Tumore della prostata metastatico la rivoluzione delle nuove terapie

tumore della prostata
Aboca banner articolo

La terza rivoluzione nel trattamento del tumore della prostata ormono-sensibile metastatico è iniziata lo scorso marzo, con la pubblicazione sul New England Journal of Medicine dei risultati dello studio di fase III Arasens di cui si è molto discusso anche al  recente congresso della società europea di oncologia (Esmo).

Due le novità di questa rivoluzione: il farmaco darolutamide, un potente inibitore del recettore degli androgeni, somministrato all’interno di una triplice terapia di associazione, insieme ad un chemioterapico e alla terapia di deprivazione androgenica. E i risultati dimostrano che tre farmaci sono meglio di due per centrare l’obiettivo più alto della terapia oncologica, la sopravvivenza, senza dimenticare il controllo dei sintomi, componente principe della qualità di vita.

Nello studio Arasens, con la triplice terapia di associazione, la sopravvivenza è risultata aumentata di oltre il 30% rispetto alla ‘doppietta’ chemioterapico-terapia di deprivazione androgenica. Insomma, siamo di fronte ad un nuovo standard di terapia per il tumore della prostata metastatico ormono-sensibile. 

“Il principio della terapia dei tumori della prostata – ricorda Enrico Cortesi ordinario di oncologia presso l’Università Sapienza, Policlinico Umberto I di Roma – è bloccare il meccanismo alla base della proliferazione cellulare, cioè il testosterone, che funziona da ‘carburante’ per la crescita di queste cellule. Se la prima linea ormonale mira a ridurre la produzione di testosterone, i farmaci di seconda linea ormonale, come darolutamide, funzionano interagendo con i recettori degli androgeni”.

“All’inizio i farmaci venivano utilizzati in sequenza, cioè uno dopo l’altro, quando la malattia andava in progressione; negli ultimi 5-6 anni però una serie di studi hanno dimostrato che utilizzare da subito due farmaci in associazione (chemioterapia e terapia di deprivazione androgenica), all’inizio della malattia metastatica nei pazienti più giovani, che sono quelli a prognosi peggiore, dava benefici di sopravvivenza maggiori. Infine, lo studio Arasens ha dimostrato che risultati ancora migliori sulla sopravvivenza si possono ottenere associando da subito tre farmaci diversi all’inizio della malattia metastatica (chemioterapia, terapia di deprivazione androgenica e un inibitore del recettore degli androgeni, come darolutamide). Tre insomma è meglio di due”.

Questo studio ha inoltre dimostrato che l’aggiunta di darolutamide, non solo allunga la sopravvivenza del 30% ma migliora anche la qualità di vita, cioè offre un miglior controllo dei sintomi correlati alla malattia, senza lo scotto di una maggior tossicità. La triplice terapia consente insomma a questi pazienti di vivere di più e, soprattutto, di vivere meglio. E questo è molto importante in un tumore come quello della prostata per il quale vengono prescritti trattamenti che devono durare molti anni. “Fondamentale – sottolinea Cortesi – naturalmente è la corretta selezione dei pazienti”.

Nei sei anni dal 2015 al 2021, la mortalità per tumore della prostata in Italia si è ridotta del 14,6%. Un risultato ottenuto grazie alla prevenzione e ai progressi delle cure. In Italia si registrano circa 36 mila nuove diagnosi l’anno di questo tumore, con il quale convive oltre mezzo milione di italiani, con forme molto eterogenee rispetto all’aggressività.

“Sono tante le professionalità – conclude Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica Aiom – che hanno contribuito ai progressi del trattamento di questa neoplasia, che va gestita in maniera multidisciplinare tra oncologi, radioterapisti, chirurgo urologo, psico-oncologo già alla diagnosi, idealmente all’interno di una ‘Prostate Unit’. Le diverse opzioni di trattamento, sono gravate da diverse tossicità e vanno discusse con il paziente che deve esprimere le sue preferenze rispetto alla scelta del trattamento”.

“Per le forme di piccole dimensioni e scarsa aggressività i pazienti possono essere sottoposto a sorveglianza attiva, cioè a monitoraggio con esami periodici. Al contrario, le forme metastatiche possono avere un impatto importante sulla vita quotidiana; molti pazienti non riescono a dormire o a camminare per il dolore, in particolare in caso di interessamento delle ossa. Di qui il forte bisogno di terapie in grado di garantire una buona qualità di vita alle persone con malattia metastatica”. 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.