Tutti i costi dell’obesità in Italia

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Non è solo un problema estetico: l’obesità è una malattia che “riduce il Pil italiano del 2,9%, tra costi diretti e indiretti”. A chiarire a Fortune Italia le dimensioni del problema, in occasione della Giornata mondiale dell’obesità, è Marco Antonio Zappa, presidente della Sicob, la Società italiana chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche.

“I costi diretti – spiega – sono quelli per i farmaci e per i ricoveri ospedalieri, ma poi ci sono i costi indiretti: quelli relativi alle pensioni di invalidità, ai giorni di assenza dal lavoro. Si tratta di elementi importanti per capire l’impatto dell’obesità”.

Marco Zappa

In Italia abbiamo circa il 12% della popolazione obesa, “ma ricordo che non avremmo il 15% dei casi di tumore se non ci fosse la grande obesità nell’uomo, e non avremmo il 13% dei casi di cancro nelle donne se non ci fosse la grande obesità nella donna”. La grande obesità è inoltre associata a gravi problematiche sociali: “Basti pensare ancora una volta ai giorni di inattività lavorativa, al costo dei farmaci e delle degenze, solo per citarne alcune”, ribadisce.

Covid-19 ha determinato delle problematiche importantissime soprattutto nei grandi obesi, perché tutti i pazienti di questo tipo che hanno contratto il virus hanno avuto importanti problemi polmonari e moltissimi, purtroppo, sono finiti in rianimazione. Questo elemento ha portato a inserire i pazienti obesi fra i soggetti fragili, che hanno avuto accesso prioritario alla vaccinazione” spiega Zappa. Ma in realtà il legame fra le due patologie è più complesso. “In pandemia i pazienti obesi, chiusi in casa per difendersi dal virus, sono aumentati di peso: chi era in sovrappeso è diventato obeso e chi era obeso ha visto peggiorare la sua condizione”.

Insomma, Covid-19 ha fatto “deflagrare l’obesità, favorendo un incremento del peso. Mentre per gli obesi spesso si sono aperte le porte delle rianimazioni”. Ma di che numeri parliamo? Se oltre il 12% della popolazione italiana è obeso, la grande obesità interessa oltre l’1,5%, spiega l’esperto. Il fatto è che quando si pensa al paziente obeso si pensa spesso solo a un problema estetico, mentre “la grande obesità è una malattia associata a mortalità precoce e a comorbilità come il diabete, le cardiopatie, le patologie respiratorie, le artropatie, la depressione e, di nuovo, il cancro”.

E i bambini? Secondo un recente studio americano, pubblicato su ‘Jama’, nell’ultimo anno i piccoli con chili di troppo sono ingrassati in media di 3-5 chili, più del triplo del giusto aumento di peso dei loro coetanei sani, peggiorando quindi le condizioni di salute. Un quadro del tutto simile per i bimbi italiani, secondo gli esperti Siedp (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica), complicato dall’impossibilità da parte degli ambulatori dedicati all’obesità infantile di far fronte a questo aggravamento, perché sono stati tra i primi a essere chiusi con il lockdown.

“L’obesità infantile è un problema irrisolto nel nostro Paese che la pandemia non ha fatto altro che peggiorare, con l’aumento del consumo di snack, di bibite e il maggior tempo trascorso davanti a pc e tablet, complice anche la Dad – ha detto Mariacarolina Salerno, presidente Siedp e direttore dell’Unità di Pediatria Endocrinologica del Dipartimento di Scienze mediche translazionali dell’università Federico II di Napoli – E’ fondamentale tornare a muoversi e seguire una corretta alimentazione con ritmi e giuste quantità, perché sovrappeso e obesità che perdurano negli anni dello sviluppo, possono associarsi a complicanze anche gravi, come diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa e depressione. Ma la questione è complessa e sfaccettata e coinvolge il bambino, la famiglia e la società. Ed è importante non trascurare quelle forme di obesità che possono avere alla base un disturbo endocrinologico”.

Attenzione, però: “La situazione – avverte Zappa – è destinata a peggiorare: se non facciamo qualcosa oggi, si stima che nel 2030 quasi il 60% della popolazione sarà obesa. Oltretutto voglio sottolineare che ancora oggi i pazienti obesi vengono bullizzati fin dall’infanzia. Un grave atteggiamento che porta i giovanissimi a chiudersi, ad avere una scarsa autostima e a evitare di uscire per fare movimento”.

Ecco, secondo Zappa occorre investire di più e in modo mirato “sulla prevenzione. Anche iniziando a mandare i messaggi giusti sugli alimenti e sulla dieta sana, e favorendo l’attività fisica. Ma questo in fin dei conti è semplice. Dobbiamo incidere anche sugli obesi che già ci sono, in particolare sui grandi obesi. Ebbene, oggi esiste una soluzione: l’intervento chirurgico. Non ti operi per dimagrire, ma per vincere la malattia”, sottolinea l’esperto.

“Abbiamo le armi oggi per vincere l’obesità e la grande obesità, e oltretutto i rischi sono analoghi a quella di un intervento per la rimozione dei calcoli della colecisti. Con questo intervento si ha la remissione dell’obesità”, conclude l’esperto.

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