Polmonite da Covid, autotrapianto di plasma e cellule staminali

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Primi dati positivi sull’effetto dell’autotrapianto di plasma e cellule staminali nei pazienti con polmonite da Covid. A illustrare il case report e i risultati (positivi) della terapia sperimentale su un soggetto è la Sis 118.

Da nostri precedenti studi, spiegano dalla Sis118, si evidenzia come nel plasma siano presenti, in una concentrazione variabile, cellule staminali (multipotenti e pluripotenti) in uno stato di quiescenza. Attivarle in un paziente acuto, in seguito a prelievo venoso, mettendo a contatto il plasma, dopo averlo fatto sedimentare in una serie di provette per 120 minuti, con antiossidanti, e iniettarle sottocute al paziente stesso, con procedura ripetuta più volte nelle settimane successive, può fornire, in virtù delle proprietà di riparazione e di rigenerazione tissutale, nonché di immuno-modulazione, una protezione biologica “self”, cioè generata da cellule del nostro stesso organismo. La quale, a sua volta, può produrre effetti terapeutici significativi nei confronti della patologia in atto.

Questo è il senso del case report, appena pubblicato sul Journal of Personalized Medicine, relativo al trattamento sperimentale effettuato su un paziente maschio di 56 anni, affetto da forma clinica medio-severa di polmonite virale interstizio -alveolare da Covid-19. L’autotrapianto di cellule staminali del sangue è stato effettuato nel Punto di Primo Intervento del 118 dell’ospedale Moscati di Taranto poco prima del ricovero in Pneumologia, dove il paziente è stato sottoposto alle terapie tradizionali, e quindi ripetuto una volta alla settimana per quattro settimane dopo la dimissione.

Cosa è accaduto? I sanitari della Sis 118 segnalano una velocissima “negativizzazione” in fase di ricovero del paziente, al 10.mo giorno, e la scomparsa totale di esiti infiammatori e fibrotici polmonari a soli 40 giorni dal ricovero, evidenziati comparando le Tc del torace all’ingresso e al 40.mo giorno. “Eventi davvero insoliti se comparati a riscontro clinico di casi similari, per criteri di medesimo livello di gravità, negli stessi periodi del decorso clinico”. Proprio questi risultati hanno portato gli autori alla sottomissione del report alla rivista internazionale.

Una notizia interessante. Ma occorre “massima cautela. La scienza ha il dovere costante di interrogarsi e di verificare nel modo più rigoroso. L’utilizzo delle cellule staminali in Medicina rappresenta una risorsa della scienza nota da anni e in fase di pieno sviluppo dimensionale a livello internazionale. Il nostro case report non ha, quindi, alcuna pretesa di giungere a qualsivoglia affermazione o conclusione definitiva – sostiene Mario Balzanelli, direttore del Sistema 118 di Taranto, presidente della Società Italiana Sistema 118 (Sis 118) e primo nome tra gli autori del lavoro – ma intende esclusivamente comunicare alla comunità scientifica quanto osservato e magari rappresentare un utile stimolo per l’avvio di ulteriori sperimentazioni dedicate alla medicina per acuti ed alla medicina critica”.

Sperimentazioni che “si auspica, data la drammatica permanenza della pandemia da Covid-19 nel nostro Paese e nel mondo intero, possano aver luogo quanto prima”, conclude Balzanelli.

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