Incubo disconnessione, la psiche e l’accesso limitato a Internet

disconnessione
Aboca banner articolo

Adolescenti e rete, il rapporto è difficile. Mentre si affollano le evidenze che mettono in luce quanto i teen-ager tendano a stare troppe ore davanti a smartphone tablet e simili, con possibili ripercussioni sul benessere psicofisico, c’è tuttavia chi percorre una via alternativa.

E arriva a vedere non tanto nella sindrome da “overuse”, quanto piuttosto nel “divide” con conseguente disconnessione, le cause del malessere psicologico di tanti, giovani e non. Sarebbe insomma l’accesso limitato ad Internet, più che l’eccesso di utilizzo, a creare difficoltà.

La visione “eretica”, che fa comunque riflettere in chiave di sindrome da disconnessione, viene da una ricerca coordinata da Keith Hampton del Quello Center presso l’Università Statale del Michigan, apparsa su Social Science Computer Review.

L’esperto non ha dubbi. La disconnessione, rivela, è una minaccia ben più aggressiva per la psiche rispetto all’abuso dei social e dei videogiochi che, nella visione di Hampton, sono invece strumenti di socializzazione in grado di aiutare i giovani a formarsi un’identità.

Così, chi non riesce a collegarsi alla rete fuori dalla scuola, come può avvenire negli ambienti rurali degli Usa, diventa quasi una sorta di campione di controllo per valutare quanto e come la rete impatti sulla psiche.

Valutando quanto emerso in termini di autostima e di spazi sociali per oltre 3.000 giovanissimi con difficoltà a rimanere connessi per il “digital divide” in confronto a chi invece aveva un controllo da genitori ed ambiente sul tempo passato davanti allo schermo e a chi invece non aveva limiti particolari, l’equipe di Hampton ha individuato una serie di condizioni di rischio psicologico e di conseguente ridotta autostima. A rischio sarebbero soprattutto le ragazze.

Ma più in generale, l’autostima tendeva a scendere in chi aveva valutazioni non propriamente positive a scuola. Ma soprattutto chi aveva uno scarso accesso a Internet a casa e gli adolescenti ipercontrollati dai genitori tendevano ad avere un’autostima sostanzialmente inferiore.

Insomma: anche chi passava molto tempo davanti allo schermo, alla fine dei giochi, risulta avere una percezione del proprio io migliore rispetto a chi sta lontano da smartphone e tablet, sia per problemi di collegamento di rete, sia per genitori che controllano troppo il tempo passato online.

Morale della ricerca: il vero isolamento non si crea stando da soli davanti allo schermo, andando avanti con percezioni varie e scambi di impressioni e pareri, ma piuttosto senza poter condividere social, giochi, video e altro.

La disconnessione diventa un freno alle potenzialità di condivisione, con conseguente reale isolamento dei giovani. Almeno così la pensa Hampton con il suo team lanciando una controcrociata a favore del tempo libero in rete.

“Se i genitori esercitano troppo controllo sul tempo che i figli trascorrono sugli schermi, tagliano i bambini fuori dai coetanei e dal supporto sociale che protegge la salute mentale”, è un suo commento.

Va detto, per precisione, che il sondaggio cui fa riferimento l’intero impianto di questa visione sicuramente “disrupting” è stato condotto in tempo di pandemia, con un naturale acuirsi di distanze e mancanza di collegamenti. Ma ciò non significa che non si debba contrastare il “divide” in grado di tenere lontano da una connessione stabile e veloce tanti giovani. E non solo loro.

Lo studio, in ogni caso, è controcorrente rispetto al “mainstream” sul tema, che propone spesso la necessità di disintossicarsi dall’eccessiva invadenza della rete e dei social nella vita di ognuno di noi. Non epr nulla Negli Usa è stato coniato il termine “digital detox”, che identifica il processo di disintossicazione dalla dipendenza “digitale” ed è stata anche organizzata una campagna di sensibilizzazione, la “National Day of Unplugging” che promuove una tregua di 24 ore dalla tecnologia.

L’importante però è organizzare il tempo libero. Altrimenti c’è il rischio di trovarsi disconnessi. E per i giovani, non essere nel centro della rete invisibile di amicizie e informazioni veicolata dal web può significare un calo della propria percezione di valore. Con conseguente impatto dell’autostima. Da evitare, se possibile, anche perché in chiave evoluzionistica in chiave evoluzionistica stiamo facendo una corsa davvero difficile da sopportare per il nostro organismo.

La “trasformazione” digitale, nell’ambito di un corpo che ha impiegato milioni di anni per il suo percorso evolutivo, è stata ed è drammaticamente rapida e turbinosa. Il nostro modo di rapportarci con il mondo esterno si è rivoluzionato negli ultimi vent’anni – tempo estremamente breve se si considerano i tempi di mutamento delle abitudini dell’umanità – con lo sviluppo di una sorta di “dipendenza” dai mezzi di connessione. L’adattamento non è semplice. Né in un senso, come ricorda Hampton, né nell’altro. Se gli eccessi sono negativi, anche l’ansia da disconnessione può essere un problema.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.