google (a suo parere per una deriva misogina della company californiana, aggravata da istanze sessiste anti-Black), questa pioniera dell’IA ha fondato un istituto indipendente che si occupa di etica applicata alle nuove tecnologie. Diventando in breve una guru mondiale. “I difetti dell’IA – commenta la Gebru – non dovrebbero essere inquadrati come ‘problemi tecnici’; sono piuttosto sintomatici del contesto viziato e imperfetto, all’interno del quale vengono sviluppate le tecnologie”. Durante gli anni di lavoro a Microsoft, la Gebru, cofondatrice del gruppo ‘Black in AI’ aveva denunciato che i software di riconoscimento facciale funzionano meno nel riconoscere il genere in soggetti che non fossero uomini bianchi, attirando così l’attenzione planetaria sui flop dell’intelligenza artificiale. E adesso il suo Distributed Artificial Intelligence Research Institute, che ha già ricevuto finanziamenti da filantropi privati per 3,7 milioni di dollari, cercherà di ridisegnare il settore, in una maniera che molti di certo non apprezzeranno. “E sarà incredibile”.

Tulio de Oliveira: il cacciatore di varianti. Il direttore del South Africa’s KwaZulu-Natal Research Innovation and Sequencing Platform (Krisp) è la persona che ha individuato la famigerata variante ‘Omicron’ del Sars-CoV-2; l’anno scorso aveva ‘scovato’ la variante ‘Beta’ (più nota come variante ‘sud-africana). Più di recente, de Oliveira ha fondato il Centre for Epidemic Research, Response and Innovation (Ceri), subito fuori Cape Town, che ospiterà la più grande facility di sequenziamento di tutta l’Africa e controllerà tutta l’epidemiologia del Sars-CoV-2 per l’Africa e il Sud del mondo. “Abbiamo dimostrato al mondo – commenta de Oliveira – che grandi cose possono essere fatte anche nei Paesi in via di sviluppo”. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. La scoperta della ‘Beta’ ad esempio, penalizzò questo Paese sul piano economico (le nazioni ricche imposero pesanti travel ban) e quando quest’anno de Oliveira ha segnalato al mondo la variante Omicron, diversi sopraccigli si sono alzati tra i vertici del suo Paese. E c’è chi comincia a vedere come ‘nemica’ la comunità scientifica di sorveglianza genomica. “Un paradosso – sottolinea de Oliveira – Non siamo il nemico. Proprio il contrario!”

John Jumper: il predittore di proteine. Protagonista ancora una volta l’Intelligenza Artificiale, che ha consentito a questo gruppo di ricerca di DeepMind (Londra) di mettere a punto un innovativo strumento, l’AlphaFold, che potrebbe avere un impatto trasformativo sulla biologia, anzi sulla ‘biologia strutturale’. L’algoritmo è in grado di predire la forma 3D di una proteina, a partire dalla sua sequenza. Jumper e colleghi prevedono di condividere con il mondo della ricerca le strutture di almeno metà di tutte le proteine conosciute (si parla di 130 milioni di strutture) entro il prossimo anno.

Victoria Tauli-Corpuz: dalla parte degli indigeni. Grazie a decadi di lavoro, questa leader Indigena delle Filippine è riuscita a far avere il giusto riconoscimento internazionale alle popolazioni indios per il loro ruolo nel proteggere biodiversità e clima. Un riconoscimento che ha portato diverse nazioni e gruppi filantropici, durante l’ultimo COP26 delle Nazioni Unite ad assegnare 1,7 miliardi di dollari alle popolazioni Indigene per preservare foreste, biodiversità e a prevenire il riscaldamento globale mantenendo il carbonio ben ‘chiuso a chiave’ nel suolo e nelle piante. Il fato degli Indios e delle foreste del mondo è strettamente connesso. “In queste foreste vivono delle persone – afferma la Tauli-Corpuz – e noi dovremmo lavorare con loro”.

Guillaume Cabanac: investigatore dell’inganno. È un computer scientist francese che va a caccia di espressioni bizzarre, nelle pubblicazioni scientifiche. A cosa serve? A svelare l’inganno di pubblicazioni fabbricate a tavolino (e non frutto di ricerca scientifica seria), vere e proprio fake, per poi segnalarle e portare ad una retraction, più infamante di una gogna nel mondo accademico. La ‘caccia’ è iniziata nel 2015 e finora ha portato a far ritirare dalla pubblicazione oltre 120 lavori. E man mano che gli strumenti per questa bizzarra ricerca si affinano, si allunga la lista delle pubblicazioni sospette, che quest’anno sono centinaia. Tutte segnalate sui social e su PubPeer, un sito di peer review di articoli già pubblicati. E Cabanac ha creato anche un sito apposito (Problematic Paper Sceener) per attirare l’attenzione su pubblicazioni sospette. Ormai lavora per ‘parole chiave’; se ad esempio in un lavoro trova l’espressione ‘informazione colossale’ al posto di ‘big data’, si accende l’allarme, ma le cosiddette ‘tortured phrases’, queste espressioni sospette delle quali andare a caccia, sono oltre 400. Insomma quella di Cabanac è un’opera certosina di decontaminazione della letteratura scientifica. Dai lavori scritti a tavolino, senza aver mai visto un laboratorio.

Meaghan Kall: comunicare il Covid-19. Tradurre i rapporti governativi ufficiali su Sars-CoV-2 in post sui social. È il ‘lavoro’ che questa epidemiologa del Governo UK ha intrapreso spontaneamente, e con grande successo, da molti mesi. Per parlare con la gente senza mediazioni, portando il pensiero del Governo, in maniera comprensibile su Twitter, diventandone la voce e il volto, fino a diventare una star della comunicazione con migliaia di follower in tutto il mondo. 6 mila tweet dall’inizio dell’anno e l’invito, per gli esitanti dei vaccini, a scriverle in privato per avere delucidazioni e rassicurazioni.

Janet Woodcock: la signora dei farmaci. Nominata, non senza polemiche, da Biden ‘acting commissioner’, in pratica il ‘capo’ della Fda, la dottoressa Woodcock, non è una matricola dell’Agenzia regolatoria americana, avendo trascorso 35 anni al Center for Drug Evaluation and Research, che ha il compito di valutare efficacia e sicurezza dei farmaci, prima dell’immissione sul mercato. E ha fatto davvero molto per rendere più moderna ed efficace questa valutazione. Ma anche più ‘ardita’, come dimostra la controversa autorizzazione del primo monoclonale contro l’Alzheimer lo scorso luglio. Un altro incidente di percorso c’è stato la scorsa estate, quando la Casa Bianca ha annunciato di voler ricorrere ai booster dei vaccini anti-Covid, ben prima che la Fda formulasse una decisione in proposito. Infine a novembre, Biden ha nominato a capo dell’Fda il cardiologo Robert Califf. Ma sono in molti a scommettere che lo ‘stile’ Woodcock lascerà il segno sulla Fda anche negli anni a venire.

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