‘Firma’ col laser il fegato prima del trapianto, la storia

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Marchiare a fuoco con le proprie iniziali un fegato da trapiantare, come fosse un pezzo di carne in vendita dal macellaio o, peggio, materia da appassionati di branding (pratica sadomaso per fortuna con pochi accoliti), non si addice ad un bravo chirurgo. Neppure se amante delle griffe o narciso fuori controllo.

Eppure in sala operatoria, precisamente quella dell’ospedale Queen Elizabeth di Birmingham (UK), si è visto anche di questo. La storia – ricostruita sul ‘British Medical Journal’ – risale al 2013, quando Simon Bramhall, messo con le spalle al muro, ammise di aver inciso sui fegati che trapiantava ai pazienti, le sue iniziali – SB- con un argon laser.

Insomma, c’è chi scrive le sue iniziali sugli alberi, chi sui monumenti, chi sui muri delle città. Bramhall sui fegati da trapiantare. Il suo vizietto è stato scoperto da un altro chirurgo, chiamato ad intervenire su uno dei pazienti trapiantati e ‘siglati’ SB.

Difficile immaginare la sua espressione, nel trovarsi di fronte le due lettere maiuscole alte 4 centimetri, incise sul fegato del povero paziente. Bramhall rassegnò allora le sue dimissioni. Poi, cinque anni dopo, nel 2018, è stato sospeso dalla professione per un anno e gli è stata comminata una multa di 10 mila sterline. Il trapiantologo è stato quindi nuovamente sospeso ‘per almeno cinque mesi’, nel dicembre 2020 e reintegrato il 4 giugno del 2021.

In tutti questi anni, l’uomo ha cercato di difendersi spiegando che la singolare pratica lo aiutava ad alleviare un po’ la tensione sviluppata nelle lunghe ore necessarie per portare a termine il trapianto. Una spiegazione che non deve aver convinto nessuno, anche perché uno dei pazienti ‘brandizzati’ non l’ha presa proprio bene e ha sviluppato un disturbo psicologico.

E così, la scorsa settimana è arrivato l’epilogo di questa storia assurda con la sentenza del Medical Practitioners Tribunal Service (MPTS); secondo il Tribunale, l’operato del chirurgo ‘writer’ è segno di grande arroganza professionale ed è tale da minare la fiducia della gente nella professione medica. Di conseguenza, “la semplice sospensione non sarebbe sufficiente a tutelare il più ampio interesse pubblico. Sanzione più appropriata e proporzionata appare la sua cancellazione dall’Ordine dei medici”.

Una nemesi terribile: dopo aver ‘griffato’ i suoi pazienti, la ‘lettera scarlatta’ dell’infamia è toccata allo stesso Bramhall, messo alla gogna dai giornali di tutto il mondo. E con il suo nome per esteso.

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