Antonio Marzano (DocPeter): sfide del futuro, la politica cambi mentalità

antonio marzano fortune italia
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Punta all’innovation technology  la DocPeterazienda creata da Antonio Marzano per la distribuzione e la gestione di prodotti destinati al mercato consumer, nel settore farmaceutico. Un giovane imprenditore con le idee molto chiare. Marzano, classe 1991, pensa che aver avuto un figlio in giovane età lo abbia di fatto aiutato a tarare le priorità del suo percorso di vita. Una visione chiara e concreta, quella che l’imprenditore, già nella lista 40under40 di FortuneItalia, ha voluto condividere  in questo confronto, volto a cogliere il punto di vista dei giovani imprenditori italiani in vista delle prossime elezioni politiche.

Lei ha dato un’impronta di successo all’impresa young nel nostro Paese, coniugando i temi dell’innovazione con la concretezza del business. Quale direzione vorrebbe veder tracciata dalla politica, in particolare in occasione di questa campagna elettorale?
Io credo che la politica, in questo momento, abbia davanti a sé una sfida enorme, quella di capire che la società e l’economia si muovono ad una velocità maggiore rispetto al ritmo ‘del palazzo’. Veniamo da due governi tecnici, che hanno avuto la responsabilità di prendere decisioni difficili, che la politica di fatto non ha voluto affrontare. E il tanto atteso tempo ‘più florido’, che poteva coincidere con la ripresa post pandemica, si è poi trasformato in un momento epocale e nessuno credo possa dire quando finirà, né come andrà a finire. Abbiamo necessità di scelte coraggiose, la digitalizzazione va ad un ritmo accelerato, lo stiamo vivendo sulla nostra pelle. Nell’health e nella sanità, nel mondo del benessere, stanno cambiando moltissime cose, è in atto una rivoluzione positiva. Il business model della nostra azienda ci ha consentito di cavalcare questa trasformazione, e credo che alla politica vada fatto capire che serve un cambiamento netto, che non basta essere assistenzialisti nei confronti del proprio elettore. Bisogna cambiare mindset, serve una nuova mentalità.

Quali sono i temi più importanti che vorrebbe vedere dibattere dalle forze politiche?
Io credo che un tema di cui si parla poco sia quello della famiglia. Ci troviamo di fronte ad un problema di decremento demografico enorme, che senz’altro si ribalta anche sugli asset economici e sociali del nostro Paese, e lì mi focalizzerei. Ci sono tanti giovani che non reputano necessario investire nella direzione della famiglia. Il mondo consumista in cui viviamo, in qualche modo, fa di tutto per mantenerli in uno stato di isolamento, ma credo che la vera chiave di svolta sia ritornare a dei valori più concreti, quello della famiglia in primis.

sanità digitale

Sanità ed health sono due punti strategici, soprattutto per la ripresa post pandemica. Su cosa bisognerebbe che la politica investisse per poter davvero far ripartire il Paese in questi due settori, che rappresentano una fetta importante del PIL italiano?
Il tema della salute, in questi anni, è emerso in maniera preponderante, ed il piano di Recovery Fund ha messo un accento importante sul settore dell’health. In Italia stanno sbarcando una serie di fondi di investimento che sono sempre più interessati al modo del care. Il nostro sistema sanitario si attesta ancora come uno dei migliori in Europa. Ma è indubbio che il comparto sia rimasto un po’ arretrato, dal punto di vista digitale, che prospetta invece sfide enormi. Vi do un dato, che fa capire quali siano i margini di cambiamento: oggi soltanto il 5% di ciò che viene acquistato del mondo della farmacia passa attraverso l’online, contro il dato europeo che si attesta intorno al 20%. Ci sono degli scenari di sviluppo che non possiamo neanche immaginare, e da questo punto di vista bisognerebbe accelerare il cambiamento verso nuovi modelli di business; far capire anche al sistema creditizio bancario che ormai, per concedere un credito, non basta parametrare solo i semplici indicatori. Bisognerebbe che le banche inizino a valutare anche modelli di business alternativi, altrimenti prestiamo il fianco sempre a fonti di investimento speculativi, e rischiamo che le nostre imprese vengano poi possedute da altre nazioni.

Se ci fosse l”occasione irripetibile’ per cambiare l’Italia, quale sarebbe, secondo lei? In cosa il nostro Paese deve puntare per elaborare un percorso di crescita reale?
Questo è un periodo storico che non ritornerà più, abbiamo di fatto la possibilità, in questo momento pur così critico, di vedere le cose in maniera completamente diversa. Dobbiamo far capire a chi gestisce le imprese, e soprattutto alle persone con un’età più matura, meno avvezze al cambiamento, che non basta ricevere un aiuto spot da parte del Governo, che non basta più puntare al credito d’imposta, ma bisogna cambiare proprio la mentalità con cui si interpreta il business. Faccio un esempio: spesso Amazon viene attaccata perché, in qualche modo, ha ridotto i consumi all’interno dei classici retail, eppure tutti noi acquistiamo lì, questo perché i business model stanno andando sempre di più verso la customer centricity. Non possiamo continuare ad ignorare le nuove esigenze dei consumatori. Quindi noi dobbiamo essere bravi a capire la direzione in cui il mercato e le esigenze dei customer si stanno sviluppando, per andare proprio in quella direzione. Io credo che l’Italia, e il Governo che verrà, sarà in grado di accettare queste sfide. Però bisogna stare attenti, perché ancora non stiamo parlando di riforme. Anche i fondi del Pnrr, ad esempio, non devono essere soldi utilizzati per l’assistenzialismo, ma risorse che vanno investite per impostare nuovi modelli di business e strategie di lungo periodo.

Quale dovrebbe essere, secondo lei, l’argomento principe di questa campagna elettorale, quello che reputa più importante e che dovrebbe aiutare la gente a scegliere chi votare?
In campagna elettorale vediamo spesso fare promesse irrealizzabili, che ci fanno sorridere. C’è una forte attenzione al consenso di breve termine, quello che poi ha portato alcuni partiti a scendere dal 30% al 10% nel giro di pochi mesi. La politica dovrebbe lavorare ad un programma di lungo termine, per non correre questo rischio. E’ necessario farlo, anche se è complesso e non porta risultati immediati, ma credo che quella sia la strada giusta da percorrere. Concetti chiave credo che siano umiltà e trasparenza, se vogliamo sintetizzare. Credo poi che la classe politica vada ‘riposizionata’. Nel marketing spesso si parla di brand awareness, riferito alle aziende, ecco credo che la classe politica abbia proprio necessità di un’attività del genere. Quando pensiamo alla classe politica, abbiamo in mente una situazione di grigio, poco chiara, lì io lavorerei moltissimo, puntando alla trasparenza: direi alla popolazione che non ci aspettano tempi felici, ma che se saremo bravi, e sapremo cambiare il modo di ragionare, potremo sfruttare questo tempo e farlo diventare una grossa opportunità.

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