Pelle più giovane di 30 anni con la tecnica della pecora Dolly

Dolly
Aboca banner articolo

La ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza passa per la tecnica che ha portato, nel 1996, alla prima pecora ‘fotocopia’. Un team di ricercatori britannici ha infatti ringiovanito le cellule della pelle di una donna di 53 anni, rendendole quelle di una 23enne. In pratica, 30 anni in meno. Un sogno per molte over 50 alla ricerca del tono e della luminosità perdute, se il risultato fosse state ottenuto ‘dal vivo’ e non su cellule della pelle in un vetrino.

Ma la buona notizia è che gli scienziati di Cambridge pensano di poter fare la stessa cosa con altri tessuti del corpo. L’obiettivo della ricerca, infatti, non è quella di sviluppare un super-trattamento destinato alla pelle del viso o del corpo, per ritrovare la giovinezza perduta, quanto mettere a punto trattamenti innovativi per malattie legate all’età come diabete, cariopatie e disturbi neurologici.

Il tutto sfruttando una tecnologia che ispirata appunto a quella utilizzata per creare la celebre Dolly. Il capo del team, Wolf Reik del Babraham Institute di Cambridge, ha detto a Bbc News di sperare di poter utilizzare questo approccio per mantenere le persone più sane più a lungo man mano che invecchiano. “Abbiamo sognato questo genere di cose. Molte malattie comuni peggiorano con l’età, e pensare di aiutare le persone in questo modo è super eccitante”. Reich ha tuttavia sottolineato che il lavoro, pubblicato sulla rivista eLife, è ancora in una fase molto precoce. Ci sono ancora diversi problemi scientifici da superare prima che la strategia anti-età possa uscire dal suo laboratorio e entrare in clinica. Ma lo studio sulle cellule per la pelle mostra che il team è sulla buona strada.

Le origini della tecnica risalgono agli anni ’90, quando i ricercatori del Roslin Institute di Edimburgo hanno sviluppato un metodo per trasformare una cellula adulta prelevata da una pecora in un embrione. Il sistema ha portato alla creazione di Dolly, il primo esemplare dello ‘zoo degli animali clonati’, arricchito nel tempo da tutta una serie di esemplari, dei quali alcuni anche italiani: come la cavalla Prometea, i tori Galileo e Mtoto e le vacche Fontanella Zapping e Passora di Cesare Galli, direttore del Laboratorio di tecnologie della riproduzione (Ltr) associato all’Istituto sperimentale italiano Lazzaro Spallanzani di Cremona. Nel serraglio dei cloni anche gatti, panda e il cane Snuppy (anche se sull’autenticità di questo risultato non mancano ombre).

L’obiettivo del team di Roslin non era creare cloni di pecore o addirittura esseri umani ‘fotocopia’, quanto utilizzare la tecnica per ottenere cellule staminali embrionali umane. L’ingrediente principale da trasformare in tessuti specifici, come muscoli, cartilagine e cellule nervose per sostituire parti del corpo usurate. Dolly venne abbattuta il 14 febbraio 2003, a causa di complicazioni dovute a un’infezione polmonare, frequente nelle pecore più anziane.

La tecnica è stata semplificata tre anni dopo, nel 2006, da Shinya Yamanaka, allora all’Università di Kyoto (e in seguito insignito del Premio Nobel per la medicina). Il nuovo metodo, chiamato Ips, prevedeva l’aggiunta di sostanze chimiche alle cellule adulte coltivate per circa 50 giorni, e trasformate così in simil-staminali, o staminali ringiovanite.

Ma finora, nonostante decenni di sforzi, l’uso delle cellule staminali per curare le malattie è rimasto estremamente limitato. Ora il team di Reik ha utilizzato la tecnica Ips su cellule della pelle di una donna di 53 anni, riducendo il ‘bagno chimico’ da 50 a circa 12 giorni. Il collega Diljeet Gill racconta di essere rimasto sbalordito nello scoprire che le cellule non si erano trasformate in staminali embrionali, ma erano ringiovanite, diventando cellule della pelle che sembravano e si comportavano come se provenissero da una persona di 23 anni.

“Ricordo il giorno in cui ho ricevuto i risultati e non ero del tutto convinto che alcune cellule fossero 30 anni più giovani di quanto avrebbero dovuto. È stata una giornata molto eccitante!”, ha detto Gill. Certo, la nuova tecnica non può essere immediatamente utilizzata sui pazienti perché il metodo Ips aumenta il rischio di tumori. Ma Reik è convinto che ora che si è scoperto che è davvero possibile ringiovanire le cellule, il suo team potrà trovare un metodo alternativo e più sicuro.

“L’obiettivo a lungo termine è quello di estendere la durata della salute umana, piuttosto che la durata della vita, in modo che le persone possano invecchiare in modo più sano”, ha affermato lo studioso.

Ma potrebbe anche arrivare un elisir di giovinezza. Fra le prime applicazioni del metodo, secondo gli stessi ricercatori, c’è lo sviluppo di medicinali per ringiovanire la pelle delle persone anziane, o quella sottoposta a traumi come ustioni e lesioni, accelerando la guarigione. Il gruppo ha infatti dimostrato che le cellule della pelle ringiovanite si ‘muovono’ più rapidamente negli esperimenti che simulano una ferita.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.