Migliaia di aggressioni agli operatori sanitari, la Giornata contro la violenza

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Si celebrerà il 12 marzo la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. Lo stabilisce il decreto a firma congiunta dei ministri della Salute Roberto Speranza, dell’Istruzione Patrizio Bianchi e di quello per l’Università e la ricerca Maria Cristina Messa.

La data non è casuale, ma è stata scelta per farla coincidere con l’analoga Giornata europea. In questo modo anche in Italia sarà dato impulso a iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un fenomeno preoccupante. Sono i numeri a spiegarlo. Secondo la Federazione nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), che ha elaborato i dati Inail riferiti al 2019, si parla di quasi 1.400 aggressioni l’anno, circa quattro al giorno stando alle denunce pervenute all’ente previdenziale. A cui si aggiungono altre 1.850 denunce di aggressioni ai danno degli operatori socio-sanitari. E probabilmente anche molti altri casi che non sono stati denunciati.

Secondo una ricerca pubblicata nel 2019 su “Care” a cura della segreteria scientifica Anmdo (Associazione nazionale medici delle direzioni ospedaliere), la categoria professionale più esposta alle aggressioni sarebbe quella degli infermieri, anche in ragione del maggior tempo trascorso a contatto con pazienti e familiari.

“Secondo i calcoli dell’Inail sono 5mila le aggressioni, ogni anno, subite dagli infermieri (nel 58% dei casi si tratta di attacchi fisici e non verbali)”, riporta Nurse24.it. Specialmente quando si guarda ai Pronto soccorso. A preoccupare è poi l’incidenza di queste violenze sulle donne: quasi otto aggressioni su dieci sono a carico delle infermiere, segnala  Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche), che è passata all’azione e dal primo dicembre 2020, ha avviato lo studio nazionale multicentrico sugli episodi di violenza rivolti agli infermieri italiani sul posto di lavoro (ViolenCE AgainSt nursEs In The workplace CEASE-IT). Tra i dati emersi, il fatto che il 24,8% degli infermieri che hanno subito violenza negli ultimi 12 mesi, riporta un danno fisico o psicologico.

Quanto ai medici, le aggressioni sono a carico del 65% dei camici bianchi e per un terzo delle volte anche di carattere fisico, soprattutto nei reparti di Psichiatria e in Pronto soccorso. Le conseguenze sono diverse e tutte gravi. Si parla di disturbo post-traumatico da stress, che permane anche a lungo termine e che determina atteggiamenti di difesa e condanna la persona aggredita a vivere in uno stato di continua allerta. Con evidenti ripercussioni sul benessere psicofisico del personale sanitario aggredito, ma anche sulle sue performance lavorative e, quindi, sulla qualità dell’assistenza ai pazienti.

Cosa succederà allora il 12 marzo per cercare di contrastare questa situazione?
“Le pubbliche amministrazioni dovranno organizzare iniziative di comunicazione per promuovere una cultura che condanni ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori della sanità”, indica il decreto.

Commenta positivamente il decreto il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli: “Il 12 marzo è una data per noi significativa, perché coincide con quella della Giornata europea promossa dal Ceom, il Consiglio degli ordini dei medici europei. Si aggiunge così un importante tassello alla piena applicazione della legge 113 del 14 agosto 2020. Ora chiediamo che sia convocato l’Osservatorio previsto dalla stessa legge, che comprende, al suo interno, rappresentanti delle professioni sanitarie. Occorre un cambio di passo, contro ogni forma di violenza, vecchia e nuova. Per questo, ora più che mai, è importante una rivoluzione culturale volta a far comprendere ai cittadini che i medici, gli operatori sanitari, sono dalla loro parte. Che, come dicevano due nostre campagne, ‘il nemico è la malattia, non il medico’, e se lo aggredisci ‘poi la vita chi te la salva?’”.

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