L’AI monitora la salute della mente dalla scrittura

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Superare le malattie e trovare l’immortalità attraverso la creazione di macchine intelligenti.

È intorno a questa fantasia onnipotente che il XXI secolo si interroga. Macchine intelligenti costruite a nostra immagine, “Macchine come me”, così come Adam nel romanzo di Ian McEwan o come il robot umanoide realizzato dal giapponese Hiroshi Ishiguro. Macchine che pensano, si innamorano, prendono decisioni, interpretano principi morali. 

Macchine che si interrogano, come accade nel romanzo di Ian McEwan, nello scoprire quanto il nostro mondo sia imperfetto, nel sentire la bufera di contraddizioni in cui viviamo, le ineguaglianze, le ingiustizie, le menzogne. Ma anche macchine intelligenti che ci aiutano a diagnosticare patologie in anticipo.

E’ il caso di un nuovo algoritmo che attraverso l’analisi della scrittura dei pazienti con patologie neurologiche, fornisce preziose informazioni sul loro stato di salute. La soluzione intelligente è frutto di un nuovo studio coordinato da un team italiano, per un monitoraggio innovativo e hi-tech di questi pazienti, a partire da un atto antico come la scrittura a mano.

Si tratta, spiegano i ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, di un compito cognitivo e motorio di particolare complessità, che offre un’interessante finestra di osservazione sul funzionamento del cervello. Per questo motivo il monitoraggio della scrittura fornisce informazioni biologiche utili, soprattutto nei pazienti neurologici: i disturbi della scrittura sono infatti frequentemente osservati in pazienti affetti da malattie neurodegenerative, tra cui Parkinson (micrografia) e Alzheimer (agrafia).

Un team interdisciplinare, coordinato da Antonio Suppa del Dipartimento di Neuroscienze Umane della Sapienza, ha proposto proprio l’analisi della scrittura attraverso l’AI come un innovativo sistema per il monitoraggio da remoto, in telemedicina, di pazienti neurologici. Il sistema, basato sull’accuratezza di algoritmi di machine learning nel rilevare alcuni “pattern” di scrittura attribuibili all’invecchiamento fisiologico di soggetti sani, è un’alternativa alla consueta valutazione clinica ambulatoriale.

Lo studio, realizzato con la collaborazione dei dipartimenti di Ingegneria dell’informazione, elettronica e telecomunicazioni della Sapienza, dell’Irccs Neuromed e del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Cincinnati in Ohio, è stato pubblicato su ‘Frontiers in Aging Neuroscience’.

Ma come è stato sviluppato l’algoritmo? I ricercatori hanno reclutato 156 soggetti sani e destrimani e li hanno suddivisi in tre classi di età: 51 giovani tra i 18 e i 32 anni, 40 adulti tra 37 e 57 anni e, infine, 63 soggetti in età avanzata, ovvero tra i 62 e i 90 anni. A ognuno è stato chiesto di scrivere con una penna a sfera nera il proprio nome e cognome per 10 volte su un foglio di carta bianca e, successivamente, di fotografare il proprio campione di scrittura con uno smartphone e inviarlo ai ricercatori.

“Il principale traguardo scientifico del nostro studio – spiega Antonio Suppa – consiste nell’accuratezza dell’analisi automatica della scrittura con algoritmi di intelligenza artificiale, in grado di obiettivare la progressiva riduzione di ampiezza dei caratteri dovuta all’invecchiamento fisiologico e, quindi, di attribuire ogni campione di scrittura a una specifica fascia d’età dell’autore”.

“Sebbene ricerche precedenti avessero già dimostrato cambiamenti nella destrezza della scrittura legati all’aumento dell’età, per analizzare una grande quantità di dati nell’ambito della telemedicina si rendevano necessari approcci basati su tecniche di analisi più complesse come il machine learning”.

“L’analisi della scrittura con algoritmi di intelligenza artificiale – aggiunge Simone Scardapane, co-autore dello studio – è stata svolta grazie all’utilizzo di una rete neurale convoluzionale, ovvero una rete artificiale specializzata per l’elaborazione di immagini e segnali digitali, in grado di convertire automaticamente i caratteri in parametri di interesse”.

Si tratta di un metodo “semplice, ecologico, a basso costo e di facile utilizzo in diversi ambiti”, assicura Scardapane. Infatti, oltre alle notevoli implicazioni nel campo neurologico, può contribuire, ad esempio, alla datazione storica di un determinato documento, grazie alla valutazione automatica dell’età della persona che lo ha scritto. In particolare, in ambito medico-legale potrebbe facilitare la datazione di un testamento al momento della stesura o della firma.

“Il nostro auspicio – conclude Francesco Asci, co-autore dello studio – è che l’analisi della scrittura da remoto e mediante algoritmi di intelligenza artificiale possa costituire in futuro un innovativo biomarker di invecchiamento, con un impatto rilevante nel campo della diagnostica di malattie neurodegenerative e in accordo con i metodi della telemedicina”.

Verba volant, scripta manent.

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