Carenza sangue d’estate, cosa serve e come donarlo

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Primo giorno d’estate. Prime segnalazioni delle possibili carenze di sangue per il trimestre più caldo dell’anno. Non solo sotto il profilo meteorologico. Ogni estate infatti il Centro nazionale sangue denuncia una situazione molto critica per quanto riguarda gli approvvigionamenti di sangue e derivati. In primo luogo dovuti a un minor numero di donazioni a seguito del caldo e del fatto che i donatori si spostano dai luoghi di residenza dove sono iscritti alle rispettive associazioni di volontariato per la donazione, ai luoghi di villeggiatura.

Eppure non tutti tengono a mente che le necessità dei pazienti cronici la cui salute dipende strettamente e indissolubilmente dalle trasfusioni di sangue non vanno in vacanza. Così come non vanno in vacanza le esigenze collegate agli interventi chirurgici.

Altra cosa poco nota è la possibilità di donare anche in località diverse da quelle di iscrizione alla propria associazione. “Non ci sono divieti di legge che lo impediscono”, dice a Fortune Italia Simonetta Pupella, direttore Area tecnico-sanitaria del Centro nazionale sangue. “È vero che il donatore tende a recarsi sempre presso la propria sede associativa. Però di fronte a un’emergenza sono in molti a rendersi disponibili a donare presso altre sedi. In alcune regioni è prevista la donazione differita, cioè prima vengono eseguite delle analisi di controllo sul sangue del donatore che viene poi richiamato per la donazione. Ma non è una prassi diffusa né un obbligo di legge”.

Una domanda che sorge spontanea riguarda l’andamento delle esigenze di sangue durante il periodo estivo. Ne serve di più o di meno rispetto al resto dell’anno? Spiega Pupella: “La richiesta necessaria a soddisfare le esigenze dei malati cronici come i leucemici e gli oncologici in chemioterapia rimane costante tutto l’anno. Ciò che si può ridurre è la richiesta relativa alle operazioni chirurgiche, generalmente meno numerose in estate. Ma quest’anno ci aspettiamo un trend diverso, dovuto al fatto che il Ssn sta cercando di recuperare parte degli interventi posticipati a causa della pandemia. Le nostre previsioni sono quindi non di una flessione delle richieste di sangue. Piuttosto di un incremento”.

Altra curiosità riguarda le specifiche necessità della rete che provvede a fornire il sangue donato alle strutture sanitarie che lo necessitano. L’esigenza riguarda maggiormente sangue intero o sue frazioni? “Dal sangue intero si ottengono emocomponenti che hanno tempi di conservazione differenti: globuli rossi 40 giorni, piastrine cinque giorni e plasma che congelato può essere conservato per due anni. Da questo si capisce che le esigenze sono diverse. Quanto al plasma, è comunque molto richiesto perché da esso si ricavano i plasmaderivati come le immunoglobuline. In estate comunque, l’emergenza maggiore riguarda globuli rossi e piastrine”, precisa la dottoressa.

Quello che emerge parlando con chi si occupa di monitorare la situazione relativa alle riserve di sangue e al suo approvvigionamento grazie alla donazione volontaria e gratuita dei donatori è proprio il trend che vede uno sbilanciamento tra i donatori che escono dal circuito per ragioni di età (di norma dopo i 65 anni) e quelli che iniziano la loro “carriera”. Per usare una similitudine, ci sono più pensionati che debuttanti. Ma perché? Dice la direttrice: “Vediamo che aumentano i donatori della fascia di età intermedia, tra i 35 e i 65 anni. Mentre sono molto meno i donatori giovani tra i 18 e i 35 anni di età, quelli che hanno davanti una lunga vita come donatori e che per questo sono più preziosi”.

“Attualmente il perché è ancora legato alla pandemia. Solo adesso stiamo uscendo da due anni in cui non abbiamo potuto realizzare manifestazioni di sensibilizzazione. Il che ha portato un minor coinvolgimento dei giovani. Certo abbiamo utilizzato i canali social, che ingaggiano molto questa fascia d’età. Quello che manca, però, è il passaggio dal mondo media a quello reale, che porta la persona al centro per la donazione”.

Sappiamo che l’Italia è lunga e stretta e che in quanto a sanità spesso si manifesta una grande variabilità geografica. Anche nel caso della donazione di sangue è possibile stilare una classifica tra regioni virtuose e regioni meno virtuose. Come illustra Pupella: “Normalmente il Nord con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in testa, è la parte del Paese con il maggior numero di donatori e maggiore sensibilità alla donazione. Qui soprattutto c’è il numero maggiore di donatori periodici. In altre Regioni, come il Lazio, prevalgono i donatori occasionali e non associati alle associazioni di volontari. Tornando al tema della carenza estiva, però, tutte le Regioni presentano criticità di rifornimento”.

E allora come si fa in caso di emergenza? Dove si trova il sangue necessario? “Le carenze nazionali finora sono state risolte attraverso il trasferimento di sangue ed emocomponenti tra Regioni. Nulla viene acquistato in senso stretto, giacché come sappiamo il sangue in Italia è disponibile a seguito di donazioni volontarie e gratuite da parte dei cittadini. La Regione che riceve va però a restituire i costi di gestione, conservazione e processamento del sangue sostenuti dalla Regione fornitrice sotto forma di mobilità sanitaria in compensazione. Lo stesso principio varrebbe nel caso in cui il nostro Paese si trovasse nella necessità di dover chiedere questo prezioso tessuto biologico ad altri Paesi”, dice Pupella.

Non resta quindi che fare appello alla sensibilità e alla generosità degli italiani, che non dimentichino di donare anche d’estate. Del resto i requisiti per poterlo fare sono davvero minimi: età compresa tra i 18 e i 65 anni (anche 70 se il medico selezionatore approva), peso non inferiore ai 50 chili e buona salute.

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