Alzheimer, l’impatto dei geni e dello stile di vita

Alzheimer erica
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Sono circa 1 milione, in Italia, le persone malate di demenza, di cui la maggior parte affette da Alzheimer. Un piccolo esercito di persone a cui, giorno dopo giorno, vengono rubati memoria e ricordi.

Una recente ricerca internazionale ha individuato 75 regioni del genoma associate alla malattia di Alzheimer, 42 delle quali mai implicate prima. Se però la genetica non è modificabile, è importante adottare un corretto stile di vita e mantenersi socialmente, mentalmente e fisicamente attivi.

A ricordarlo è Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer), che in occasione della Giornata mondiale dedicata alla malattia ricorda come, con il Bando AGYR 2021, abbia finanziato alcuni progetti di ricerca legati agli stili di vita e prevenzione della malattia di Alzheimer.

La prevenzione è fondamentale, anche perché – sebbene la comprensione della malattia continui a migliorare – al momento non esiste una cura per l’Alzheimer. I farmaci disponibili mirano principalmente a rallentare il declino cognitivo e ridurre alcuni disturbi comportamentali. Per comprendere meglio le origini della malattia, una delle principali sfide della ricerca è quella di caratterizzare meglio i suoi fattori di rischio identificando i processi fisiopatologici in gioco e, quindi, proporre nuovi bersagli terapeutici.

Due docenti di Neurologia dell’Università di Firenze, Sandro Sorbi e Benedetta Nacmias (rispettivamente past president e vice presidente di Airalzh – Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) sono stati convolti nello studio del genoma relativo al più grande gruppo di malati di Alzheimer analizzato finora. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Nature Genetics, ha individuato le 75 regioni del genoma associate alla patologia.

“Questo studio – spiega Sandro Sorbi, docente di Neurologia presso l’Università degli Studi di Firenze e direttore Neurologia I dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze – è un enorme passo in avanti per capire meglio i meccanismi cellulari e i processi patologici alla base della più comune forma di demenza. Era già noto che l’Alzheimer ha una forte componente genetica, ma le 42 nuove regioni scoperte aprono ulteriori strade per la ricerca terapeutica”.

Oltre all’accumulo, nel cervello, della proteina beta-amiloide e della degenerazione della Tau – due processi correlati all’insorgenza dell’Alzheimer – i risultati hanno evidenziato alcune disfunzioni innate del sistema immunitario e delle microglia, ovvero cellule immunitarie presenti nel sistema nervoso centrale che svolgono un ruolo di “raccoglitore di rifiuti” eliminando le sostanze tossiche.

Se non si può intervenire sulla genetica, si può intervenire sui fattori ambientali, gli stili di vita, e l’accesso ai servizi sanitari, tutti elementi che possono influenzare il potenziale di salute e/o di malattia di ciascun individuo. Per questo Airalzh ha voluto sostenere alcuni progetti legati alla prevenzione della malattia di Alzheimer ed agli stili di vita.

“Un corretto stile di vita – dice Sorbi – comincia a tavola e prosegue nella vita quotidiana. Fatto confermato anche da una ricerca internazionale, pubblicata nel 2015, che ha analizzato le diete di oltre 2000 adulti raffrontandole con l’incidenza della malattia”.

Intanto la ricerca finanziata da Airalzh va avanti. Livia La Barbera, che opera presso il Campus Biomedico di Roma (Unità neuroscienze molecolari) sta conducendo un progetto di ricerca che si propone di studiare come l’assunzione di nanoplastiche tramite acqua potabile possa influire sulla fisiopatologia del cervello per studiare il loro potenziale effetto neurotossico.

Andrea Pilotto – Ricercatore presso l’Università degli Studi di Brescia, dove coordina numerosi progetti nazionali ed internazionali in ambito neurodegenerativo – sta svolgendo un lavoro che si propone di studiare l’invecchiamento sano ed il rischio di sviluppo della malattia di Alzheimer in 120 soggetti sani che verranno sottoposti a un ampio studio anamnestico e dei fattori di rischio vascolari, a test cognitivi, motori e dell’olfatto per identificare la probabilità di sviluppo di malattia di Alzheimer.

Emanuele Rocco Villani, dirigente medico geriatra presso l’Ausl di Modena, sta svolgendo un lavoro di ricerca clinica che si focalizza sull’interazione di un certo tipo di attività fisica con i disturbi della memoria. Questo progetto vuole coniugare un ciclo di attività fisica all’integrazione alimentare con gli aminoacidi essenziali, che possono essere considerati come dei “mattoni” dei muscoli e del cervello.

Le piantine di lavanda e di erica

Dal 21 al 25 settembre nelle Rsa Orpea del Nord Italia, a fronte di una donazione verranno proposte delle piantine di lavanda, il cui ricavato sarà interamente devoluto ad Airalzh.

Per sostenere tutti gli sforzi in campo scientifico portati avanti dall’Associazione e dai suoi ricercatori, come negli anni precedenti, torna l’iniziativa “Non ti scordar di te”. Dal 6 al 19 ottobre, nei supermercati ed ipermercati Coop di tutta Italia, sarà possibile acquistare un’erica calluna. Per ogni piantina venduta, verrà devoluto 1 euro ad Airalzh.

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