Virus del Nilo, che cos’è e come si cura

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In estate si moltiplicano gli allarmi legati a malattie – un tempo esotiche – trasmesse dalle zanzare. Ora al centro dell’attenzione c’è il virus del Nilo Occidentale, che ha causato la morte in Veneto di un uomo di 83 anni, contagiando due settantenni nel Padovano e a Modena.

Il virus del Nilo Occidentale, noto anche come West Nile Virus, nel 2020 ha fatto 5 morti nel nostro Paese, non è una novità. “Si tratta di una patologia provocata da un virus che ha come serbatoi le zanzare, ma anche gli uccelli e alcuni mammiferi – spiega a Fortune Italia il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano – Fa parte della famiglia dei Flaviviridae, stessa famiglia del virus della febbre gialla e si trasmette all’uomo attraverso alcune zanzare”.

Il virus ed è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile dal quale trae il nome. “Si tratta di una patologia che ormai è ubiquitaria: dal 1999 in Usa si sono visti i primi casi e poi il virus del Nilo è arrivato in tutto il mondo. Negli ultimi anni sta circolando anche in Italia, soprattutto al Nord”.

Come si manifesta? “In genere – dice Pregliasco – nel 75% dei casi è asintomatico, nel resto dà una forma simil-influenzale, ma nell’1% può dare encefaliti e meningiti e nello 01.% può determinare un decesso. Non c’è vaccino né una terapia specifica per le forme più gravi”.

“Da noi – continua Pregliasco – è presente in particolare nelle regioni del Nord, tanto che è uno degli esami eseguiti per il controllo del sangue. La prevenzione si attua attraverso il controllo delle zanzare”.

Serbatoi del virus sono infatti gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza, ricorda l’Istituto superiore di sanità (Iss).

La febbre del Nilo non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli.

Incubazione e sintomi

Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona.

Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

I sintomi più gravi comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.

La diagnosi

Viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa.

I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto – sottolineano dall’Iss – è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.

Prevenzione

Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:

  1. usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
  2. usando delle zanzariere alle finestre
  3. svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
  4. cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
  5. tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
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