Covid, in calo i ricoveri in Italia e il 30% in rianimazione è no vax

Covid ricoveri
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Si conferma la frenata della pandemia da Covid-19 in Italia. E a dircelo sono i numeri che arrivano dalle strutture ospedaliere, che segnalano come in rianimazione attualmente il 100% dei ricoverati positivi al virus presenti delle comorbidità. E il 30%, pur affetto da altre patologie, è no vax.

Ma vediamo nei dettagli i numeri dell’ultima rilevazione degli ospedali sentinella della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso). Prosegue il trend di discesa del numero dei pazienti ospedalizzati in aree Covid, che già la scorsa settimana si era ridotto dell’1%: nel periodo 12-19 aprile il calo è del 5,3%. Segno meno sia per i ricoveri Covid nei reparti ordinari, sia nelle terapie intensive. Nelle rianimazioni, dopo una settimana di sostanziale stabilità, la quota di pazienti ricoverati è scesa del 6,9%. Più ridotto il calo nei reparti ordinari, pari al 5,2%.

Molto interessanti i risultati del focus sulle terapie intensive: il 100% dei ricoverati per Covid, dunque con sintomi respiratori e polmonari, è affetto da altre gravi patologie. Circa il 30% dei pazienti in rianimazione, pur con significative comorbidità, è no vax: continua a non godere della protezione vaccinale nonostante i ripetuti appelli alla somministrazione del vaccino soprattutto per i soggetti vulnerabili. Tra i vaccinati, invece, il 55% lo è da oltre 4 mesi.

Ancora una volta la campagna vaccinale appare in una fase di stallo. “Siamo in una fase di calo dei ricoveri piuttosto netto. L’inversione di tendenza nell’andamento dei ricoveri, un po’ incerto nella settimana scorsa, ha preso consistenza – commenta il presidente Fiaso, Giovanni Migliore – Anche se non si può parlare di crollo, il dato in declino in tutte le tipologie di ricoverati è un segno piuttosto evidente. La presenza nelle terapie intensive di pazienti che, nel 100% dei casi, soffrono di altre patologie, pone tra le priorità il tema della quarta dose per i fragili”.

A oggi l’adesione è ancora scarsa, “solo un paziente su 10 tra gli immunocompromessi ha fatto il secondo booster vaccinale su una platea di oltre 800mila che ne avrebbero bisogno. A consigliare la necessità della quarta dose non sono solo i dati scientifici sul calo della protezione vaccinale dopo 120 giorni, ma anche i ricoveri in rianimazione: nei nostri reparti intensivi arrivano adesso solo i soggetti fragili. Sono i più a rischio di sviluppare le conseguenze più gravi della malattia, è fondamentale avviare la campagna per la quarta dose in maniera massiccia e procedere con la chiamata attiva di tutti i pazienti in carico presso le strutture sanitarie e ospedaliere per invitarli alla vaccinazione”, sottolinea Migliore.

Quanto ai bimbi, si riduce significativamente anche il numero dei pazienti Covid pediatrici: nella rilevazione del 19 aprile nei quattro ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali aderenti alla rete sentinella Fiaso si osserva un calo pari al 32%.

La classe di età più colpita dal virus è ancora una volta quella fra 0 e 4 anni (83% dei casi di ricovero): in particolare il 19% ha tra 0 e 6 mesi. Proprio tra i più piccoli è stata indagata la condizione vaccinale dei genitori: il 37% dei neonati che finiscono in ospedale con l’infezione da Covid19 continua ad avere entrambi o almeno uno dei due genitori no vax.

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