Sanità, una vena aperta nei conti dello Stato

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Tra differenze e convergenze i programmi dei partiti sulla Sanità dopo l’esperienza traumatica del Covid puntano sulla riforma dei servizi territoriali, il potenziamento degli organici degli operatori sanitari e il superamento delle liste di attesa. Sono argomenti presenti nei programmi di tutti gli schieramenti in campo. L’approccio alle soluzioni è diverso tra i diversi schieramenti: Centro Sinistra e Azione-Italia Viva si presentano agli elettori con un programma più dettagliato, pochi punti essenziali per il Centro Destra e i Cinque Stelle. La sanità è in massima parte di competenza delle Regioni che spendono tra il 70 e l’80 per cento delle risorse in Bilancio, non sempre restituendo servizi decenti.

In questa campagna elettorale, ovviamente, a parte i temi generali ci sono delle specificità su cui i singoli schieramenti puntano per contraddistinguere le loro proposte. C’è il richiamo alla farmacia dei servizi da parte del Pd/Centro Sinistra,  la necessità di un nuovo Piano pandemico e della revisione del Piano oncologico su cui punta il Centrodestra, l’istituzione di una “protezione civile sanitaria” da parte di Azione-Italia Viva. Il M5S torna a ribadire la necessità di evitare commistioni tra sanità e politica, un cortocircuito nefasto che negli anni ha reso il settore della sanità una vena aperta nei conti dello Stato.

Divisi quasi su tutto, Conte e il duo Renzi/Calenda, hanno le stesse idee sul richiedere una riforma del titolo V per restituire più poteri allo Stato in materia sanitaria. Poteri che dovrebbero perdere le Regioni.

L’argomento ticket, tema assai abusato nelle precedenti elezioni, sembra essere molto caro al Centro Destra che annuncia, ovviamente, la volontà di ampliare  in numero delle prestazioni sanitarie esenti.

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