Covid, la verità nelle acque reflue

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Non è semplicissimo valutare la reale diffusione di Covid-19 in Italia: ieri sono stati 30.630 i nuovi contagi, con 125 morti (in aumento rispetto alle 118 del giorno prima). Ma il bollettino quotidiano sui casi e l’indice di positività in questi anni ci hanno fornito una ‘fotografia’ per lo più sottostimata, dal momento che la larga maggioranza dei contagiati è asintomatica.

Per dirla con un’immagine utilizzata più volte dal virologo dell’Università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco, ci troviamo (da anni) di fronte alla punta dell’iceberg. Certo, la maggior disponibilità (e il ricorso) ai tamponi hanno permesso di rilevare con il passare dei mesi sempre più casi. Ma sono ancora molti quelli che sfuggono. Ebbene, la verità sulla diffusione del nuovo Coronavirus nelle regioni della Penisola pare celarsi nelle acque reflue. Un approccio che – secondo i ricercatori – potrebbe rivelarsi utile anche per valutare la presenza e la diffusione di nuove varianti. 

Non è la prima volta che i ricercatori utilizzano questo approccio – in pre-pandemia serviva per valutare la diffusione delle sostanze stupefacenti – anche perché sono convinti che possa fornire una ‘fotografia’ più precisa della fase che stiamo vivendo. Una ricerca condotta dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs e dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con Regione Lombardia, pubblicata su ‘Jama’, ha evidenziato ancora una volta l’utilità dell’analisi delle acque reflue per valutare la reale diffusione del virus di Covid-19.

Attraverso i reflui urbani è infatti possibile intercettare anche “la popolazione positiva asintomatica che sfugge agli indicatori epidemiologici tradizionalmente usati per la sorveglianza del Covid-19: nuovi positivi e ospedalizzazioni da Covid-19 al giorno”, spiegano gli autori.

I dati raccolti nel Comune di Milano mostrano come la carica virale nelle acque reflue, raccolte ed esaminate con il supporto tecnico-logistico del gestore del Servizio Idrico MM SpA, a novembre 2021 sia stata simile a quanto rilevato a novembre 2020, nonostante il numero di positivi e ospedalizzati dell’autunno 2021 fosse di gran lunga inferiore a quanto osservato un anno prima. Insomma, il Coronavirus a fine anno correva a Milano, ma non così i contagiati ‘ufficiali’. Come mostrano anche i numeri degli ospedali.

Si tratta di dati che possono favorire un più accurato processo decisionale delle autorità locali e nazionali. In quest’ottica, il monitoraggio del Sars-CoV-2 nelle acque reflue può assumere un ruolo centrale anche se non esaustivo, poiché fornisce una misura obiettiva della circolazione del virus nel complesso della popolazione, pur non essendo in grado di segmentarne la diffusione per sesso o età.

Ma come hanno lavorato i ricercatori? E’ stata sfruttata una metodologia in grado di misurare la concentrazione del virus Sars-CoV-2 nelle acque reflue, messa a punto presso l’Università Statale di Milano, sotto la guida di Elena Pariani e Sandro Binda, nel laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza di Sars-CoV-2 e presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, nel Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione. Fin dall’inizio della pandemia di Covid-19, si è osservato, infatti, che le persone infette da Sars-CoV-2 possono espellere il virus con le feci, anche se non hanno sintomi.

“Questo – ha spiegato Sara Castiglioni a capo dell’Unità di Biomarkers ambientali del Mario Negri – ha aperto la strada al monitoraggio della presenza del virus nelle acque reflue, seguendo un approccio chiamato “epidemiologia delle acque reflue”, come strumento che può svelare tempestivamente la situazione epidemiologica nell’area servita dall’acquedotto analizzato”.

“Questo nuovo approccio alla sorveglianza di Sars-CoV-2 – aggiunge Laura Pellegrinelli ricercatrice l’Università Statale di Milano – ci permette di avere un vantaggio sul virus, prevedendone la circolazione massiccia con ben due settimane di anticipo ed eventualmente intercettando l’introduzione di nuove varianti. L’epidemiologia delle acque reflue apre nuove opportunità per la sorveglianza di future epidemie”.

La metodologia, descritta in diversi lavori scientifici durante il 2021, è stata applicata a livello regionale e ha permesso di monitorare la diffusione del virus nelle principali città lombarde, anche grazie alla Rete Lombarda di sorveglianza epidemiologica dei reflui urbani.

“La situazione fotografata dai dati – conclude Giovanni Nattino, a capo dell’Unità di Inferenza causale in Epidemiologia del Mario Negri e responsabile delle analisi statistiche – conferma che, nonostante il virus circolasse anche tra i vaccinati, i vaccini sono stati fondamentali nel prevenire le forme sintomatiche e gravi della malattia”. Oggi proprio questo dato “dovrebbe mettere in guardia gli individui immunocompromessi e chi non ha ancora ricevuto il vaccino, poiché il rischio di contrarre il virus è molto superiore rispetto a quanto può essere ipotizzato sulla base del numero di casi positivi e ospedalizzati”. E il numero di morti positivi a Covid-19 è ancora molto alto.

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