bioeconomia
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Un business di nuovo in crescita, che genera occupazione per 2 mln di persone l’anno in Italia. La  Bioeconomia, intesa come sistema che utilizza le risorse biologiche, inclusi gli scarti, come input per la produzione di beni ed energia, ha dato segni di ripresa nel 2021, generando in Francia, Germania, Spagna e Italia un output pari a circa 1.500 miliardi di euro e occupando oltre 7 milioni di persone.

A ‘fotografare’ il settore è l’8° Rapporto sulla Bioeconomia presentato da Intesa Sanpaolo,  Cluster Spring e Assobiotec- Federchimica. Ebbene, la Bioeconomia dopo aver subito meno del complesso dell’economia l’impatto della pandemia nel corso del 2020, ha registrato un significativo incremento lo scorso anno. In Italia il rimbalzo dell’output è stato pari al 10,6%, diffuso a tutti i settori, con un pieno recupero del terreno perso e raggiungendo 364,3 miliardi di euro, circa 26 miliardi di euro più del 2019.

Dopo un primo trimestre 2022 ancora caratterizzato da una buona evoluzione, la guerra in Ucraina ha reso lo scenario in cui si muovono le imprese ben più complesso. I rincari dei costi e le difficoltà di approvvigionamento degli input energetici ed agricoli avranno un impatto significativo per alcuni comparti della Bioeconomia (agricoltura, pesca, carta e prodotti in carta in particolare).

Secondo gli autori del report occorre accelerare verso l’adozione di processi produttivi più efficienti sul piano energetico, la produzione diffusa di energia elettrica da fonti rinnovabili, ma soprattutto sul riutilizzo delle materie prime seconde, in un’ottica circolare e locale. Le imprese della Bioeconomia evidenziavano prima della crisi Covid-19 un buon posizionamento da questo punto di vista, ma il potenziale resta elevato.

Oltretutto le imprese della Bioeconomia potranno contare sulla significativa attenzione sia a livello europeo (4 settori sono già pienamente inclusi nella Tassonomia europea per la finanza sostenibile) sia a livello nazionale (la nuova programmazione 2021-2027 del Fondo di Sviluppo e Coesione attribuisce un ruolo importante alla Bioeconomia).

“In un contesto reso ancora più complesso dalla guerra in Ucraina, occorre accelerare sul piano della sostenibilità ambientale – ha sottolineato Gregorio De Felice di Intesa Sanpaolo – La Bioeconomia può rappresentare una risposta importante in questa direzione, in particolare per le regioni del Mezzogiorno, che possono contare su una buona specializzazione in questi settori e su un elevato potenziale innovativo. Sono numerose le start-up della Bioeconomia nelle regioni meridionali, a cui si è recentemente affiancato l’acceleratore Terra Next a Napoli. La natura metasettoriale che caratterizza la Bioeconomia richiede il coinvolgimento di attori diversi: proprio per questo, la Direzione Studi e Ricerche ha voluto formalizzare la collaborazione con il cluster Spring per proseguire e sviluppare ulteriormente il percorso di analisi e approfondimento sul comparto”.

Quello della Bioeconomia è un settore altamente innovativo, come conferma l’aggiornamento del censimento delle start-up innovative del settore: si tratta di circa 1000 soggetti, tendenzialmente più capitalizzati e con una maggiore frequenza di capitale umano qualificato, elevate spese di R&S e brevetti, fattori importanti per delineare il loro potenziale percorso di sviluppo.

“La bioeconomia circolare è oggi un paradigma imprescindibile per evitare sprechi e valorizzare gli scarti – evidenzia Elena Sgaravatti, vice presidente Aassobiotec-Federchimica – Dai cambiamenti climatici alla perdita di biodiversità, le crisi che stiamo affrontando sono le conseguenze dirette di un modello economico che è rimasto lo stesso dagli albori della rivoluzione industriale. Occorre ripensare profondamente il modo in cui si crea valore, allontanandosi dall’economia lineare, sostanzialmente estrattiva, è necessario un profondo cambiamento trasformativo: abbiamo bisogno di un’economia circolare e rigenerativa su larga scala in piena coerenza con l’approccio “One Health” che oggi ormai tutti riconosciamo come indirizzo strategico per una crescita sostenibile. All’interno di questo meta settore, le biotecnologie hanno certamente un ruolo straordinario e sono lo strumento per lo sviluppo di un’economia prospera, sostenibile e rispettosa dell’ambiente, per produrre di più con meno. Mai come in questo momento è dunque necessario e urgente riportare all’attenzione dei decisori questo nuovo paradigma, promuovendo la definizione di piani d’azione che possano tradurre l’enorme potenziale presente da Nord a Sud dell’Italia in applicazioni innovative e sostenibili nell’industria così come nell’agricoltura”.

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