Ospedali in Italia, a 50 anni dalla Malacarità

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“La tematica ospedaliera, che è amore da un lato e arida contabilità dall’altro”. Così dice il direttore sanitario dell’ospedale al discorso di fine anno a primari, consiglieri di amministrazione e presidente. Lo dice nelle prime pagine di un libro uscito 50 anni fa: ‘La malacarità’ di Eugenio Travaini.

E’ passato mezzo secolo, ma la spietata e consapevole descrizione dell’ambiente medico ed ospedaliero è da leggere: relazioni basate solo su interessi di carriera, di denaro, di potere, e non sulla missione, come allora si definiva la vocazione e la dedizione alla medicina.

L’avvertenza usuale – “tutti i personaggi di questo libro sono immaginari e ogni rassomiglianza con persone reali è puramente casuale” – stampata sull’edizione Rizzoli è palesemente superata dal riconoscibile scenario dell’ospedale di Legnano, dove Travaini divenne il direttore di uno primi centri di fisiatria in Italia.

Non piacque la descrizione, dopo il successo letterario e di vendita, ed era prevedibile, come capitò a Edgar Lee Masters e a Jules Renard. Il libro non è mai stato ristampato ed è stato dimenticato. E’ invece un prezioso spaccato della realtà sanitaria di qualche decennio fa, quando si concentrava negli ospedali il percorso del paziente e della sua malattia, con le mutue che assicuravano le prestazioni sul territorio.

Dopo qualche anno è arrivato il Servizio Sanitario Nazionale. Ora, dopo la pandemia, si vuole decentrare le attività verso il territorio, in particolare per le malattie croniche con l’organizzazione di ospedali di comunità, come allora esistevano piccoli ospedali nella provincia che svolgevano, di fatto, questo servizio.

Nel libro viene descritta la proliferazione dei posti letto con la remunerazione per giornata di degenza, la trasformazione di enti di beneficenza in strutture simil-aziendali, la trasformazione della professione con la stabilizzazione delle carriere.

E’ interessante rimarcare l’importanza del sistema di remunerazione per definire e delineare un cambiamento dell’organizzazione sanitaria, come avvenuto per i Drg trent’anni fa, e come sta avvenendo con i bundled payments o i Drg differenziati a seconda degli esiti in altri sistemi nazionali.

Con un Ssn in difficoltà, qualche avvertenza dal passato può esser utile.

Non esiste speranza di carità, di benevolenza e di umana compassione nelle relazioni descritte da Travaini, che amava la professione e la missione, come raccontato in altri libri, protagonisti malati con scoliosi o con un tumore. Resiste l’amicizia, resiste la preparazione, la tecnica, l’abnegazione, quanto basta per insistere e per curare l’umanità ferita, amore da un lato e arida contabilità dall’altro.

*Giuseppe Banfi, direttore scientifico dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi e docente dell’Università Vita Salute San Raffaele

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