Covid, le nuove regole per la scuola

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Il terzo anno scolastico in era Covid è alle porte, e l’Istituto superiore di sanità ha emanato le linee guida che i dirigenti scolastici dovranno seguire per limitare o evitare i contagi all’interno delle scuole di primo e secondo grado. A ben vedere nessuna novità rispetto al passato. L’unica differenza sostanziale sarà la possibilità per alunni e insegnanti di fare lezione senza obbligo di mascherina. Oltre al fatto che in linea di massima potranno essere abolite le turnazioni nelle mense.

Le indicazioni su come gestire il ritorno a scuola degli studenti italiani arriva sulle scrivanie dei dirigenti scolastici in questi primi giorni del mese di agosto, a circa un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico. Un ritardo, le linee-guida erano attese per lo scorso febbraio, che molti presidi ritengono pregiudizievole rispetto alla possibilità di attuare tutte le misure necessarie a garantire un ambiente scolastico “a prova di Covid”. Ma tant’è. E anche quest’anno la scuola cercherà di fare del proprio meglio per gestire la situazione.

In dettaglio, l’Iss indica le misure utili a prevenire i contagi dal momento che le scuole riprenderanno la normale attività e alunni e professori torneranno ad animare le aule dei plessi scolastici. Questa volta senza obbligo di indossare alcun tipo di mascherina, né di mantenere uno specifico distanziamento interpersonale.

Insomma, dal documento diramato a tutte le presidenze scolastiche sembra trapelare un cauto ottimismo circa il fatto che ormai siamo in uscita dal tunnel “Covid”. Tanto che le misure preventive indicate sono pari-pari a quelle più soft che erano in vigore l’anno scorso. Partendo dall’igiene delle mani, immaginando che continuerà la distribuzione di gel disinfettante all’ingresso delle scuole. Passando poi per la sanificazione degli ambienti periodica a cui si può aggiungere un passaggio “straordinario” nei luoghi in cui dovessero presentarsi casi di positività a Sars-CoV-2.

Sempre confermata anche l’indicazione ai frequenti ricambi d’aria. In questo caso ci si deve riferire naturalmente a quanto sarà possibile fare semplicemente aprendo le finestre. Ricordano infatti i presidi che non è stato possibile attuare le migliorie necessarie per dotare gli edifici scolastici degli impianti di ventilazione e purificazione dell’aria consigliati dai virologi per mancanza dei fondi necessari (si parla di un fabbisogno di circa 2 miliardi di euro, 60mila euro a scuola).

A tutto ciò si associano le altre norme di buon senso che dovremmo aver imparato nei primi anni di pandemia: divieto di accesso a scuola in caso di sintomi da Covid e febbre a meno di avere un test diagnostico negativo, e uso di mascherina Ffp2 per il personale scolastico e gli alunni a rischio di sviluppare forme severe di Covid.

Sin qui le regole da seguire in caso la curva epidemica rimanga sotto controllo. Le linee-guida dell’Iss prevedono però anche altre indicazioni qualora lo scenario peggiori, contestualmente a un eventuale impennata dei contagi o della situazione sanitaria complessiva.

Se la situazione dovesse aggravarsi si tornerà al distanziamento sociale di almeno un metro, alla reintroduzione dell’obbligo di mascherine, chirurgiche o Ffp2, della turnazione nella somministrazione dei pasti nelle mense e dell’obbligo di consumare le merende al banco per limitare le occasioni di assembramento.

Ancora una volta, la terza da inizio era Covid, i presidi considerano le indicazioni congiunte di Istruzione e Salute troppo vaghe. Come rileva ad esempio il presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, Mario Rusconi, secondo cui molti passaggi delle linee-guida non offrono “indicazioni percorribili2 e sono molto generiche”. Puntando il dito anche sulle raccomandazioni in caso di recrudescenza dell’epidemia, come quella inerente l’obbligo di distanziamento sociale interno alle scuole: “Dopo quasi tre anni di epidemia ancora non ci si rende conto che parecchi studenti sono stati obbligati alla didattica a distanza perché molto aule non permettevano il distanziamento. La situazione in gran parte è rimasta immutata”.

Insomma, dopo aver speso quasi 120 milioni di banchi a rotelle che sono poi finiti accatastati nelle cantine delle scuole, ci si ritrova a rischiare di dover mettere dei pannicelli caldi nei luoghi dove i nostri figli trascorrono gran parte della loro giornata. O, peggio, di doverli costringere a nuove sessioni di Dad (didattica a distanza). Con le ben note conseguenze in termini di difficoltà nell’apprendimento e di iniquità di accesso all’istruzione a causa del gap tecnologico (assenza linea Internet e tablet) di molte famiglie italiane.

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