Covid, un test svela la durata dell’immunità da vaccino

Aboca banner articolo

Quanto a lungo è efficace il vaccino anti-Covid? Non tantissimo, almeno per il momento: si sa che il periodo oscilla in genere fra i tre e in quattro mesi. Ma i ricercatori del Mount Sinai Health System di New York e della Duke-Nus Medical School di Singapore hanno sviluppato un esame del sangue rapido chiamato ‘test dqTact‘, che misura l’attivazione delle cellule T in risposta a Covid-19. Il test consentirà il monitoraggio di massa dell’immunità della popolazione e la valutazione dell’efficacia dei vaccini vecchi e nuovi.

Il test rapido delle cellule T – con il test anticorpale – può fornire una visione completa dell’immunità di un individuo, ha detto Jordi Ochando, assistente professore di scienze oncologiche presso il Tisch Cancer Institute del Mount Sinai e membro del team che ha sviluppato questo esame. In questo modo i ricercatori potranno prendere “decisioni più precise riguardo alle strategie di vaccinazione, specialmente nei gruppi di pazienti ad alto rischio”. Il test può anche aiutare i medici a sviluppare raccomandazioni di vaccinazione individualizzate per i pazienti immunocompromessi.

Secondo Ochando, il test è molto utile nel caso dei pazienti oncologici che assumono particolari farmaci (come rituximab) o che hanno difetti genetici che influenzano la risposta anticorpale. “In questi pazienti deve essere monitorata l‘immunità delle cellule T in risposta alla vaccinazione o all’infezione per determinare il loro livello di protezione immunitaria e agire di conseguenza”. Proteggere i pazienti immunocompromessi è importante, non solo per la loro salute personale, ma per la salute pubblica.

In uno studio di luglio 2021 pubblicato sulla rivista medica mSphere i ricercatori hanno descritto l’evoluzione del virus in un paziente immunocompromesso nel corso di sei mesi e hanno riscontrato mutazioni che potrebbero aver permesso l’evasione immunitaria e/o una trasmissione rafforzata.

Il test – che ha ottenuto la certificazione in Europa ed è in fase di validazione clinica da parte della Food and Drug Administration degli Stati Uniti – arriva mentre le sottovarianti di Omicron sviluppano sempre di più la capacità di eludere l’immunità, rendendo i livelli di anticorpi meno rilevanti.

“L’emergere di varianti du Sars-CoV-2 come Omicron, che eludono in gran parte la capacità neutralizzante degli anticorpi, indica la necessità di analisi in grado di monitorare le cellule T, che sono più efficaci contro le varianti preoccupanti che emergono”, ha detto in una dichiarazione Ernesto Guccione, professore di scienze oncologiche e farmacologiche presso il Tisch Cancer Institute del Mount Sinai.

Un recente studio del Sudafrica ha scoperto che coloro che erano stati precedentemente infettati con Omicron ma non erano vaccinati hanno subito un calo di quasi otto volte negli anticorpi neutralizzanti quando esposti a BA.4 e BA.5. Coloro che erano stati vaccinati e infettati con Omicron hanno visto una diminuzione di quasi tre volte più lieve.

Le cellule T forniscono un raggio di speranza: uno studio di aprile pubblicato su eBioMedicine ha scoperto che i pazienti Covid gravemente malati hanno sviluppato una risposta delle cellule T  rimasta presente più di un anno dopo l’infezione. Questo tipo di difesa potrebbe sopravvivere all’immunità anticorpale, almeno in alcuni pazienti.

L’articolo originale è su Fortune.com.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.