Vaiolo delle scimmie, tre nuovi test Roche per diagnosticarlo

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Mentre l’allarme per il vaiolo delle scimmie contagia diversi Paesi, spingendo il Regno Unito all’acquisto di 20mila dosi di vaccino, la ricerca sul fronte della diagnostica incassa un risultato eccezionale in tempi record.

Roche e la sua filiale tedesca Tib Molbiol hanno infatti sviluppato tre test per aiutare gli scienziati a diagnosticare il virus del vaiolo delle scimmie. Con una risposta “in circa tre ore“, afferma a Fortune Italia Guido Bartalena, Healthcare and Market Development Director di Roche Diagnostics Italia.

Uno dei kit identifica solo il vaiolo delle scimmie, mentre gli altri due possono rilevare anche altri orthopoxvirus, una famiglia di patogeni che includono, appunto, il vaiolo umano e il vaiolo delle scimmie.

Il primo kit “LightMix Modular” è in grado di identificare “la famiglia degli orthopoxvirus e i virus del vaiolo delle scimmie, sia quelli originari dell’Africa centrale che di quella occidentale. Il secondo kit è un test specifico che rileva solo i virus del vaiolo delle scimmie, mentre il terzo rileva contemporaneamente gli orthopoxvirus e fornisce informazioni sulla presenza o meno del virus del vaiolo delle scimmie. Non sappiamo dove arriverà questa malattia, speriamo resti circoscritta. Ma in questo momento avere a disposizione dei test diagnostici specifici è sicuramente un’arma in più”, aggiunge Bartalena.

Si tratta di dispositivi “riservati ai ricercatori (Ruo), a partire da tamponi in Real time Pcr (un metodo che simultaneamente amplifica e quantifica il Dna, ndr) fatti sulla lesione della pelle“, precisa. Ma come è stato possibile arrivare a un risultato tanto rapidamente? “Il vaiolo delle scimmie c’è da sempre in Africa – ricorda il manager – quando abbiamo visto l’aumento dei casi al di fuori di zone endemiche nelle ultime settimane abbiamo sfruttato le capacità della nostra affiliata di Berlino di rispondere in maniera rapida per arrivare a un risultato”, sottolinea il manager. Per avere un’idea della velocità della ricerca, pensiamo solo che i primi casi in Europa sono stati registrati a metà maggio.

Tra il 15 e il 23 maggio sono stati segnalati in totale 67 casi nell’Ue in 9 Stati membri (Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia), come riporta il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. I nuovi kit diagnostici, conclude Bartalena, saranno distribuiti in Europa e Stati Uniti.

 

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