Covid vola in Italia e crescono i ricoveri, il nodo dell’isolamento

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L’arrivo dell’estate ha visto il ritorno dei turisti nelle città d’arte e una impennata dei contagi Covid in Italia: i numeri del monitoraggio della Fondazione Gimbe segnalano un +58,9% in una settimana, mentre aumentano anche ricoveri ordinari (+14,4%) e terapie intensive (+12,6%). 

Con la rimozione dell’obbligo di mascherine e distanziamento il virus sta circolando e, complici le varianti Omicron 4 e 5, si moltiplicano infezioni e reinfezioni, mentre la campagna vaccinale è in stallo: secondo i dati Gimbe sono 4,03 milioni i non vaccinati, con 5,51 milioni senza terza dose e 4,05 milioni di fragili senza quarta dose. Così in questa situazione e a fronte dell’ondata estiva, l’idea di abolire l’isolamento dei positivi è giudicata antiscientifica e rischiosa 
per la salute pubblica dagli esperti guidati da Nino Cartabellotta.

Ma vediamo i dati del monitoraggio: nella settimana 15-21 giugno c’è un aumento dei nuovi casi Covid (255.442) in tutte le regioni italiane. In salita gli indicatori ospedalieri con l’area medica che segna un incremento di oltre 700 posti letto Covid in 10 giorni. In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 337 (-19%), di cui 52 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: +23 (+12,6%)
Ricoverati con sintomi: +604 (+14,4%)
Isolamento domiciliare: -4.579 (-0,8%)
Nuovi casi: 255.442 (+58,9%)
Casi attualmente positivi: -3.952 (-0,7%)

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“Assistiamo a una netta impennata dei nuovi casi settimanali (+58,9% rispetto alla settimana precedente) – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – che si attestano intorno a 255 mila con una media mobile a 7 giorni che supera quota 36 mila casi al giorno”. Nella settimana 15-21 giugno l’incremento percentuale dei nuovi casi si registra in tutte le Regioni: dal +31,3% della Valle D’Aosta al +91,5% del Friuli-Venezia Giulia. Rispetto alla settimana precedente, solo in 2 Province si registra una riduzione percentuale dei nuovi casi (Caltanissetta -10,2% e Vibo Valentia -10,2%), mentre salgono da 99 a 105 le Province in cui si rileva un aumento (dal +5,6% di Crotone al +131,7% di Reggio Calabria). In 16 Province l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti: Cagliari (934), Sud Sardegna (705), Roma (635), Ragusa (607), Palermo (602), Venezia (592), Rimini (583), Catania (583), Treviso (580), Siracusa (579), Forlì-Cesena (570), Ravenna (555), Udine (526), Terni (505), Foggia (503), Bologna (502).

L’ultima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità conferma l’aumentata prevalenza delle sotto-varianti BA.4 e BA.5, rispettivamente all’11,4% (range 0-32,3%) e al 23,2% (range 8-100%), a scapito della BA.2 che scende al 63% (range 0% – 85,7%). Ma i dati non sono recentissimi, e nel frattempo Omicron 4 e 5 potrebbero essere cresciute ancora. “Gli ampi margini di incertezza – spiega Cartabellotta – sono determinati da un campionamento statistico insufficiente che, insieme alla cadenza mensile della flash survey, indicano che le attività di sequenziamento nel nostro Paese non sono state adeguatamente potenziate per rispondere tempestivamente alla diffusione di nuove varianti”.

Al momento, comunque, evidenze e dati confermano che BA.4 e BA.5 non si associano ad una maggior gravità della malattia Covid-19, ma sono più trasmissibili di BA.2 ed hanno una maggior capacità di evadere la protezione immunitaria da vaccino e da pregressa infezione, aumentando la probabilità di reinfezione. “L’eventuale impatto sui ricoveri ospedalieri delle nuove varianti – commenta Cartabellotta –dipende dall’entità nell’aumento dei casi, oltre che dai tassi di copertura vaccinale della popolazione con tre dosi, o quattro nelle persone vulnerabili”.

“Il rischio di reinfezione – spiega Cartabellotta – è maggiore per alcune categorie: le persone d’età 12-49 anni rispetto agli over 50, le donne rispetto agli uomini, le persone con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni, le persone non vaccinate (che presentano il rischio maggiore di reinfezione) o vaccinate con almeno una dose da oltre 120 giorni, gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione”.

Intanto crescono i tamponi, ma c’è anche da dire che una gran parte dei nuovi positivi a Covid sfugge: non sono pochi, infatti, gli italiani che ricorrono ai test fai da te e che, dunque, non entrano nelle statistiche ufficiali.

“Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – l’incremento dei nuovi casi ha determinato un’inversione di tendenza nei ricoveri sia in area medica (+14,4%) che in terapia intensiva (+12,6%)”. In particolare, in area critica dal minimo di 183 del 12 giugno i posti letto occupati sono saliti a 206 il 21 giugno; in area medica, invece, dopo aver toccato il minimo di 4.076 l’11 giugno, sono risaliti a quota 4.803 il 21 giugno. Al 21 giugno il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 7,5% in area medica (dal 3,6% del Piemonte al 17,2% di Umbria e Sicilia) e del 2,2% in area critica (dallo 0% di Basilicata e Provincia Autonoma di Trento al 7,7% della Valle D’Aosta). “In lieve aumento gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 23 ingressi/die rispetto ai 20 della settimana precedente”.

Insomma, come sempre succede quando i contagi Covid arrivano a una certa quota, crescono anche i ricoveri. Ma questa volta più nei reparti ordinari che nelle intensive, a conferma di una diversa ‘aggressività’ del virus pandemico nelle sue ultime sottovarianti.

Buone notizie dai decessi: 337 negli ultimi 7 giorni (di cui 52 riferiti a periodi precedenti), con una media di 48 al giorno rispetto ai 59 della settimana precedente.

Insomma, la situazione è cambiata rispetto a poche settimane fa. Ma c’è da mettere in conto la stanchezza degli italiani e la ridotta preoccupazione per gli effetti di Covid-19. Così mentre vediamo ancora persone da sole in auto o all’aperto indossare la mascherina, la stragrande maggioranza ha ‘archiviato’ questo dispositivo.

“La progressiva diffusione delle varianti BA.4 e BA.5 – riflette Cartabellotta – ha contribuito ad una netta ripresa della circolazione virale in tutto il Paese con effetti già evidenti anche sugli ospedali: in particolare, in area medica dove in 10 giorni si registra un incremento di oltre 700 posti letto occupati da pazienti Covid. Di conseguenza, la Fondazione Gimbe invita alla cautela per almeno tre ragioni. Innanzitutto il numero dei positivi (circa 600 mila) è largamente sottostimato per il massiccio utilizzo dei tamponi fai-da-te con notifica parziale dei test positivi; in secondo luogo, è impossibile stimare l’entità di questa risalita d’inizio estate e i tempi per raggiungere il picco; infine, lo stallo della campagna vaccinale ha generato una popolazione attualmente suscettibile all’infezione molto estesa: 4,03 milioni di non vaccinati, 5,51 milioni senza terza dose e 4,05 milioni di persone vulnerabili senza quarta dose”.

Cosa fare? “In questa fase della pandemia è fondamentale ridurre la circolazione virale, in particolare indossando la mascherina nei locali al chiuso, specialmente se affollati e/o poco ventilati e in condizioni di grandi assembramenti anche all’aperto – raccomanda il presidente di Gimbe – Le Istituzioni, dal canto loro, devono potenziare la campagna vaccinale in tutte le persone a rischio di malattia grave, aumentando la copertura con la terza dose negli over 50 e con la quarta dose in tutte le persone vulnerabili incluse nella platea. Last not but least, evitare di disorientare la popolazione con con proposte antiscientifiche e rischiose per la salute pubblica, quale l’abolizione dell’isolamento per i positivi”. C’è da chiedersi, però, se gli italiani che ora stanno ricorrendo all’auto-diagnosi decidano anche di rispettare l’auto-isolamento.

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