Non chiamatelo vaiolo delle scimmie, perchè l’Oms sceglie mpox

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Disinformazione e stigma. Il caso ‘vaiolo delle scimmie’, esploso a maggio del 2022, si è trascinato sin dall’inizio un’ideologia piuttosto discriminatoria: l’improvvisa trasmissione di un virus animale da uomo a uomo e la diffusione dopo un affollato raduno gay, ha fatto sì che in tanti bollassero la malattia come un nuovo ‘virus dei gay’. E la stessa nomenclatura (in inglese monkeypox) è stata interpretata come negativamente impattante su settori come commercio, viaggi, turismo.

Così fin dall’inizio dell’epidemia, arrivata a quota 81.107 casi in 110 Paesi, con 55 morti, durante diversi incontri, pubblici e privati, un certo numero di persone ha espresso preoccupazioni e richiesto all’Organizzazione mondiale della sanità di trovare una soluzione per cambiare il nome della malattia. Ed è per questo che, a seguito di una serie di consultazioni con esperti globali, l’Oms ha fatto sapere che inizierà a utilizzare un nuovo termine: ‘mpox’. Mentre ‘vaiolo delle scimmie’ sarà gradualmente eliminato.

Ma non da subito, e non dalla letteratura scientifica, naturalmente. Che dal 1970 (anno in cui questo tipo di vaiolo ha ricevuto il suo nome, dopo essere stato scoperto nelle scimmie in cattività dodici anni prima, nel 1958) ha raccolto dati e studi.

Nuovi nomi per le malattie

La ri-denominazione dei virus e delle malattie è un’operazione complessa, che può comportare una serie di rischi, a cominciare dalla discontinuità e dall’incoerenza. Trovare nomi alternativi che in nessun caso risultino ambigui o offensivi inoltre, è meno semplice di quanto possa sembrare: tenendo presente che un nome potrebbe funzionare in una certa lingua o cultura ma non in un’altra.

Per questa ragione, nel corso del processo di consultazione, sono stati ascoltati vari organi consultivi, inclusi esperti dei comitati medico-scientifici e di classificazione e statistica, costituiti da rappresentanti delle autorità governative di 45 Paesi.

L’assegnazione di nomi a malattie nuove e, in via del tutto eccezionale, a malattie esistenti è responsabilità dell’Oms, ai sensi della Classificazione internazionale delle malattie (ICD) e della Famiglia delle classificazioni sanitarie internazionali dell’Oms. Di solito il processo di aggiornamento dell’ICD può richiedere diversi anni. In questo caso è stato accelerato, pur seguendo i passaggi standard.

Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha riferito che ‘mpox’ diventerà il termine principale quando ci si riferisce a questa malattia, ma che sarà necessario “un periodo di transizione di circa un anno”. Ciò sarà utile a mitigare le preoccupazioni sollevate dagli esperti sulla confusione causata da un cambio di nome nel bel mezzo di un’epidemia globale. E darà anche il tempo di completare il processo di aggiornamento dell’ICD e delle pubblicazioni dell’Oms.

Il nuovo ‘mpox’ sarà incluso nell’ICD-10 online nei prossimi giorni. Farà parte della versione ufficiale del 2023 di ICD-11, che è l’attuale standard globale per i dati sanitari, la documentazione clinica e l’aggregazione statistica. Ma il vecchio ‘vaiolo delle scimmie’ rimarrà un termine ricercabile nell’ICD, per corrispondere alle informazioni storiche.

In ogni caso l’Oms, che adotterà il termine mpox nelle sue comunicazioni, incoraggia tutti a seguire la stessa raccomandazione: per ridurre al minimo qualsiasi impatto negativo della ‘vecchia’ denominazione.

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