Ucraina, la guerra non risparmia ospedali, farmacie (e pharma)

Ucraina Guerra
Aboca banner articolo

La follia dell’aggressione armata della Russia nei confronti dell’Ucraina non rispetta nessuna delle convenzioni di Givevra. A partire dalla Prima e dalla Seconda, risalenti al 1949, che prevedono l’impegno delle forze armate impegnate nei teatri di guerra a proteggere malati, feriti, personale medico e ospedali.

A un mese dall’inizio delle ostilità russe, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha aggiornato il triste resoconto dell’impatto che questo conflitto sta producendo sulla sanità ucraina e sulla possibilità che civili e militari possano ricevere assistenza medica. A fare le spese di bombe e missili sono sia gli ospedali che gli altri presidi sanitari ucraini.

Tra gli attacchi più feroci, il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol dello scorso 9 marzo, che portò al ferimento di bambini e donne incinte. E quello del 22 marzo ai danni di un altro ospedale pediatrico, quello della città di Severdonetsk. Per non parlare dei 400 civili, tra cui pazienti medici e paramedici, sequestrati dai russi proprio all’interno dell’ospedale di Mariupol.

Le stime Oms parlano poi di circa metà delle farmacie del Paese chiuse o distrutte e di circa mille strutture sanitarie di vario tipo impossibilitate nella loro operatività, perché situate in prossimità dei fronti di guerra o perché insistono su aree che sono passate sotto il controllo russo. Con la conseguenza di rendere difficile o assolutamente non possibile avere rifornimento di farmaci, dispositivi medici. Finanche di medici e infermieri.

Se a richiamare l’attenzione del mondo è soprattutto il problema dell’assistenza in emergenza-urgenza dei civili e dei militari che hanno riportato ferite di guerra, Oms evidenzia un’altra faccia delle ripercussioni che il conflitto armato determina sulla salute degli ucraini: l’impossibilità di cura per i malati cronici e per coloro che sono affetti da problematiche sanitarie non imputabili alla guerra.

Si tratta di numeri che fanno riflettere: circa 7 milioni di persone sfollate sul territorio ucraino, di cui un terzo soffre di malattie croniche secondo l’International Organization for Migration – a cui si aggiungono quattro milioni di profughi che sono riusciti a oltrepassare il confine.

Ancora più rilevanti sono le cifre ufficiali dell’Oms relative agli attacchi deliberatamente inflitti dall’esercito russo sulle strutture sanitarie ucraine: al 22 di marzo si erano verificati 64 incidenti o attacchi che avevano provocato 15 morti e 37 persone ferite. Senza appello la condanna di Oms per bocca del rappresentante in Ucraina, Jarno Habicht: “Gli attacchi all’assistenza sanitaria sono una violazione del diritto umanitario internazionale, ma una tattica di guerra inquietante comune: distruggono le infrastrutture critiche, ma peggio ancora, distruggono la speranza”.

Anche perché portare assistenza sanitaria alla popolazione rimasta nel Paese è sempre più difficile in ragione del fatto che molti ospedali sono stati ri-convertiti a ospedali di guerra. Un cambio dovuto alla necessità, di cui però a farne le spese è proprio l’assistenza medica di routine alla popolazione.

Le conseguenze della guerra si fanno sentire anche sulle aziende farmaceutiche nazionali. Così come sui branch delle multinazionali presenti in Ucraina. Solo due giorni fa i bombardamenti russi presero di mira lo stabilimento della Farmak a Makarov, nell’oblast di Kiev: magazzino distrutto con la perdita delle materie prime per la produzione di medicinali e degli imballaggi per il confezionamento.

Quanto alle big pharma, la più parte ha dichiarato esplicitamente la propria condanna alla guerra. Passando anche dalle parole ai fatti. Come Novartis che, sostenendo che il conflitto “danneggia persone innocenti e contraddice la nostra missione di migliorare la salute delle persone in tutto il mondo”, ha reso noto di aver sospeso gli investimenti in Russia, pur continuando la fornitura di farmaci. Stessa politica adottata anche da Sanofi e Pfizer, che come Novartis stante la situazione non avvieranno nuovi studi clinici in Russia. Eli Lilly ha scelto di inviare alla Russia soltanto medicinali indispensabili.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.