Il benessere è la nuova priorità, anche sul lavoro

Aboca banner articolo

Puntare al proprio benessere  è diventata una necessità per la maggior parte degli italiani, anche sul posto di lavoro. Pandemie ed emergenze sociali portano conseguenze negative sulla salute psichica e fisica e sulla qualità della vita, che a volte durano per anni. Se guardiamo ai dati sulla condizione psicologica, i numeri sono impressionanti: la sintesi di 66 ricerche ci consegna una persona su tre con profondo disagio psichico, percentuale che sale al 41% tra i pazienti Covid. Una persona su due in quarantena ha sviluppato problemi di ansia e depressione. Con un circolo vizioso poco considerato: le persone con malessere psicologico si sono ammalate più facilmente di Covid (sino ad 8 volte) per l’impatto che la psiche ha sul sistema immunitario.

Partendo da questo quadro socio-economico complesso, il benessere viene percepito come obiettivo primario, e da perseguire nell’immediato. Per contro, il sistema economico di riferimento viene percepito come distante, mentre è sempre più forte la richiesta di ‘aiuto sociale’, rivolta spesso anche alle aziende in cui si lavora.  Questa la sintesi che emerge dall’indagine dell’Istituto Eumetra, voluta da BNP Paribas WellMakers, che opera proprio nell’ottica dell’offerta di soluzioni per il welfare aziendale e il wellbeing. Anche i dati dell’Osservatorio HR di Zucchetti, tra i principali partner di WellMakers nella definizione di piani di welfare e wellbeing, vanno a supporto di queste tesi.

Lo star bene, adesso, è una priorità
, come conferma un’indagine Eumetra, tanto che per i singoli soggetti il benessere attuale è una condizione da soddisfare ‘hic et nunc’, e passa in secondo piano la sostenibilità, intesa come progettualità per un domani migliore. Le aziende, invece, in linea con i propri obiettivi di responsabilità sociale, devono comunque contribuire alla realizzazione di quello sviluppo sostenibile che resta una priorità non rimandabile.

Le ricerche sono state presentate in occasione dell’evento “WellMakers: Welfare e HR in un mondo che cambia“, organizzato in partnership da BNP Paribas Italia, DoubleYou e Zucchetti proprio per confrontarsi su tematiche di welfare, wellbeing e sostenibilità.  Eumetra ha intervistato 272 tra responsabili delle risorse umane e titolari di imprese: il 52% di queste con oltre 500 addetti, si tratta per lo più di realtà imprenditoriali private e attive nei maggiori settori. 1000 interviste sono state fatte, invece, ai dipendenti di tali imprese, con istruzione media ed alta. Da questo spaccato, rappresentativo del mondo del lavoro italiano, è emersa una certa distanza fra la percezione che le aziende hanno rispetto ai servizi di welfare offerti – il 66% delle aziende pensa che i propri dipendenti siano nel complesso “soddisfatti” del welfare/wellbeing offerto – e la reale soddisfazione dei fruitori dei serivizi di wellbeing, pari solo al 39%. Alla domanda se l’azienda si impegni per il benessere generale dei propri collaboratori, i manager HR intervistati rispondono affermativamente per oltre il 45%, mentre gli addetti per poco più del 10%.

Stefano Colasanti, Responsabile BNP Paribas WellMakers: «Un percepito diverso che non solo può dipendere da quanto l’azienda condivida efficacemente con i propri collaboratori le informazioni sui piani di welfare sviluppati e messi in pratica, ma che evidenzia anche come ci sia ancora una non adeguata conoscenza delle potenzialità del welfare aziendale e della sua capacità di andare incontro alle richieste dei dipendenti e al miglioramento dell’attività lavorativa. BNP Paribas WellMakers opera con le imprese italiane per sviluppare piani di welfare concretamente utili, ma anche per fare formazione ed in-formazione su questo strumento a beneficio delle persone e della loro vita personale e professionale».

Ma le aziende vorrebbero fare qualcosa di più per migliorare il livello di soddisfazione dei propri collaboratori? Sì per ben l’89% del campione Eumetra: tra questi, il 50% ritiene servirebbero più risorse economiche e il 40% “una comunicazione più efficace sul valore e sull’utilità delle azioni implementate”.  Le aree di benessere desiderate sono, nell’ordine, maggiore ‘sostegno economico’ (buoni, ticket, rimborsi) e ‘finanziario’, come dichiara il 50% degli addetti intervistati; mentre è “salute e benessere” la risposta per la maggior parte dei rappresentanti delle aziende. Il “Bilancio Welfare” di Cerved aveva, ad esempio, sottolineato che le famiglie italiane nel 2021 hanno speso oltre 136 miliardi € per prestazioni nel campo della salute, dell’assistenza agli anziani ed altri familiari bisognosi di aiuto.

I due target si ritrovano allineati, invece, nel ritenere il welfare e il wellbeing validi strumenti a sostegno dei bisogni di conciliazione vita-lavoro (work-life balance).
A tale proposito, dal campione dell’Osservatorio Zucchetti HR (oltre 1.000 imprese di diversi settori e dimensioni), emerge che il 56% delle imprese ha introdotto, nell’ultimo anno, iniziative per il benessere dei dipendenti (orario flessibile, piani di welfare e soprattutto supporto psicologico). Questo valore raggiunge il 79% nelle grandi realtà imprenditoriali.

Si tratta di soluzioni legate principalmente a proposte di orari flessibili per l’equilibrio vita-lavoro e a sistemi di welfare, che integrano la remunerazione con benefit a supporto del lavoratore e della sua famiglia. Engagement e benessere sono oggi due aspetti fondamentali del welfare. Questi due concetti vengono intesi come supporto, senso di appartenenza e creazione di ambienti di lavoro motivanti’, si legge dall’Osservatorio Zucchetti HR.

Concorda la ricerca Eumetra, evidenziando come politiche di welfare e wellbeing soddisfacenti siano in grado di spingere i dipendenti a lavorare bene per raggiungere gli obiettivi aziendali: per la maggior parte del campione, infatti, l’attenzione al benessere si ripercuote positivamente sui target di business delle imprese (“sì molto” per il 38%; “sì abbastanza” per il 44%).

Secondo l’Osservatorio Zucchetti HR, per ottenere soddisfazione ed engagement, la sfida è informare adeguatamente il personale sui benefici pensati e proposti e arrivare alla loro massima spendibilità, soffermando l’attenzione anche sulla necessità di supporto psicologico: servizi di questo tipo forniti dalle aziende e strumenti di analisi dello stress lavoro-correlato saranno sempre più importanti per garantire engagement e benessere. Il tema sta diventando di forte attualità, durante la Pandemia, infatti, il focus è stato sulla salute del corpo, mentre ora sempre più prepotentemente si sta imponendo anche la salute della psiche della persona.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.