Basta con l’arbitrio dei social

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Nei giorni scorsi a Rende, cittadella universitaria alle porte di Cosenza, un uomo di 33 anni si è dato fuoco dinanzi alla caserma dei Carabinieri. Un gesto tragico, che ha portato l’uomo a essere ricoverato in gravissime condizioni a Napoli.

Tutto sarebbe stato triste, oggetto di considerazioni sociologiche, se non vi fosse stata la vergogna della diffusione virale sui social del video del tragico gesto e addirittura della foto scattata in ambulanza (presumibilmente da un addetto ai lavori), come se ci si trovasse dinanzi a uno spettacolo da esibire. L’incredibile preponderanza dei social ha trasformato una tragedia personale in un fenomeno da baraccone, senza alcuna pietà umana.

La gran parte dei giornali on line ha rispettato i vincoli del codice deontologico giornalistico, ma la forza indistruttibile dei social è prevalsa su ogni prudenza professionale. Blogger improvvisati, singoli divenuti editori di sé stessi hanno condiviso in ogni dove le immagini strazianti di un uomo destinato alla sofferenza più atroce.

E tutto non si è esaurito qui. Il giorno dopo, con l’eco di una parlamentare dichiaratamente no vax, si è diffusa la voce che alla base del tragico gesto del docente precario ci fosse la sospensione dal servizio per non essersi sottoposto agli obblighi della vaccinazione. A nulla è servito trovare le prove che il ragazzo avesse il green pass, perché la fake news aveva preso il sopravvento.

Accuse al governo Draghi, al Governatore Roberto Occhiuto (protagonista di una battaglia per la vaccinazione di massa) con un qualunquismo becero, aggressivo e dogmatico.
La famiglia dell’uomo ha chiesto un silenzio rispettoso che non è mai arrivato. Possiamo continuare a tollerare che i social siano la terra di nessuno, dotati di una sovranità scevra da ogni controllo e sanzione?

Con la professoressa Donatella Marazziti, docente di psichiatria, abbiamo chiesto all’Agcom di intervenire duramente contro i giganti social, che non hanno usato gli strumenti a loro disposizione per bloccare la suburra scatenatasi. Il fatto specifico deve indurre il legislatore a comprendere come l’impunità dei social non possa continuare in questo modo.

Il Truman show perverso che si consuma negli account di odiatori, complottisti e amenità varie deve essere frenato. Lo dobbiamo al futuro di una generazione che sbanda, sospesa tra l’onnipotenza della tastiera e il silenzio di chi, con un voyeurismo pornografico, osserva il male immane che c’è e se ne fa trionfo.

*Mario Campanella, giornalista già componente Corecom-Agcom

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