European Health Parliament, nuova generazione di leader per la salute

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Come si preparano le giovani generazioni ad affrontare le grandi sfide di politica sanitaria dei prossimi anni? Un’iniziativa lanciata pochi anni fa a Bruxelles sta diventando un punto di riferimento, forse non una scuola propriamente detta, per giovani professionisti che decidono di dedicare le proprie competenze ed energie all’Europa e alla salute pubblica.

Si tratta dell’European Health Parliament (Ehp), un movimento indipendente e apartitico che ogni anno coinvolge 60 partecipanti provenienti da diversi settori – pubblico, privato e non-profit – i quali, per un periodo determinato di tempo, si concentrano su temi prioritari di politica sanitaria. I prescelti sono selezionati insieme alla Commissione europea per analizzarli e per sviluppare delle raccomandazioni che siano implementabili anche attraverso le istituzioni europee.

L’idea è partita nel 2014, con il sostegno di nove organizzazioni, anch’esse in rappresentanza di settori diversi: c’è il Collegio d’Europa, una prestigiosa scuola di specializzazione che forma soprattutto futuri funzionari delle istituzioni europee; lo European Patients’ Forum, coalizione delle associazioni europee di pazienti; Eu 40, il network dei giovani eurodeputati; Euronews, nell’ambito dei media; Johnson & Johnson, multinazionale del settore medicale e biofarmaceutico.

Un progetto che è andato maturando (siamo alla settima edizione) e che ha trovato il riscontro positivo delle istituzioni. Infatti l’interazione con decisori politici durante i lavori è costante e proficua, permettendo a esponenti dell’Ehp di contribuire in maniera tangibile alla definizione di proposte sull’agenda delle istituzioni stesse.

Inoltre la consultazione condotta regolarmente con esperti e stakeholder permette di considerare prospettive ed esperienze diverse.

All’inizio del mese di luglio sono state pubblicate le raccomandazioni di questa settima edizione dell’Ehp, focalizzate sul tema della resilienza, e più precisamente costruite su cinque dimensioni specifiche che corrispondono ad altrettanti gruppi di lavoro: l’impatto della transizione digitale sulla società e le sfide relative alla gestione dei dati sanitari; la sicurezza dei sistemi sanitari a prova di futuro, che sottolinei il valore aggiunto della cooperazione transfrontaliera e internazionale; la prevenzione e cura personale, con una particolare attenzione alle malattie non-trasmissibili e ai fattori di rischio sui quali è indispensabile continuare a intervenire; la sostenibilità dei sistemi sanitari, in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, che promuova l’inclusione sociale e minimizzi l’impatto ambientale; il benessere degli operatori sanitari, che garantisca loro le migliori condizioni di lavoro, sia dal punto di vista mentale che tecnologico.

Ovviamente ciascuna di queste dimensioni contiene puntuali elementi strategici e critici per il futuro della nostra salute, che si tratti di alfabetizzazione digitale, di vaccinazione, di percorsi di cura integrati e centrati sulla persona, dell’efficientamento delle risorse umane e finanziarie, ovvero di investimenti per il personale sanitario.

L’approccio europeista e transfrontaliero è essenziale: sia le valutazioni effettuate che le soluzioni presentate sono rilevanti per tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e anzi devono tenere conto delle differenze sistemiche esistenti e di come evitare diverse velocità e diseguaglianze nella loro potenziale implementazione.

Indubbiamente, come si sente ripetere sempre più spesso in consessi nazionali e internazionali, l’Europa è il nostro destino e l’Europa della salute è un asset strategico che dobbiamo difendere e valorizzare.

*Eduardo Pisani, Ceo All.Can International

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