Covid nel mondo, tra variante Omicron, viaggi e diseguaglianze

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La variante Omicron prende il sopravvento e i contagi Covid tendono ad aumentare un po’ dappertutto. Anche se fortunatamente, almeno nei Paesi in cui la campagna di vaccinazione ha raggiunto una larga parte della popolazione, i casi più gravi che meritano ricoveri ospedalieri anche in Terapia Intensiva vanno riducendosi, interessando prevalentemente le persone non vaccinate.

Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aggiornati al 14 gennaio scorso nel mondo i casi di Covid confermati da inizio pandemia sono oltre 318,5 milioni e le persone cadute per gli effetti dell’infezione hanno superato quota cinque milioni e mezzo. Numeri senz’altro più elevati nella realtà, giacchè in molte nazioni il sistema di monitoraggio dell’andamento della pandemia e dei suoi effetti non è particolarmente sviluppato né capillare.

A fronte di questi dati, però ce ne sono altri che portano un po’ di conforto a chi vuole avere un quadro complessivo di come l’umanità sta fronteggiando questa emergenza sanitaria. Nel mondo infatti sono state somministrate più di 9,2 miliardi di dosi di vaccino. Anche se, ricordiamolo, una larga parte riguarda le vaccinazioni effettuate nell’emisfero Nord, tra Europa e Usa soprattutto, dove in molti hanno ricevuto anche la seconda e la terza dose. Mentre restano totalmente prive di copertura centinaia di milioni di persone che vivono in continenti sterminati e molto popolosi come Africa e Asia.

Quanto all’Europa, i casi di contagio confermati sono poco meno di 120 milioni e i decessi 1,7 milioni. Ma Omicron è una forma così contagiosa che la corsa del virus si fa sempre più veloce. Tanto da costringere la stessa Oms a lanciare un allarme: entro un paio di mesi metà della popolazione europea avrà contratto questa variante.

Guardando al Vecchio Continente però, è altro a preoccupare l’autorità sanitaria mondiale. “In alcuni Paesi europei il picco della variante Omicron è già stato raggiunto ma la situazione all’interno del continente è molto variegata quindi bisogna sempre ricordarsi di proteggere i più vulnerabili. Sono anche profondamente preoccupato per il fatto che la variante si stia spostando verso Est, e quindi dobbiamo ancora vedere il suo pieno impatto in Paesi in cui i livelli di vaccinazione sono più bassi e dove si rischia una malattia più grave nei non vaccinati”, ha detto la scorsa settimana il direttore Hans Kluge.

Come a dire che la situazione è tutt’altro che sotto controllo e l’attenzione resta massima. Così come deve rimanere alto il livello di mantenimento delle misure di prevenzione del contagio: distanziamento, mascherine e via discorrendo.

Intanto in Italia c’è chi si azzarda a stimare che siamo vicini al picco di contagi. E che tra un due, massimo tre settimane, la curva dovrebbe iniziare a scendere. Come l’esperienza dei due anni passati ci ha insegnato, non possiamo vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso. Dobbiamo attendere, pazienti.

Nulla però vieta di fantasticare sulle mete delle prossime vacanze o, per chi deve farlo per lavoro, pianificare una trasferta da solo o con i colleghi. E’ bene, allora, conoscere cosa si deve mettere in conto di dover fare quando si voglia andare all’estero e poi tornare.
Vediamo in dettaglio le regole da seguire per andare fuori dall’Europa, in Usa e Regno Unito.

Usa
Fino al 31 gennaio può entrare negli States chi ha completato il ciclo vaccinale almeno 14 giorni prima dell’ingresso nel Paese.
Gli italiani che hanno recentemente contratto Covid e hanno fatto solo la prima dose di vaccino invece dovranno presentare certificazione di tampone negativo non più vecchio di 90 giorni.
Tutti i viaggiatori diretti negli Stati Uniti dovranno inoltre presentare il risultato di un test molecolare o antigenico negativo effettuato il giorno prima della partenza. Sono esclusi dall’obbligo vaccinarle gli under-18, anche se devono comunque sottoporsi a tampone prima della partenza, che deve avere esito negativo per consentire l’imbarco. Chiarisce il sito Viaggiare Sicuri del ministero degli Esteri italiano: “Se il minore non vaccinato viaggia con un adulto completamente vaccinato, esso dovrà sottoporsi al test tre giorni prima della partenza. Se il minore non vaccinato viaggia da solo o con adulti non vaccinati il test dovrà essere effettuato un giorno prima della partenza”.

UK
Per entrare nel regno di Sua Maestà si distingue tra chi ha completato il ciclo vaccinale. Dal 9 gennaio è richiesta la prenotazione di un tampone molecolare o antigenico rapido da eseguire entro il secondo giorno dall’arrivo presso una serie di centri autorizzati dal governo inglese. Non è più presente, quindi, l’obbligo del tampone negativo pre-partenza. Tuttavia èe obbligatorio portare con sé il green pass europeo da esibire su richiesta alla frontiera.
Se non si ha completato il ciclo vaccinale bisogna presentar il risultato negativo di un tampone effettuato non più di tre giorni prima della partenza e stare in isolamento per 10 giorni, sottoponendosi a tampone di controllo il secondo e l’ottavo giorno dall’arrivo.

Corridoi turistici Covid-free
Fino al 31 gennaio resta in vigore l’ordinanza del 30 settembre 2021 che istituisce i “corridoi turistici Covid-free”.
Si tratta di itinerari turistici per e da sette Paesi – Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana, Egitto (limitatamente a Sharm El Sheikh e Marsa Alam) – che consentono viaggi turistici controllati. Significa che gli operatori turistici garantiscono il rispetto delle misure di sicurezza anti-contagio sia nelle trasferte che nelle strutture ricettive di permanenza in loco.

Possono viaggiare verso queste mete solo gli italiano che abbiamo completato il ciclo vaccinale e abbiano la relativa certificazione verde o certificazione di avvenuta guarigione.
Sarà comunque necessario presentare all’imbarco i risultato negativo di un tampone molecolare o antigenico. Se il soggiorno nel Paese di destinazione è superiore a sette giorni si dovrà effettuare un altro tampone in loco.

Procedura analoga per il rientro in Italia: tampone negativo non più vecchio di due giorni prima della partenza e tampone in aeroporto all’arrivo in Italia.

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