Dipendenze tecnologiche, ecco perché i bambini sono a rischio

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I nativi digitali sono a rischio dipendenza tecnologica. Il problema è anche legato all’uso disfunzionale degli  smartphone da parte dei genitori, come spiegano dall’associazione nazionale ‘Dipendenze tecnologiche e cyberbullismo’ (Di.Te) che, in collaborazione con la società italiana di Pediatria condivisa (Sipec), ha promosso una ricerca sulle dipendenze tecnologiche.

Fortune Italia ne ha parlato con Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’associazione Di.Te., che ha spiegato: “Un uso sempre più eccessivo e precoce dei device può avere conseguenze negative sul piano psicologico e sociale del bambino e potrebbe perfino causare problemi di salute nel percorso di crescita e sviluppo”.

Lo studio è stato condotto durante il 2022 e traccia un quadro che merita un’attenta riflessione. Il  54% dei genitori ha dichiarato di utilizzare lo smartphone durante le poppate, già a partire dai primi mesi di vita. Durante l’allettamento, lo speciale attaccamento che si instaura non va ‘distratto’ con lo sguardo sul cellulare.

“Madre e bambino necessitano di contatto anche visivo. Questo dà sicurezza al bambino, e c’è una comunicazione non verbale” importante, chiarisce Lavenia, che continua: “La relazione che si instaura tra madre e figlio ha un valore fondamentale nello sviluppo psico-emotivo e relazionale del bambino. È un legame d’amore, che va oltre il nutrimento fisico. Si alimenta con il contatto pelle contro pelle, con gli sguardi, le coccole, gli abbracci, la voce calma con cui si parla al neonato”. Dedicarsi quindi pienamente al momento dell’allattamento, senza farsi disturbare dall’uso della tecnologia, “contribuisce a costruire con i figli un rapporto sereno, ma non paritario, fin da quando sono piccoli”.

Stando ai dati della ricerca, sempre più bambini nella fascia 0-4 anni, sono intrattenuti dalla “tata digitale” durante la giornata (60%). Il 67% dei genitori usa il cellulare in presenza dei bambini, lasciando che questi lo usino fuori casa (30%), o quando sono stanchi (25,5%) ma pare che il cellulare diventi anche una sorta di ‘camomilla’ per tranquillizzare i bambini particolarmente agitati (27%).

Gli adulti sembrano quasi inconsapevoli del ‘danno’ che procurano ai propri figli, consentendo l’uso e spesso l’abuso dei device. “Possiamo applicare delle regole, prima fra tutte, dedicarsi dei momenti di detox tecnologici”. Lavenia si rivolge ai genitori, ricordando loro che “gli adulti sono degli esempi”.

Fra le buone pratiche da mettere in campo, lo psicoterapeuta suggerisce di “non portare il cellulare a tavola; periodicamente è utile spegnere il telefono per un giorno intero per dedicarsi ai figli”. Ma anche una maggiore consapevolezza della ‘vita online’ dei propri bambini e ragazzi è importante. “Chiediamo loro come è andata la giornata online e cosa gli piace di quello che stanno facendo. Attiviamo il parental control, e diamo giochi con un codice Pegi adeguato”. Il sistema Pegi si basa su due tipologie di informazioni, l’età e il contenuto, a cui corrispondono diverse tipologie di classificazioni. La combinazione di questi due elementi aiuta i genitori ad assicurarsi che un determinato videogioco sia appropriato per i propri figli. Perchè gli strumenti digitali non sono il male, ma “vanno usati con consapevolezza”, continua l’esperto.

E per far sì che ciò accada, bisognerebbe che tutti conoscessero il mondo del digitale, sia le potenzialità che i rischi. “L’Associazione Di.Te. ha realizzato l’app OkDigitale, che permette a genitori e figli di seguire un percorso per vedere se c’è la maturità cognitiva dei più piccoli e se c’è un’adeguata formazione degli adulti all’uso dei device. Un modo per essere più informati e per applicare un corretto comportamento online, insieme ai nostri figli”.

Volendo guardare ancora ai dati, l’88% degli adulti dichiara di intrattenere i figli nella fascia di età 4-9 anni con smartphone e similari, il 95,7% li usa in presenza dei bambini, a cui viene consentito di utilizzare i device prima di dormire (37%), quando sono stanchi o agitati (30%) o durante i pasti (41,5%). Il 42% dei genitori ammette poi che l’uso dei device riduce il tempo di gioco all’aria aperta. I figli dichiarano di annoiarsi quando non usano il cellulare in casa (55%) e anche fuori (30%), inoltre spesso hanno reazioni esagerate quando si chiede loro di disconnettersi (56%).

Fra i 9 ed i 14 anni la situazione peggiora. Il 98,2% dei ragazzi interpellati usa i device durante la giornata, il 42,4% mentre mangia, ben il 61,7% prima di addormentarsi, il 9,4% addirittura durante la notte. L’80,9% dichiara di annoiarsi in casa quando non li usa e il 32,4% anche fuori casa, più della metà (56,7%) preferisce rimanere connesso piuttosto che uscire all’aria aperta. Il 77% dichiara di sentirsi molto arrabbiato quando è costretto a disconnettersi e la metà (50,5%) sente il bisogno di andare online quando è stanco o agitato.

La dipendenza tecnologica può essere collegata ai fenomeni di cyberbullismo? Lavenia ritiene che non ci sia correlazione. “In entrambi i casi, affinché siano arginate tanto le dipendenze tecnologiche che il cyberbullismo, bisogna lavorare sulla relazione”. Diffondendo cultura digitale ed empatia. Dal suo punto di vista, il presidente di Di.Te ritiene che “se si ferisce qualcuno online, fa male come se lo si ferisce in presenza, con l’aggravante che quello che si pubblica rimarrà lì per sempre”. Bisogna quindi fare anche più cultura, “diffondere la conoscenza delle leggi a tutela delle vittime di cyberbullismo, cominciando a fare educazione a scuola insieme alla Polizia Postale”.

Non dimentichiamo poi l’impatto che un uso smodato della tecnologia può avere nella gestione delle relazioni e delle emozioni. “Ci sono casi sempre più numerosi in cui i nostri figli preferiscono vivere online piuttosto che fare esperienze nella vita reale, con tutto quello che può derivarne, dal cyberbullismo all’hikikomori”, fenomeno giapponese di isolamento adolescenziale in pericolosa crescita anche nel nostro Paese.

In generale, bambini e ragazzi, a tutte le età, lamentano il fatto che i genitori li trascurino a causa dei device. “ Questo ci dice che i ragazzi vorrebbero un contatto con gli adulti”. Ma non si sa più parlare. “Siamo immersi in una frenesia da scrolling che non trova tregua”. Lavenia ci invita a fare attenzione a quello che i figli ci chiedono.

Un uso eccessivo degli strumenti digitali può addirittura avere conseguenze sul benessere fisico, incidere sulle abitudini alimentari, lo stile di vita e il benessere in generale. “I ragazzi che esagerano nell’uso dei device tecnologici hanno un potenziale maggiore di sviluppare disturbi fisici, tipo dolore addominale ricorrente. Una connessione cervello-intestino spiega infatti la ragione dello stress e i fattori psicologici strettamente legati alle disfunzioni intestinali e ai sintomi gastrointestinali”.

Molto spesso si pranza guardando il cellulare, e questo pare avere effetti negativi su abitudini alimentari e, di conseguenza, sulla salute. “Sappiamo che nei giovani sono aumentati i disturbi del comportamento alimentare, quelli del sonno e anche del tratto gastrointestinale. Come pure fenomeni di ansia e depressione”, conclude l’esperto.

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