La corsa in salita del biotech, l’analisi di Sgaravatti (Assobiotec)

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È una corsa in salita quella del biotech italiano tra Pnrr, post Covid e crisi delle materie prime. L’analisi di Elena Sgaravatti,
vicepresidente di Federchimica Assobiotec. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2022.

 

L’attuazione del Pnrr è iniziata e la scadenza per la messa a terra delle opere per le quali il governo italiano ha chiesto l’invio dei fondi del Next Generation Eu è vicina. Cosa occorre affinché i player delle biotecnologie italiane possano cogliere appieno di questa opportunità?

Il 2026 è dietro l’angolo. Le risorse del Pnrr sono veramente molte ed è un’occasione unica. Purtroppo per le aziende italiane è una corsa in salita. Il tessuto delle imprese biotech italiane è all’80% composto da Pmi e da start-up. È una condizione unica e straordinaria, che testimonia fermento e vitalità. Ma il un potenziale di sviluppo è enorme e al contempo fragile, giacché il rischio di non arrivare al successo è molto alto per le nuove imprese, che potrebbero diventare le nuove Farmaitalia e Carlo Erba.

Questi progetti imprenditoriali, però, devono essere supportati. Due le parole chiave per declinare il modo di aiutare le imprese: velocità e semplificazione dei processi. Che significa poter accedere ai fondi europei con processi chiari, che indicano gli interlocutori con cui interagire per evitare l’inceppamento del sistema. In questo modo le aziende potranno avere un accesso rapido alle risorse e potranno competere con quelle di altri Paesi.

Mi duole dire che, anche al di là del Pnrr, le realtà italiane si scontrano sempre con impasse di diverso tipo che rallentano lo sviluppo. Nel settore farmaceutico, ad esempio, tempistiche spesso imprevedibili degli obblighi regolatori ed etico-amministrativi nella ricerca clinica, complessità e lungaggini burocratiche legate alle autorizzazioni degli stabilimenti di produzione, con l’assenza di una governance dell’innovazione efficace con una prospettiva temporale di lungo periodo pregiudicano le opportunità di attrarre investimenti nel Paese. C’è poi il tema della sperimentazione in campo, delle tecniche di evoluzione assistita delle cultivar ibridate generate dalle Tea (Tecniche di evoluzione assistita). Ciò ci pone in una strutturale condizione di ritardo, e quindi di minore competitività, rispetto ad altri Paesi Ue come la Francia. Ciò che è accaduto con il ritiro degli investimenti di Catalent ad Anagni è solo l’ultimo esempio concreto delle conseguenze di una politica che non facilita gli investimenti in Italia, ma addirittura li frena. Abbiamo perso 100 milioni di dollari di investimenti e 100 nuovi posti di lavoro qualificati in un’area non certo fra le più avanzate, come quella del frusinate.

sgaravatti assobiotec

Un progetto che Assobiotec lanciò pochi anni fa si chiamava ‘Storie dal futuro migliore’. Si raccontava di come le applicazioni del biotech avrebbero reso migliori diversi aspetti della nostra quotidianità. Uno di questi è sotto gli occhi di tutti: l’essere riusciti ad avere un vaccino contro Covid-19 in tempi record. Oggi, alla luce di una crescente domanda di sostenibilità delle attività antropiche e delle conseguenze della situazione geopolitica internazionale, in che modo le biotecnologie possono contribuire a un futuro migliore?

Le biotech consentono uno sviluppo sostenibile, cioè quello economico collegato al decremento dell’immissione di CO2 nell’ambiente. In agricoltura si può produrre di più con meno suolo, meno acqua. A livello industriale si possono utilizzare le biomasse (rifiuti organici) per la produzione di biogas. Si parla anche di upcycling, cioè l’uso di biomasse per ottenere nuove materie prime ad alto valore.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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