Il fuoco dentro, identikit del reflusso gastroesofageo

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Alla scoperta del reflusso gastroesofageo, una patologia in crescita in Europa. Colpa (anche) dello stile di vita. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio 2022.

Bruciore di stomaco, rigurgiti, dolore toracico. Sono i sintomi più comuni del reflusso gastroesofageo, malattia dell’apparato digerente che ha una prevalenza nel mondo tra l’8 e il 33%, mentre in Europa vi sono picchi del 26%. Per capire meglio di cosa si tratta, da cosa dipende e quali sono le strategie di cura, ci siamo rivolti a Chiara Notaristefano, gastroenterologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano.

Il reflusso gastroesofageo è “una malattia dell’apparato digerente caratterizzata dal reflusso patologico del contenuto gastrico in esofago – spiega l’esperta – Il contenuto che può refluire potrebbe essere sia solido che liquido. In genere è di natura acida, ma può anche essere debolmente acido o addirittura non acido. Viene percepito in maniera differente dal paziente: a volte i sintomi sono quelli tipici come bruciore, rigurgito o dolore toracico, altre volte si manifesta con tosse, disfonia o sensazione di bolo in gola”.

Quali sono i fattori che lo favoriscono? “Sono da ricercare nella causa stessa del reflusso. Di solito esistono sistemi di difesa che impediscono al contenuto gastrico di tornare in esofago. Uno di essi – precisa Notaristefano – è la cosiddetta giunzione gastro-esofagea che separa l’esofago e lo stomaco, ed è predisposta per limitare la risalita del contenuto dallo stomaco verso l’esofago. Quando tale giunzione non funziona in modo corretto, o intervengono alcuni fattori esterni, allora si può sviluppare la malattia da reflusso gastro-esofageo”.

“Si tratta di una situazione cronica, anche se esistono accorgimenti anatomici e funzionali tali per cui il reflusso tende a non esserci o a essere limitato. Poi per predisposizione personale, per condizioni intercorrenti come l’ernia iatale (ossia parte dello stomaco che scivola parzialmente in torace) vengono a svilupparsi elementi che lo favoriscono. È necessario però fare una distinzione: tutti possiamo sperimentare il reflusso. Entro un certo range non è patologico. Superata una determinata soglia compaiono i sintomi, o lo sviluppo di complicanze (ad esempio le esofagiti)”.

L’ansia e lo stress, la vita frenetica, il tipo di professione possono concorrere nel rallentare lo svuotamento gastrico e, di conseguenza, peggiorare i sintomi e il reflusso? “Dare la colpa allo stile di vita è riduttivo perché, come abbiamo detto, dipende molto anche dal paziente, da come i sistemi di difesa finiscono per favorire il reflusso”, sottolinea l’esperta.

Nella partita al contrasto del reflusso un ruolo importante è giocato dall’alimentazione. Gli alimenti, di per sé, non causano il reflusso nelle persone sane. Vi sono però cibi che possono peggiorare i sintomi e che sarebbe meglio evitare come la cioccolata, la menta, la cipolla, l’aglio, il pomodoro, caffè, gli alimenti grassi, gli agrumi, il fumo, l’alcool, le bevande gassate. In realtà, proprio perché tali cibi non causano il reflusso, “piccole quantità sono consentite, ma bisogna essere consapevoli del fatto che la loro assunzione porta al peggioramento della sintomatologia. Inoltre lavori scientifici ipotizzano che alcune abitudini come il consumo di alcool e di cibi grassi possono aggravare il reflusso acido”.

Al di là della tipologia dei cibi, comunque consentiti in piccole quantità, esistono alcune norme comportamentali che possono migliorare i sintomi da reflusso, come ad esempio non riempire mai troppo lo stomaco (per esempio bevendo molto durante i pasti e consumando la frutta subito dopo il pasto), eliminare i cibi che peggiorano il reflusso, ridurre il peso nei pazienti in sovrappeso, non coricarsi prima di due-tre ore dal termine del pranzo o della cena. Oltre a tutte queste accortezze, si interviene anche con la terapia, che prevede “da un lato farmaci inibitori della pompa protonica (capaci di ridurre la secrezione di acido a livello dello stomaco), che sono quelli più utilizzati, mentre dall’altro abbiamo i gastroprotettori che difendono la mucosa dai danni provocati dall’acido. Con i farmaci e con gli accorgimenti – sottolinea Notaristefano – possiamo tenere il reflusso sotto controllo, ma non possiamo farlo sparire. Un po’ come l’ipertensione, che possiamo controllare  con i farmaci. Ci sono poi casi – conclude – in cui per via della mancata risposta ai farmaci o della comparsa di complicanze si deve ricorrere a trattamenti endoscopici o chirurgici, come le cosiddette plastiche anti-reflusso”.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di maggio 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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