Sale l’incidenza Covid ma scende l’Rt, il nodo antivirali

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La morsa del caldo torna sull’Italia, ma mentre gli over 60 prendono d’assalto i propri medici di famiglia per capire se fare adesso la quarta dose o aspettare settembre, iniziano ad arrivare buone notizie sul fronte Covid-19. L’incidenza settimanale è ancora in salita, ma per la prima volta da diverse settimane scende l’indice di contagiosità Rt. Dopo il report Gimbe, anche i dati della Cabina di regia diffusi dall’Istituto superiore di sanità indicano un rallentamento della corsa di Omicron 5, che comunque ieri ha fatto 107.122 nuovi casi e 105 morti in Italia.

Il tutto mentre si apre la questione degli antivirali, farmaci anti-Covid che – se usati al momento giusto – evitano ricoveri e conseguenze pesanti. Ma che sono utilizzati ancora troppo poco e a macchia di leopardo nel nostro Paese.

Ma vediamo nei dettagli i dati Iss: l’incidenza settimanale sale a 1158 casi ogni 100.000 abitanti (8-14/07) rispetto ai 1071 ogni 100.000 abitanti dei primi 7 giorni di luglio. In calo l’Rt medio: nel periodo 22 giugno – 5 luglio è stato pari a 1,34 (range 1,30-1,40), in diminuzione rispetto alla settimana precedente, quando era 1,40, ma ancora oltre la soglia epidemica.

L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è anch’esso in diminuzione, anche se ancora sopra la soglia epidemica: Rt=1,15 (1,12-1,17) al 05 luglio contro 1,24 (1,21-1,28) al 28 giugno.

Intanto la pressione si fa sentire sugli ospedali: il tasso di occupazione Covid in terapia intensiva sale al 3,9% (rilevazione giornaliera al 14 luglio) contro il 3,5% (7 luglio), e quella delle aree mediche al 15,8% (14 luglio) contro il 13,3% (7 luglio). Dati che mostrano come l’impatto di questa massiccia ondata estiva sia stato limitato (almeno finora), anche grazie al fatto che la stragrande maggioranza della popolazione è vaccinata.

Ma ci si continua a infettare e ad ammalare di Covid. Questo nonostante le terapie disponibili ormai esistano e, se date nei tempi giusti, evitino ospedalizzazioni e rischi di complicanze. Come al solito, però, a fare la differenza è il luogo di residenza.

A parità di diffusione del virus, ci sono Regioni che riescono a somministrare antivirali ed anticorpi e altre che ne erogano troppo pochi. Il quadro arriva dalla 96ma puntata dell’Instant Report Covid-19  di Altems, l’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica.

La media nazionale dei trattamenti con antivirali avviati per gli isolati a domicilio nell’ultima settimana è pari a 1.218 trattamenti ogni 100.000 abitanti. La Regione che ha avviato più trattamenti antivirali in rapporto al numero di isolati per 100.000 abitanti è la Valle d’Aosta (12.265 ogni 100.000 abitanti), mentre la Calabria è la Regione con meno trattamenti avviati (531 ogni 100.000 abitanti).

“Gli antivirali e gli anticorpi monoclonali sono senza dubbio armi che abbiamo a disposizione nella battaglia contro il Covid – ha ricordato Americo Cicchetti, direttore Altems – con un’ampia offerta e un attento monitoraggio avviato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Partendo da questi dati, abbiamo visto come l’utilizzo degli antivirali avviati per gli isolati a domicilio (pazienti non ospedalizzati) risulta essere difforme tra le varie Regioni anche in un’ottica di comparazione delle stesse con la diffusione del virus”.

Ecco la classifica delle Regioni ‘virtuose’, che utilizzano maggiormente gli antivirali e, al contempo registrano livelli di incidenza Covid maggiori: Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta.

Ma perché l’approccio è così diverso? “La differenza nelle strategie messe in campo dalle Regioni non va a ritrovarsi né nelle Linee di indirizzo né in un gradiente geografico, bensì si suppone possa derivare da una differente organizzazione dei servizi erogati e messi in campo”, ipotizza Cicchetti. Probabilmente basterebbe studiare ed estendere la strategia adottata dalla Regioni virtuose a quelle in ritardo, per assicurare ai cittadini contagiati i medicinali in grado di contrastare l’infezione prima che le conseguenze diventino pesanti.

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