Se il cromosoma Y scompare con l’età

uomo anziano
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Col passare degli anni, gli uomini non perdono solo capelli e massa muscolare, ma anche buona parte dei loro cromosomi Y, che pian piano scompaiono dal repertorio genico delle loro cellule. Un fenomeno para-fisiologico, come tanti di quelli che accompagnano l’invecchiamento, o qualcosa di più?

Fino a qualche tempo fa, la perdita del cromosoma Y legata all’età, non rappresentava motivo di preoccupazione. Si riteneva infatti che questo cromosoma fosse un po’ sopravvalutato come portatore di informazioni genetiche, contenendo appena 71 geni (il cromosoma X ne ha 10 volte tanti).

In passato John Perry e i colleghi dell’Università di Cambridge hanno realizzato uno dei più grandi studi sull’entità della perdita del cromosoma Y nei maschi. Prendere le misure a questo fenomeno è molto semplice: basta fare un prelievo di sangue e andare a studiare i globuli bianchi. In questo modo, Perry ha scoperto che il cromosoma maschile non si trova più nel 40% delle cellule dei 70enni, che ne diventano orfane fino al 57% delle cellule dei 90enni e che, andando ancora oltre con l’età, scompare da più dell’80% delle cellule.

Eppure, queste cellule prive di cromosoma Y sembrano sopravvivere benissimo e continuano a riprodursi anche in sua assenza. Ma è possibile dunque che tutto ciò non abbia conseguenze sulla salute? Il sospetto è lecito, visto i maschi vivono in media 5 anni in meno delle donne. Per questo, Kenneth Walsh e colleghi dell’Università della Virginia (Usa), autori di un lavoro appena pubblicato sulla rivista Science, hanno deciso di studiare l’effetto della scomparsa del cromosoma maschile, legato all’età.

Sfruttando la metodica di gene editing Crispr-Cas9, sono andati a rimuovere il cromosoma Y da cellule emopoietiche (midollo osseo), che venivano in seguito trapiantate ad un gruppo di 38 topini. Questo trapianto di midollo ‘geneticamente modificato’, a livello del sangue periferico, riproduceva esattamente la condizione che si verifica nelle cellule del sangue negli anziani ‘umani’, ovvero la scomparsa del cromosoma Y dal 49-81% dei globuli bianchi.

I ricercatori americani hanno quindi seguito questi animali per un paio di anni, confrontandoli con i loro coetanei non ‘trattati’ con la Crispr. E la differenza tra i due gruppi è risultata evidente. I roditori privati del cromosoma Y presentavano in primo luogo un aumentato rischio di morte (solo il 40% di loro era ancora in vita al termine dei 600 giorni di osservazione, contro il 60% dei controlli); in più il loro cuore risultava più debole, presentando una riduzione del 20% della forza contrattile e un aumento della componente fibrotica, fenomeno che altera la funzione di pompa del cuore.

Eppure, il trapianto di midollo con cellule prive di cromosoma Y non provoca la scomparsa del cromosoma maschile nelle cellule miocardiche, ma solo nei globuli bianchi. Ma tanto basta, perché un tipo di globuli bianchi provenienti dal midollo, i macrofagi ‘senza Y’, andando ad infiltrare il cuore, induce le cellule cardiache a produrre questo tessuto connettivo non elastico che, accumulandosi, provoca la fibrosi ‘affatica-cuore’. Secondo i ricercatori americani, anche nell’uomo potrebbe verificarsi qualcosa di simile.

Andando a studiare il Dna e i dati di sopravvivenza di oltre 15 mila maschi registrati nella UK Biobank, un enorme data base britannico, Walsh ha evidenziato che la scomparsa del cromosoma Y da almeno il 40% dei globuli bianchi si associa a un aumento del 31% del rischio di morire di patologie cardiovascolari (compreso lo scompenso cardiaco), rispetto a chi conserva nelle cellule questo elusivo cromosoma.

L’ipotesi formulata dai ricercatori americani è dunque che la perdita del cromosoma Y, correlata all’età, si associ a una maggior fibrosi miocardica che, a sua volta, porta allo scompenso cardiaco e ad una mortalità precoce (anche di diversi anni) per cause cardiovascolari.

Insomma, il tanto sottovalutato cromosoma Y avrebbe al contrario un ruolo importantissimo per la salute del cuore e influenzerebbe la durata della vita. I ‘mediatori’ di tutto questo sarebbero i macrofagi privi di cromosoma Y, cellule che a seguito della perdita di questa manciata di informazioni genetiche, cambierebbero ‘personalità’, stimolando le cellule del cuore a produrre tessuto connettivo fibrotico, che finisce per impedire al cuore di contrarsi efficacemente, portando allo scompenso cardiaco e a tutto quello che ne consegue.

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