Crisi dell’energia e pharma, l’analisi di Kennedy (Msd)

Msd produzione vaccini
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La guerra in Ucraina, la crisi dell’energia e Covid-19 (che ancora si fa sentire): si tratta di tre sfide che avranno un impatto sulla supply chain di farmaci e vaccini.

“Quando si verifica una crisi di questo tipo, i costi sul breve termine salgono“, commenta a Fortune Italia Craig Kennedy, Global Head of Transformation and Supply Chain Management di Msd, a margine dalla visita allo stabilimento di Haarlem del gruppo farmaceutico.

Craig Kennedy, Msd’s Global Head of Transformation and Supply Chain Management

Msd è un’azienda con oltre 130 anni di storia, che impiega 68 mila persone nel mondo (solo in Olanda dà lavoro a oltre 5mila persone) e investe 12,2 mld di dollari l’anno in ricerca e sviluppo. In Europa conta 18mila dipendenti, 21 siti produttivi e 218 trial clinici in corso, per un totale di oltre 20mila pazienti coinvolti. Cosa accadrà questo inverno?

“Tre settimane prima dell’attacco russo in Ucraina – spiega Kennedy – abbiamo stimato che le possibilità di una invasione fossero elevate, così abbiamo iniziato a lavorare specificamente per assicurare la prosecuzione delle forniture. Crisi di questo tipo ci costringono a prendere in considerazione tutte le  alternative possibili, spesso più costose. Ecco perché occorre avere un’ottima conoscenza del mercato, saper diversificare e collaborare. La buona notizia è che questi costi possono comunque essere ridotti nel tempo“, dice. Anche se nel caso del pharma, naturalmente, andranno assorbiti dalle aziende (il settore farmaceutico non può limitarsi come altri ad alzare il prezzo dei suoi prodotti).

“Occorre intervenire per rendere i processi più efficienti e allo stesso tempo sforzarsi al massimo per assicurare le forniture. Nel caso della Russia – spiega il manager – noi continuiamo a fornire i medicinali ai pazienti, anche se abbiamo interrotto ogni altro investimento nel Paese”. Attualmente per Msd “i costi per assicurare le terapie ai pazienti in cura in Russia sono lievitati di 7 volte rispetto a prima della guerra”.

Non è tutto. La guerra continua, e l’Europa fa in conti con la crisi dell’energia. “Non ci sono dubbi che ci sarà un impatto sui costi di produzione dei farmaci. Bisogna anche dire che la nostra azienda, insieme alle altre, sta investendo per ridurre i consumi energetici e trovare fonti alternative”.

L’industria farmaceutica “deve sempre avere una prospettiva di lungo termine”, insiste il manager. Tra l’altro una delle caratteristiche dell’Europa, in generale, è proprio “la resilienza, insieme alla capacità di innovazione: a livello di aziende ma anche di persone”.

Per Kennedy, che si definisce un ottimista, le crisi sono occasioni per apprendere preziose lezioni. Da quest’ultima il pianeta potrebbe uscire dando una svolta più green alla produzione, anche quella farmaceutica. E l’Europa scoprirsi più forte e autosufficiente. “Dobbiamo imparare dalle crisi, e restare ottimisti”, conclude.

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