Aborto, le restrizioni potrebbero costare agli Usa più di $100 mld l’anno

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Con il diritto all’aborto negli Stati Uniti ormai in bilico, gli Stati che vietano o limitano pesantemente la pratica subiranno un impatto negativo sulle loro finanze, con enormi conseguenze economiche, nell’ordine dei miliardi, per le imprese e i governi locali.

Lunedì Politico ha pubblicato una bozza di una sentenza della Corte Suprema, in cui cinque giudici votano per ribaltare la Roe v. Wade, la decisione storica che sanciva questo diritto. Il giudice capo della Corte Suprema John Roberts ha confermato l’autenticità della bozza.

Mentre i sostenitori e i politici antiabortisti hanno accolto favorevolmente la decisione, gli Stati che, nel caso in cui la sentenza venisse ufficializzata, limiteranno pesantemente gli aborti subiranno un impatto negativo sulle proprie economie secondo l’Institute for Women’s Policy Research, un think tank che sostiene le donne di diversa provenienza.

L’organizzazione ha pubblicato uno studio nel maggio 2021 stimando che le attuali restrizioni all’aborto a livello statale costano agli Usa circa 105 mld di dollari all’anno a causa della riduzione dei guadagni, dell’aumento del turnover al lavoro e del tempo libero per le donne tra i 15 e i 44 anni. Ora, se la sentenza venisse ribaltata, questo costo potrebbe lievitare. Un aspetto a cui le persone non danno spesso peso nelle loro discussioni sull’aborto, ha detto a Fortune Nicole Mason, Ceo dell’Institute for Women’s Policy Research.

“La questione è molto più complessa”, ha detto Mason. “Possiamo allargare il nostro obiettivo parlando dell’impatto economico che questa decisione avrà sulle donne, comunità e imprese, e quel costo è certamente inconfutabile”.

L’aborto è ancora legale in tutti gli Stati, anche se alcuni, come il Texas e il Mississippi, lo hanno limitato tanto da renderlo quasi un divieto effettivo. Se la Corte Suprema emettesse una sentenza nel modo in cui appare oggi dalla bozza, le ‘trigger law’ (è definita trigger una legge che non è applicabile, ma può ottenere l’applicabilità se si verifica un cambiamento chiave nelle circostanze) vieteranno immediatamente l’aborto in 13 Stati, mentre in più 12 è certo o probabile che verranno istituiti divieti e severe restrizioni.

L’anno scorso l’Iwpr ha stimato che il Mississippi, la cui legge statale restrittiva sull’aborto è al centro del caso della Corte Suprema per cui è stata emessa la bozza di parere trapelata, potrebbe subire perdite economiche poco superiori a 1 mld di dollari a causa della sua legge sull’aborto, secondo un rapporto Iwpr 2021.

Tali perdite sono legate a cali di produttività e alla perdita di talenti a causa di persone costrette a portare a termine gravidanze che altrimenti non avrebbero scelto. Se tutte le attuali restrizioni sull’aborto a livello statale fossero eliminate, nemmeno considerando un’inversione di rotta, l’Iwpr stima che 505mila donne in più in età riproduttiva entrerebbero nel mondo del lavoro e guadagnerebbero, in totale, circa 3 mld di dollari all’anno. Quei soldi contribuirebbero a tutto, dalla crescita della spesa all’aumento del reddito imponibile.

Se la Corte Suprema votasse per rovesciare il caso Roe, le aziende negli Stati che istituiscono divieti o limitano severamente l’accesso all’aborto avranno molto più difficoltà ad attirare donne di talento, secondo Mason.

“Le restrizioni all’aborto sono una parte di una cultura statale più ampia che non è amichevole o addirittura ostile nei confronti delle donne, quindi attrarre i migliori talenti, donne e famiglie, sarà davvero difficile per alcune delle aziende in questi Stati”, ha detto Mason.

Secondo Mason, potrebbe esserci anche un esodo di imprese e dipendenti donne da quegli Stati. E le aziende che rimangono potrebbero dover affrontare costi aggiuntivi se scegliessero di risarcire le dipendenti donne per i costi legati all’aborto.

Le donne dovrebbero sempre avere il diritto di scegliere quando si tratta del proprio corpo e della propria salute” ha scritto su Twitter Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. “Limitare l’accesso all’aborto non riduce il numero di procedure. Anzi, spinge le donne e le ragazze verso quelle meno sicure. L’accesso all’aborto sicuro salva vite“.

Aziende come AppleAmazon e CitiGroup hanno già avanzato proposte di copertura delle spese di viaggio e mediche per le dipendenti che dovranno spostarsi per abortire perché il loro Stato limita fortemente la pratica. Mason ha però sottolineato a Fortune che non dovrebbe essere responsabilità delle aziende rispondere alla mancanza di diritti riproduttivi.

“Non dovremmo dipendere dal settore privato per fornire servizi sanitari completi per le donne”, ha affermato la Ceo. “Purtroppo questa è la situazione in cui ci troviamo oggi”.

Mentre le aziende più grandi si fanno avanti e si schierano, le donne, in particolare quelle nere, che costituiscono la maggioranza fra i lavoratori sottopagati, saranno più a rischio se vivono in uno Stato che sceglie di vietare gli aborti .

Grandi aree del Sud e del Midwest non avrebbero accesso all’aborto se la sentenza Roe venisse rovesciata e 26 Stati vieterebbero definitivamente o probabilmente l’aborto, secondo il Guttmacher Institutute, un’organizzazione di ricerca globale pro-choice che si concentra sulla salute sessuale e sui diritti riproduttivi. Le persone in molte parti del Paese erano già costrette a percorrere lunghe distanze e varcare i confini di Stato per accedere alle cure mediche per l’aborto, ma dovranno viaggiare molto più lontano se Roe venisse ribaltata. Ciò si tradurrà in assenze più lunghe e salari persi per i lavoratori precari, ha detto Mason.

“Dovrai recarti in Stati come quello di New York o la California per accedere ai servizi, il che per molte donne significherà salire su un aereo o prendersi due, tre giorni o più di assenza dal lavoro. Così da aumentare la loro vulnerabilità in termini di sicurezza del lavoro“, ha aggiunto Mason.

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