Covid in Italia: ‘I numeri sconsigliano l’addio a mascherine’

Covid mascherine
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I numeri di Covid-19 in Italia ieri hanno sfiorato quota 100mila: per la precisione 99.848 nuovi casi e ben 205 morti. Ma dal monitoraggio di Fondazione Gimbe emerge nell’ultima settimana una netta discesa dei contagi 
(-19,5%), con tamponi a -20%. In calo anche le terapie intensive (-8,9%) e i decessi (-7,3%), mentre sono stabili i ricoveri ordinari. In questo quadro, con almeno 1,2 mln di positivi, la campagna vaccinale che arranca, 4,2 milioni di persone senza vaccino e 2 milioni senza terza dose, gli esperti guidati da Nino Cartabellotta sono convinti che la circolazione virale sia ancora troppo elevata e che sia troppo presto per dire addio alle mascherine al chiuso dal 1 maggio.

L’orientamento del governo è stato illustrato nelle scorse ore dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, a RaiNews 24. “Credo che gli italiani in questi 2 anni abbiano” maturato “una consapevolezza diversa rispetto al Covid – ha spiegato – Quindi sono convinto che passare da un obbligo una raccomandazione possa essere assolutamente la scelta giusta. Con la riflessione magari di mantenerla in alcuni luoghi. Pensiamo ai mezzi di trasporto, dove magari ci può essere più affollamento”. In ogni caso, ha ribadito Costa, “credo che ci sono le condizioni per procedere col togliere le mascherine al chiuso” come misura obbligatoria.

Le valutazioni sono in corso, dunque, ma la strada sembra tracciata. Per Gimbe però non ci sono dubbi: con l’attuale livello di circolazione del virus, abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso “è una decisione molto avventata”.

Ma vediamo i dettagli del monitoraggio nella settimana 13-19 aprile: rispetto alla precedente c’è una diminuzione dei nuovi casi Covid (353.193 vs 438.751) e dei decessi (861 vs 929). In calo anche i casi attualmente positivi (1.208.279 vs 1.228.745), le persone in isolamento domiciliare (1.197.643 vs 1.218.075), le terapie intensive (422 vs 463), stabili i ricoveri con sintomi (10.214 vs 10.207) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

Decessi: 861 (-7,3%), di cui 55 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: -41 (-8,9%)
Ricoverati con sintomi: +7 (+0,1%)
Isolamento domiciliare: -20.432 (-1,7%)
Nuovi casi: 353.193 (-19,5%)
Casi attualmente positivi: -20.466 (-1,7%).


“Dopo due settimane di lieve riduzione – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – appaiono in netto calo i nuovi casi settimanali (-19,5%), che si attestano a quota 353 mila con una media mobile a 7 giorni che scende intorno ai 50 mila casi: numeri condizionati da una riduzione di oltre il 20% dei tamponi in conseguenza delle festività pasquali”. Nella settimana 13-19 aprile si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi in tutte le Regioni (dal -1,7% del Molise al -28,2% della Calabria).

“Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – il numero dei posti letto occupati da pazienti Covid scende in terapia intensiva (-8,9%), mentre rimane stabile in area medica (+0,1%)”. Al 19 aprile il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid non varia sostanzialmente rispetto alla settimana precedente: 15,8% in area medica e 4,5% in area critica. Ben 13 Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con l’Umbria che raggiunge il 36,9%, mentre solo la Sardegna supera la soglia del 10% in terapia intensiva.

“Il numero degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – è in ulteriore calo: la media mobile a 7 giorni si attesta a 39 ingressi/die rispetto ai 47 della settimana precedente”.

Anche se i numeri di ieri colpiscono, continua a scendere il dato dei decessi: 861 negli ultimi 7 giorni (di cui 55 riferiti a periodi precedenti), con una media di 123 al giorno rispetto ai 133 della settimana precedente.

Quanto ai vaccini, “dopo 7 settimane dal via libera della quarta dose per le persone immunocompromesse – commenta Cartabellotta – un tasso di copertura nazionale al 10,2% e ingiustificate differenze regionali dimostrano che, al momento, la protezione di oltre 790 mila persone estremamente fragili è un lontano miraggio. Di conseguenza, l’estensione della platea per la quarta dose a oltre 5,2 milioni di persone richiede indubbiamente sia nuove strategie di comunicazione, sia meccanismi di chiamata attiva e non può essere affidata solo all’adesione volontaria”.

“Che la campagna vaccinale sia ormai al palo è un dato di fatto, nonostante 4,2 milioni di persone vaccinabili con prima dose e 2 milioni con dose booster. I tassi di copertura vaccinale, infatti, nell’ultimo mese hanno registrato aumenti irrisori”, aggiunge Cartaberllotta.

Il fatto è che, “a una decina di giorni dal 1 maggio, data in cui dovrebbe decadere l’obbligo delle mascherine al chiuso, tutte le curve (nuovi casi, ricoveri, terapie intensive, decessi) si mantengono in una fase di plateau con lieve tendenza alla flessione. Tuttavia, la circolazione del virus rimane ancora molto elevata: il numero di positivi, verosimilmente sottostimato, supera quota 1,2 milioni, i nuovi casi giornalieri si mantengono oltre 50 mila e il tasso di positività dei tamponi supera il 15%”, sottolinea Cartabellotta.

Per il presidente di Fondazione Gimbe “abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso è una decisione molto avventata per tre ragioni: innanzitutto, nei locali affollati e/o scarsamente aerati la probabilità di contagio è molto elevata; in secondo luogo, la vaccinazione offre una protezione parziale dal contagio; infine, ci sono milioni di persone suscettibili, non vaccinate o senza booster. Utile ribadire che la protezione individuale è massimizzata con la mascherina FFP2 e non con quella chirurgica, poco efficace nei confronti di Omicron”.

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