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Cara bolletta, quanto mi costi. Crescono del 2,5% i consumi di energia nel periodo gennaio-marzo del 2022, facendo registrare il segno più per il quinto trimestre consecutivo. Sono ancora lontani i livelli dei consumi del pre-pandemia, ma oggi il contesto è aggravato dalla scarsità delle risorse energetiche, in conseguenza al conflitto russo-ucraino.

La situazione generale non è rosea, sono infatti in crescita anche le emissioni di CO2 (+8%) a causa del maggior utilizzo di fonti fossili (+7%) e della contrazione dell’import di energia elettrica (-20,5%) e delle rinnovabili elettriche (-9,5%), a cui si aggiunge il crollo dell’idroelettrico (-40%), che non viene affatto compensato dal pur interessante incremento di eolico e solare (+11%).

Ne risulta fortemente penalizzato l’Ispred, l’indice che misura la transizione energetica, che si attesta al -29%. “A questi livelli – spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che coordina l’analisi – per rispettare i nuovi obiettivi europei Fit for 55, che puntano alla riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni nette dell’Ue rispetto al 1990, sarà necessario attuare un taglio di oltre 100 milioni di tonnellate di CO2 nei prossimi otto anni”.

I consumi energetici sono comunque cresciuti meno del Pil a causa del calo della produzione industriale, dell’inverno mite, ma anche dei prezzi record che hanno contribuito a frenare la domanda, in particolare quella di gas negli usi diretti: -8% nell’industria, -2% nel civile. Tuttavia la forte ripresa dei volumi di traffico di passeggeri e merci su strada, tornati ai livelli pre-pandemia, porta a stimare una crescita dei consumi di energia ben superiore al 2% anche nel secondo trimestre, con una previsione di oltre il 2% per tutta la prima metà dell’anno.

Si tratta di valori che superano la media dell’Eurozona, dove l’incremento trimestrale è stato di poco superiore all’1%. E’ cresciuto il prezzo medio di borsa dell’elettricità, che nel primo trimestre 2022 ha superato i 250 €/MWh, quattro volte maggiore dei costi di un anno fa e la media del primo semestre resterà ampiamente al di sopra dei 200 €/MWh, il doppio rispetto al 2021.

È inoltre tornato a salire il differenziale tra il prezzo italiano e quello delle altre principali borse europee: guardando alla borsa tedesca la differenza assoluta non era mai stata tanto elevata, quasi 70 €/MWh, mentre la differenza percentuale si avvicina al 40%, quasi il doppio di un anno fa. Gli interventi del Governo hanno attenuato l’impatto sui consumatori, ma i prezzi hanno comunque raggiunto nuovi record storici nel trimestre (+55% per le famiglie, +40% per le imprese) e nei primi quattro mesi dell’anno risultano in aumento più marcato che negli altri Paesi Ue.

La situazione non cambia anche rispetto al gas naturale, i cui prezzi al consumo si sono attestati nel I trimestre a 1,4 €/m3 per i consumatori, un valore quasi doppio rispetto a un anno fa. Nonostante il leggero calo nel II trimestre, dovuto agli interventi governativi, per i primi sei mesi dell’anno si prevede un incremento di oltre il 60% rispetto ai massimi raggiunti nella prima metà 2019.

Nel mentre il Governo prova a correre ai ripari, accelerando sui decreti attuativi, e molti cittadini hanno cominciato ad attuare spontaneamente degli atteggiamenti energetici virtuosi, volti al risparmio ed al contenimento dei consumi. Il vero tema resta però quello delle aziende, che stanno ripartendo, e dell’aumento dei costi di produzione che è destinato a ricadere sui consumatori, con conseguenze che sono già tangibili, se si guarda al tasso di inflazione del maggio 2022 pari al 6,8%, e vicino al massimo storico del 7%, che sembrava relegato nell’album dei brutti ricordi del 1986.

Dal punto di vista energetico, per le aziende in particolare, resta l’obiettivo di affrancarsi dal gas russo, in tempi rapidi, e questo ha giù già avuto alcuni effetti di rilievo in Italia: nei primi cinque mesi del 2022  la quota delle importazioni di gas dalla Russia sul totale è scesa in media sotto il 24% rispetto a circa il 40% nello stesso periodo 2021, con un calo del 41%, con punte al di sotto del 20% in aprile e maggio e superata anche dalla quota del gas algerino 31%.

Questa analisi trimestrale del sistema energetico italiano punta a valutare e leggere in chiave strategica i fattori che caratterizzano il sistema energetico nazionale, valutare le tendenze del “trilemma energetico”, ovvero le tre dimensioni della politica energetica: decarbonizzazione, sicurezza e costo dell’energia. L’analisi è in linea con l’obbligo di svolgere attività di monitoraggio della transizione energetica, previsto dal 2017 per gli Stati membri dell’Unione europea.

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