Cosa ricordi? Le differenze di memoria fra lui e lei

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Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, almeno quando c’è di mezzo la memoria. E se dimenticare un nome o un anniversario può essere motivo di contesa (specie nelle coppie), ora uno studio scientifico ‘certifica’ le differenze nella memoria tra i due sessi.

In pratica, le donne utilizzano un’area del cervello diversa da quella degli uomini per riempire i cassetti della memoria. Ed è normale se lei sembra dimenticare qualcosa in (spoiler), ma attenzione: è molto più difficile distrarla. Quindi, in pratica, gli uomini non hanno più scuse? In effetti è tutto un po’ più complicato di così, come sempre quando si tratta di cervello.

Il lavoro, coordinato dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Cnr e dal Telethon Institute of Genetics and Medicine di Fondazione Telethon, in collaborazione con altri Istituti del Cnr e con altre strutture di ricerca, ha permesso agli scienziati di identificare il meccanismo cerebrale attraverso il quale si decide quante informazioni ricordare durante l’apprendimento spontaneo.

Per anni abbiamo pensato che si potessero memorizzare ripetendo, studiando e ripassando. Ma cosa succede con le esperienze uniche, che non viviamo con l’intenzione di ricordarle? Per esempio, un ristorante dove abbiamo mangiato benissimo, del quale però non rammentiamo nome né indirizzo, o il primo bacio? Il lavoro pubblicato su Nature Communications è stato coordinato da Elvira De Leonibus dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) e del Telethon Institute of Genetics and Medicine (Tigem) della Fondazione Telethon, ed ha rivelato come la quantità di informazioni influenzi la nostra capacità di ricordare a lungo termine, in condizioni di apprendimento spontaneo.

Ma che cosa vuol dire? “Per esempio, in media tutti siamo in grado di ricordare un numero di telefono di 7 cifre per il tempo necessario a trascriverlo, ma quanti di questi numeri ricordiamo un’ora dopo, o il giorno successivo? Nel lavoro – spiega De Leonibus – abbiamo studiato, in un modello murino, i meccanismi biologici alla base di questo processo, in seguito alla scoperta casuale che i maschi e le femmine, quando vengono esposti al massimo numero di oggetti che possono memorizzare nel breve termine, ossia 6, il giorno successivo tendono a ricordarli in modo differente: i maschi li ricordano tutti, le femmine quattro”.

Ecco che arrivano le prime differenze fra i sessi. “Ci siamo quindi chiesti perché le femmine pongano un limite in questo trasferimento di informazioni e quali sono i meccanismi che si attivano nel cervello per imporlo. Abbiamo quindi scoperto – dice la ricercatrice – che i maschi attivano di più l’ippocampo, la regione corticale deputata alla formazione delle memorie a lungo termine, mentre le femmine attivano maggiormente i nuclei della linea mediana del talamo, posta sotto la corteccia, in particolare il nucleo reuniens, una regione più antica del cervello”.

Giulia Torromino e Vittorio Loffredo del Cnr-Ibbc, primi autori del lavoro, grazie al ricorso a sofisticate tecniche di manipolazione cerebrale che utilizzano le opsine, molecole prodotte dalle alghe che sono in grado di accendersi e spegnersi in risposta a un fascio di luce, hanno potuto attivare specifiche popolazioni di neuroni, consentendo un preciso studio delle funzioni cerebrali.

“Abbiamo ‘spento’ il reuniens nelle femmine e aumentato la memoria da 4 a 6 oggetti e ci siamo accorti che, così facendo, si ri-attivava anche l’ippocampo. Questo suggerisce che una parte di cervello più antica può prendere il controllo di porzioni del cervello che svolgono funzioni più complesse dal punto di vista cognitivo, e governarne l’attivazione”, chiarisce De Leonibus.

Il lavoro ha posto l’accento sul modo in cui il sesso biologico possa influenzare l’utilizzo dei circuiti cerebrali. E ha dimostrato innanzitutto – e qui arriva la sorpresa – che le femmine non ricordano meno dei maschi. “Se infatti tra i due sessi ci fossero differenze strutturali, non sarebbe possibile annullarle attraverso una semplice stimolazione delle medesime aree. Le differenze si trovano invece nel modo in cui gli stessi stimoli possono ‘accendere’ circuiti diversi nei due sessi”, aggiunge la ricercatrice del Cnr-Ibbc.

Ma per quale motivo la memoria ‘funziona’ in modo così diverso? “La situazione stimolo che abbiamo usato è l’‘incidental learning’, ossia l’apprendimento spontaneo per curiosità, che favorisce l’emergere di differenze di strategie mentali. Ad esempio, se durante la memorizzazione dei 6 oggetti distraiamo femmine e maschi con altri stimoli, la memoria dei primi ne risente, quella delle femmine si mantiene intatta”.

In pratica, è molto più difficile distrarre le femmine e influire, così, sulla loro memoria. “Questo – spiega la ricercatrice – suggerisce che i maschi usano una strategia maggiormente orientata alla memorizzazione a lungo termine, le femmine una indirizzata alla gestione degli stimoli nel contesto specifico. Nell’economia cerebrale, ogni azione mentale complessa, infatti, va a discapito di altre azioni; dunque nessuna delle due è superiore all’altra, dipende dalla situazione”.

Come spesso accade in questi casi, la scoperta ha aperto la strada a numerose domande, a partire dal motivo per il quale femmine e maschi abbiano privilegiato meccanismi tanto diversi quando si tratta di memoria. Meccanismi che entrano in gioco anche quando parliamo di economia dell’attenzione e di fruizione dei nuovi dispositivi digitali.

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