Riforma del 118, ecco perché occorre fare presto (e bene)

118
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Il Sistema di Emergenza territoriale 118 sia inserito al vertice della revisione del Pnrr in Sanità. Cessino sul 118 cecità, sordità, amnesia e ottundimento crepuscolare, cronici e recidivanti, delle istituzioni. È ora di suonare la sveglia a chi decide.

Il 118 non è un numero, ma è il Sistema dell’Emergenza territoriale nazionale, ossia lo scudo istituzionale che, di fatto, salva la vita degli italiani H24, tutti i giorni dell’anno. Ha un’importanza di valore assoluto e determinante e non può essere relegato al ruolo di Cenerentola del Ssn.

Ci chiediamo come sia possibile il permanere di questa assurda aberrazione che riguarda da almeno venti anni proprio il 118, e soprattutto cerchiamo di intravedere chi in concreto possa trarne vantaggio, per cui – irricevibile amaro paradosso – a fronte di una importanza dimensionale così rilevante e tangibile di cui fanno esperienza quotidiana sulla proprie pelle, e su quella dei propri cari, con il risultato netto di innumerevoli vite umane salvate, almeno 8 milioni di cittadini all’anno, il 118 è stato e viene sistematicamente escluso da qualsiasi provvedimento legislativo di investimento e di sostegno in Sanità, puntualmente assente dai fondi stanziati (oltre 37 miliardi) dagli ultimi 3 governi, totalmente scomparso dalla programmazione sanitaria del Pnrr, in cui mai è menzionato e in merito a cui non si è prevista l’allocazione di risorse di neanche un solo euro.

Si è addirittura istituita una riforma della Medicina del territorio senza includere il Sistema di Emergenza Territoriale, che di essa, legislativamente, è parte sostanziale e determinante.
Nel maggio 2018 la Società Italiana Sistema 118 denunciò pubblicamente sulla stampa nazionale lo stato di abbandono e di gravissima crisi del 118 nazionale.

La stessa Sis 118 si è fatta promotrice negli anni 2016 e 2019 di una svolta legislativa che sostenesse il potenziamento e la valorizzazione del Sistema dell’Emergenza Territoriale e dei suoi operatori, medici, infermieri e autisti-soccorritori, e soprattutto che assicurasse alla popolazione nazionale, e particolarmente a chi si trovi in pericolo di perdere la vita, standard uniformi e di eccellenza di soccorso e di accesso alle cure tempo dipendenti a livello dei vari territori regionali.

Puntando sulla necessità di contrarre al massimo i tempi di risposta agli eventi acuti e critici (accesso diretto al 118 senza passare dal 112, come previsto agli atti della legislazione europea), di aumentare i mezzi di soccorso sui vari territori in base ai tempi di percorrenza nelle aree urbane ed extraurbane, di aumentare a bordo dei mezzi di soccorso la presenza di personale medico – infermieristico secondo DM 70 (1 postazione medicalizzata ed infermierizzata ogni 60.000 abitanti), di riconoscere al 118 carattere di macrostruttura di livello dipartimentale, declinata come tale a livello provinciale e regionale, di dotare le Centrali Operative dei sistemi più avanzati di geolocalizzazione satellitare e di tecnologia in grado di consentire la connessione in tempo reale con tutti gli scenari di emergenza oltre che di assicurare percorsi di telemedicina, teleconsulto specialistico e teleassistenza da remoto secondo necessità, di prevedere indennità specifiche di rischio ambientale e biologico per tutti gli operatori del Sistema (medici, infermieri, autisti-soccorritori), di consentire il passaggio alla dipendenza su base facoltativa dei medici convenzionati con anzianità di almeno 5 anni, di istituire la figura professionale dell’autista-soccorritore.

Dal gennaio 2020 la maxiemergenza pandemica ed in particolare la popolazione nazionale hanno trovato nel Sistema 118, ed in tutti i suoi operatori, il baluardo “dalle spalle larghe”, che si è fatto carico di reggere l’urto impressionante delle centinaia di migliaia di emergenze cui si è fatto fronte in modo competente e strenuo, con totale abnegazione, lavorando in condizioni rischiosissime e a volte impossibili, nella trincea della prima linea, pagando anche, per tanti di noi, altissimo prezzo personale, a costo anche della vita.

Tutto questo, per lo Stato e la programmazione sanitaria dei vari governi non ha contato assolutamente nulla. Ripartiamo da qui. Da questa colossale colpevole dimenticanza dello Stato nei confronti delle numerose migliaia di suoi servitori dalla preziosa professione, vocazione e missione “salvavita”.

Ci chiamano la “prima linea”. Forse, considerata la realtà, potrebbe essere più indicato chiamarci la “linea zero”, perché esattamente zero è la considerazione che si è avuta, dagli ultimi 20 anni almeno sino ad oggi, del 118 e di noi operatori.

Sfide di primaria importanza attendono, ormai imminenti, il nostro Paese, tra cui, “in primis”, l’interrogarsi e l’agire del legislatore sulla visione del modello, sull’attuazione della sostanza, sul riscontro tangibile di qualità che si intenderà dare alla Sanità nazionale e in concreto alle persone, alla vita di ciascuno di noi. Il 118 nazionale chiede attenzione, rispetto e valorizzazione alle riforme dell’Italia che verrà.

*Mario Balzanelli, presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118 (SIS118)

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