Le sostanze psichedeliche e il nostro cervello

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Nel 1966 lo psicologo di Harvard Timothy Leary, che stava esplorando l’impatto delle sostanze psichedeliche sulla mente, incoraggiò gli americani a “sintonizzarsi, accendersi e spegnersi”. Più di 50 anni dopo, gli americani lo stanno ancora ascoltando.

L’uso di Lsd, ecstasy e altri allucinogeni è aumentato dal 2015 e gli ultimi dati mostrano che 5,5 milioni di persone hanno assunto sostanze psichedeliche nell’ultimo anno.

Le sostanze psichedeliche hanno una lunga storia di utilizzo nei rituali di guarigione e nelle cerimonie religiose in tutto il mondo. Sia il peyote che la psilocibina sono originari del Nord America e sono al centro di alcune pratiche spirituali delle popolazioni indigene.

Ma “è diventata una gran moda tra alcuni gruppi demografici, come l’intellighenzia che ha letto i libri [come This is Your Mind on Plants] di Michael Pollan”, afferma Albert Garcia-Romeu, assistente alla cattedra di psichiatria e scienze comportamentali alla Johns Hopkins.

La ricerca sugli effetti terapeutici delle sostanze psichedeliche è iniziata negli anni ’50 e i primi risultati hanno mostrato che gli allucinogeni erano promettenti come trattamenti per l’alcolismo e i disturbi mentali, ma l’aumento dell’uso ricreativo ha scatenato reazioni negative e stigmatizzazioni.

“[La ricerca] ha subito una battuta d’arresto, soprattutto a causa delle associazioni alla controcultura delle sostanze psichedeliche e dell’abuso diffuso”, afferma il dottor Michael P. Bogenschutz, psichiatra e direttore del Nyu Langone Center for Psychedelic Medicine. “Con il passare del tempo… la ricerca è ripresa e abbiamo iniziato a esaminare il potenziale clinico di queste droghe“.

L’interesse è esploso: si prevede che il mercato globale delle sostanze psichedeliche raggiungerà gli 8 mld di dollari entro il 2029, rispetto ai 2,9 mld del 2021. Esistono numerose sostanze diverse, ma la ricerca attuale si concentra su tre ‘classici’:

  • Lsd: questa droga prodotta in laboratorio è stata sintetizzata per la prima volta nel 1938. A dosi di 200 microgrammi, considerate un’alta dose psicoattiva, secondo Garcia-Romeu l’allucinogeno orale ha dimostrato di avere un beneficio terapeutico nel ridurre l’ansia.
  • Ayahuasca: l’allucinogeno contiene un mix di diverse piante presenti in Amazzonia e ha forti effetti psicoattivi che hanno dimostrato di avere effetti antidepressivi e anti-dipendenza. “Il dosaggio è più complicato perché le sostanze coinvolte sono molteplici… e non esiste una formulazione standard”, spiega Garcia-Romeu.
  • Psilocibina: Il composto allucinogeno presente in oltre 200 specie di funghi “magici” è uno psichedelico naturale. In laboratorio, i ricercatori somministrano da 20 a 30 milligrammi di psilocibina pura per verificare le proprietà antidepressive, ansiolitiche e anti-droga.

Nyu Langone e Johns Hopkins sono tra gli atenei, tra cui l’Università del Texas di Austin, la Washington University di St. Louis e l’Università della California di San Francisco, che hanno istituito centri di ricerca sulle sostanze psichedeliche per condurre studi clinici sull’impatto delle droghe sull’alcolismo, sull’addio al fumo, sulla depressione e sul disturbo da stress post-traumatico. I risultati sono stati così promettenti da spingere Garcia-Romeu a ritenere che l’approvazione della Food and Drug Administration per l’uso dell’allucinogeno Mdma, o ecstasy, per il trattamento dello stress post traumatico potrebbe arrivare già nel 2023.

“Studi più piccoli hanno iniziato a dimostrare che forse [le sostanze psichedeliche] non erano così rischiose”, dice Garcia-Romeu. “Ci sono anche dei veri e propri benefici terapeutici“.

Cosa succede al cervello 

Le sostanze psichedeliche hanno effetti allucinogeni. Il cosiddetto “trip” è dovuto al modo in cui le droghe influenzano il cervello: gli psichedelici classici come la psilocibina e l’Lsd si legano ai recettori della serotonina, cambiando il modo in cui il neurotrasmettitore vive l’umore, la cognizione e la percezione.

Bogenschutz osserva che le reti cerebrali diventano più connesse e meno organizzate, causando profondi cambiamenti nella coscienza e nella percezione, nel senso dello spazio, del tempo e della realtà; queste droghe sembrano inoltre promuovere la neuroplasticità, ovvero la capacità dei neuroni di rimodellarsi e di formare nuove vie di comunicazione nel cervello.

“I farmaci permettono al cervello di cambiare più di quanto farebbe normalmente”, aggiunge.

“Nel contesto della terapia, una maggiore neuroplasticità può portare a una maggiore capacità di apprendimento e a cambiamenti nei modelli di pensiero, nelle risposte emotive e, in ultima analisi, a cambiamenti nel comportamento”.

Sulla base di questi effetti, la ricerca attuale sta esplorando il potenziale degli psichedelici per aiutare condizioni come la dipendenza da oppioidi, il morbo di Alzheimer, l’anoressia e la malattia di Lyme.

Nonostante il loro potenziale terapeutico, le sostanze psichedeliche  sono state aggiunte al Controlled Substances Act nel 1970 e rimangono illegali a livello federale. La loro classificazione come stupefacenti alla categoria I significa che i ricercatori hanno bisogno di licenze per possedere e somministrare i farmaci durante gli studi clinici e che sono in vigore protocolli rigorosi per il loro uso.

Dosi elevate – da 20 a 30 milligrammi di psilocibina pura – vengono somministrate in cliniche specializzate e i pazienti sono monitorati fino a otto ore per garantire che non ci siano effetti negativi; fanno parte del trattamento anche le sessioni di assistenza post-ospedaliera con professionisti della salute mentale per parlare dell’esperienza e di come cogliere gli effetti terapeutici.

“Non si tratta di un farmaco del tipo ‘prendine due e chiamami domattina’ o di un dispensario di cannabis dove entri con una [ricetta] e te la porti a casa”, spiega Garcia-Romeu. “Si fa tutto in una clinica speciale, sotto supervisione“.

Bilanciare benefici e rischi

In alcune città e Stati americani, l’uso della psilocibina e di altre sostanze psichedeliche sta prendendo piede.

Nel 2020, l’Oregon ha approvato una misura che lo ha reso il primo Stato a legalizzare l’uso terapeutico e supervisionato della psilocibina; il Texas e il Connecticut hanno seguito l’esempio e il Colorado è in votazione in autunno. Diverse città, tra cui Santa Cruz, Ann Arbor e Seattle, hanno approvato provvedimenti che depenalizzano la psilocibina e altre sostanze psichedeliche di origine vegetale.

Mentre la ricerca sui potenziali effetti benefici degli psichedelici fa notizia, i ricercatori sono costretti a confrontarsi con i potenziali lati negativi della loro ricomparsa. In un articolo di Jama Psychiatry del 2022 si avverte che, senza una gestione clinica ottimale e ulteriori studi per comprendere gli impatti e i rischi, la ricerca potrebbe arrestarsi come è accaduto decenni fa. I ricercatori hanno avvertito che “l’aggiunta di sostanze psichedeliche  a paradigmi psicoterapeutici marginali o non provati può aumentare il rischio di… danni“.

Fra i rischi:

  • aumento della frequenza cardiaca
  • nausea
  • intensificazione delle esperienze sensoriali
  • problemi di sonno
  • panico che può durare fino a 12 ore.

Inoltre, l’acquisto di Ayahuasca, Lsd o funghi magici per la strada è illegale nella maggior parte degli Stati Uniti e non offre alcuna garanzia di purezza.

“È qualcosa con cui il settore deve confrontarsi, perché c’è il rischio – e forse sta già accadendo – che le persone leggano i promettenti risultati scientifici e i resoconti un po’ esagerati della stampa… e abbiano l’impressione che tutto ciò sia sicuro e possa essere usato in modo autonomo per sentirsi meglio”, dice Bogenschutz. “Potremmo metterci nei guai”.

L’articolo originale è su Fortune.com

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