Aids, ecco come capire se il virus è dormiente

Bambino Gesù
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Il virus dell’Aids è abilissimo nel nascondersi nell’organismo. Ma come capire allora se è opportuno o meno sospendere la terapia? Una risposta arriva, alla vigilia della Giornata mondiale dell’Aids, da una ricerca firmata anche da studiosi italiani. E potrebbe rivelarsi particolarmente preziosa per i bambini con Hiv.

Medici e ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e del Mit di Boston sono riusciti a mettere a punto una nuova procedura in grado di caratterizzare la carica virale residua e la risposta immunitaria protettiva presente nei pazienti. Un sistema capace di capire in quali bambini il residuo virale risulta dormiente e quali invece rischiano, se non trattati, una recidiva della malattia.

Risultati preziosi per la lotta all’Aids, se si considera che ancora oggi ogni anno nel mondo si contano 150.000 nuove infezioni pediatriche. Nel corso del 2023 partirà al Bambino Gesù – dove attualmente sono seguiti circa 100 minori con infezione da Hiv – la prima sperimentazione per la sospensione della terapia antiretrovirale nei bambini con riserva virale “dormiente”.

Questione di carica virale

Con carica virale residua (o riserva virale) si indica quella quantità di virus che rimane in alcune cellule (CD4) presenti sui linfociti T delle persone con infezione da Hiv. Rappresenta, ricordano i medici, il principale ostacolo alla completa guarigione: la presenza del residuo, infatti, è ciò che rende necessaria l’assunzione di una terapia antiretrovirale per tutta la vita.

Nei bambini che hanno ereditato il virus dalla madre (infezione verticale) e che hanno iniziato la terapia antiretrovirale precocemente, la quantità di questo residuo è ridotta. Tuttavia, per capire le reali possibilità di cura è fondamentale una procedura diagnostica – la caratterizzazione cellulare del residuo – che richiede il prelievo di una notevole quantità di sangue, spesso difficoltoso trattandosi di bambini. Possiamo stimare un totale di circa 1.700.000 bambini con infezione da Hiv nel mondo, e l’infezione verticale interessa circa il 95% dei nuovi casi pediatrici ogni anno.

A caccia del virus dormiente

Per superare il problema delle ridotte quantità di sangue prelevabili da un bambino, i ricercatori delle aree di Immunologia Clinica e Vaccinologia diretta da Paolo Palma e di Infezioni Complesse e Perinatali di Stefania Bernardi, in collaborazione con l’unità di Aferesi di Giovanna Leone della Medicina Trasfusionale del Bambino Gesù, hanno studiato l’applicazione di una procedura con cui ottenere una quantità ottimale di cellule pronte per la caratterizzazione. Si tratta della leucoaferesi che, attraverso un apposito macchinario, consente di prelevare solamente i globuli bianchi, reimmettendo poi in circolo il resto del sangue. Il procedimento è risultato sicuro per i piccoli pazienti ed efficace, con una resa cellulare fino a 250.000 volte maggiore rispetto alle tradizionali tecniche di prelievo.

Il materiale cellulare ottenuto con la leucoaferesi ha quindi consentito a medici e ricercatori del Bambino Gesù di eseguire una nuova caratterizzazione molecolare della riserva virale in collaborazione con il laboratorio di Mathias Lichterfeld del Mit di Boston, tra i massimi esperti mondiali in questo campo. In questa ricerca è stata indagata la risposta immunitaria protettiva associata alle specificità della riserva virale del singolo paziente: attraverso la caratterizzazione e la tipizzazione del virus residuo è stato così possibile individuare i bambini in cui tale riserva è dormiente e quelli in cui tale riserva comporta, se non adeguatamente trattata, un rischio di recidiva della malattia.

I risultati dello studio saranno presentati nel corso della 30° edizione della Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, in programma dal 19 al 23 febbraio 2023 a Seattle: la commissione scientifica valutatrice ha premiato Nicola Cotugno con la scholarship per partecipare all’evento.

Il commento dell’esperto

“Ora è possibile determinare le caratteristiche della riserva virale dei bambini con infezione verticale da Hiv, individuando se il virus ancora presente nelle loro cellule abbia o meno la capacità di replicarsi, cioè se sia dormiente o attivo”, ha detto Paolo Palma, responsabile dell’unità di ricerca di Immunologia clinica e Vaccinologia dell’Ospedale. Coda vuole dire? “Nei bambini in cui tale riserva si rivela completamente dormiente – ha spiegato – sarà possibile procedere alla sospensione terapeutica nell’ambito di uno studio sperimentale controllato. Un traguardo inseguito da anni da medici e ricercatori” impegnati contro l’Aids.

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