Maskne, la nuova acne dilagata in pandemia

Maskne
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Punti neri e brufoli rossi e dolenti sul viso, che compaiono verso i 12-13 anni nei maschi e anche prima nelle femmine. L‘acne è un disturbo ‘antico’, che connota l’adolescenza, ma è decisamente peggiorato in pandemia. E questo a causa dell’uso prolungato delle mascherine, che ha portato gli esperti a coniare un termine nuovo: Maskne. Ma di che si tratta, e come intervenire? Fortune Italia lo ha chiesto a Anna Rita Giampetruzzi, responsabile Day Hospital Dermatologico Idi Irccs.

“Cominciamo col dire che l’acne in adolescenza è molto diffusa, la troviamo nel 75-90% dei casi, ed è ‘democratica’: colpisce maschi e femmine indistintamente. E’ dovuta agli ormoni in circolo, gli androgeni in particolare, sia di produzione gonadica che surrenalica, che hanno un’azione nell’aumentare la produzione della seborrea”, spiega la dermatologa. Risultato? Iniziano a comparire brufoli e punti neri.

L’effetto Covid

L’impiego della mascherina contro Sars-Cov-2 ha davvero favorito la diffusione dell’acne? “Negli ultimi anni è stata coniata la definizione di Maskne – afferma Giampetruzzi – che deriva dalla fusione di mask, mascherina e acne. Un’accentuazione o riesacerbazione acneica legata proprio all’utilizzo della mascherina, che in precedenza non era stato fisiologico. Tenere a lungo la zona di naso e bocca coperte altera il film idrolipidico, e lo squilibrio che si viene a creare nella flora batterica che normalmente popola la nostra pelle procura un effetto patogeno, scatenando un’aumentata produzione di sebo e un processo infiammatorio. Dunque la Mskne è una condizione tipica di questo periodo”. Che prima della pandemia non esisteva.

Anna Rita Giampetruzzi

I fattori esterni

Ma la mascherina non è il solo fattore da tenere d’occhio. “Le ghiandole sebacee presentano dei recettori sensibili ad alcuni neuropeptidi, come la sostanza P rilasciata nel corso della manifestazione dolorosa. Ma anche all’Igfr (recettore del fattore di crescita dell’insulina), ecco perché zuccheri raffinati e altri alimenti dolci peggiorano l’acne. Nel mirino anche lo stress: non a caso i ragazzi ci dicono che quando sono sotto esame la situazione peggiora. Ciò accade perché c’è un altro recettore, il CRhR (recettore per il rilascio della corticotropina), che si attiva in risposta agli stimoli stressogeni”.

Non è tutto. C’è “un peggioramento netto dell’acne legato al fumo e al consumo di latticini, per colpa di un altro recettore”. Insomma le ghiandole sebacee dei giovanissimi (e non solo) sono bersagliate dagli ormoni, ma risentono anche dell’effetto di stimoli esterni: stress, alimentazione, fattori ambientali.

I trigger da evitare e le strategie anti-acne

Come abbiamo visto cibi dolci, bevande zuccherate, fumo sono da evitare. Se lo stress è difficile da eliminare, l’attività fisica aiuta a tenerlo sotto controllo ed è “sicuramente migliorativa”. Ma ci sono anche aspetti da curare. “Non bisogna sottovalutare la detersione – spiega l’esperta – E’ importante usare sempre detergenti delicati, non aggressivi e non schiumogeni, perché non bisogna distruggere il film idrolipidico che protegge la nostra pelle. Altrimenti il rischio è quello di renderla più vulnerabile”.

Poi bisogna “commisurare la terapia, che può essere locale o per bocca, al problema. L’approccio, insomma, deve essere calibrato. Tenendo conto che esistono forme lievi, medie e impegnative di acne“. Se sono presenti papule o pustole e nella fase infiammatoria la manifestazione è decisamente più importante. “Il dermatologo valuterà il tipo di approccio più adatto: nelle forme più leggere si usano derivati della vitamina A a livello locale, con azione esfoliante, che migliorano anche l’aspetto di comedoni e microcisti”.

Se la forma è più impegnativa “si possono scegliere associazioni di retinoidi con antimicrobici o con il benzoiperossido a diverse concentrazioni”, continua la specialista. C’è poi l’acido azelaico, aggiunge, che si può usare in tutte le fasi dell’acne. “Nelle forme più impegnative si utilizza un altro derivato della vitamina A, questa volta per bocca. Dobbiamo dirlo ai ragazzi: l’acne si può trattare in modo efficace, e talvolta può anche auto-risolversi entro i 20-25 anni”. Ma esistono anche fattori genetici condizionanti o abitudini che possono farla perdurare.

“Il fatto è che a volte il problema si cura, migliora e poi ritorna. E questo disturba davvero molto i ragazzi, soprattutto in questa epoca social dove l’immagine ha tanta importanza. Ecco perché l’acne comporta sofferenza psicologica nei ragazzi”.

La stagionalità e i cosmetici

“Durante l’estate l’acne tende a migliorare, riacutizzandosi a fine stagione”, avverte l’esperta. Inoltre l’utilizzo dei cosmetici può rivelarsi dannoso. “E’ il caso del correttore, che può causare il peggioramento del problema. Vanno preferiti cosmetici oil free, ma il trucco in generale può alterare lo strato ‘barriera’ della pelle amplificando o scatenando il problema: questo è uno dei motivi per il quale l’acne dura più a lungo nelle ragazze”, conclude Giampetruzzi.

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