Perchè medici e infermieri dell’emergenza sono scesi in piazza

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Per qualche tempo la pandemia ha cancellato proteste e manifestazioni, e i medici sono stati chiamati eroi. Così colpisce vedere medici ed infermieri dell’emergenza urgenza scendere in piazza a Roma, di fronte alla sede del ministero della Salute.

Stipendi troppo bassi? Burnout? Carenze e superlavoro? A spiegare i motivi della protesta è la Simeu, Società scietifica la cui missione principale è focalizzata su ricerca e formazione, che ha voluto accendere i riflettori sulla crisi della professione, e dei pronto soccorso, messi a dura prova dalla pandemia, ma anche da anni di mancata programmazione.

Un’azione che ha avuto i primi frutti. Una delegazione è stata infatti ricevuta dall’ ministro Orazio Schillaci e dal Capo Segreteria Tecnica Mattei, che hanno incontrato Fabio De Iaco, presidente nazionale, Antonio Voza segretario nazionale e altri rappresentati della società scientifica.

“Un momento preliminare nel corso del quale sono state messe sul tavolo le problematiche dell’emergenza urgenza, a partire dalla più immediate, quali la necessità di inserire risorse umane negli organici dei Pronto Soccorso e dei 118 e di collocare in organico specializzandi italiani secondo nuove regole”, riferisce il presidente nazionale Simeu.

“Abbiamo avuto un incontro con i medici di pronto soccorso per stabilire un contatto e avere una programmazione idonea per cercare di risolvere rapidamente – ha detto poi il ministro Schillaci – i problemi di questi lavoratori ai quali teniamo molto. Perchè sono cruciali per il Ssn“.

“Abbiamo parlato – ha fatto sapere De Iaco – della necessità di riconoscere il lavoro in pronto soccorso quale professione usurante per i medici e gli infermieri. E del bisogno di progettare un nuovo impianto della struttura ospedaliera, a partire dalla legge di riorganizzazione degli ospedali, la Legge DM 70, sulla quale c’è ancora un lungo lavoro da fare”.

I medici e gli infermieri dell’emergenza e urgenza si rendono disponibili a collaborare in tavoli di lavoro mirati a “rifondare un sistema cruciale per la tutela della salute dei pazienti in tempi rapidi”.

Gli organici

Secondo le stime mancano circa 5000 medici dell’emergenza al Ssn. Semplificando, mancano di fatto 3 medici su 10.

Gli accessi

Rispetto ai 20.000.000 accessi annui in pronto soccorso, 16.400.000 (82%) pazienti vengono gestiti in Pronto Soccorso e dimessi a domicilio entro 48h, mentre 2.800.000 (14%) pazienti vengono ricoverati in reparti ospedalieri, con un tempo di attesa del posto letto molto variabile localmente, ma che
a livello generale certamente non corrisponde alle 6 ore previste dagli standard internazionali,  precisano i medici Simeu.

Più del 50% dei pazienti urgenti è costretto ad aspettare non meno di 9 ore. Ma in molti contesti locali la media di attesa è molto superiore, giungendo a non meno di 3 giorni

Decessi in pronto soccorso

Un dato sconcertante emerge dall’indagine di Simeu sui decessi di pazienti deboli che avvengono in Pronto Soccorso dopo almeno 24 ore di permanenza, un tempo di gran lunga superiore a quello previsto per un percorso clinico diagnostico in urgenza.

Si tratta “di persone in condizioni gravissime, spesso in fase terminale che dopo aver terminato il proprio iter diagnostico-terapeutico in urgenza necessiterebbero di un’assistenza specifica e dignitosa in un letto di degenza che purtroppo, per carenza, non trovano”.

Ebbene, sono almeno 18.000, secondo le proiezioni Simeu, le persone che muoiono in Pronto soccorso. Un numero che descrive una condizione di pesantissimo impatto sui pazienti e sui loro cari, al quale si associa il peso che grava, sotto il profilo umano, etico e professionale, sui professionisti – medici e infermieri – che vivono “quotidianamente situazioni psicologicamente inaccettabili dettate da carenze organizzative e strutturali”. Ecco perché salvare l’emergenza urgenza, affermano i medici Simeu, significa salvare persone.

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