Medici invisibili in fuga dal Ssn/VIDEO

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Da eroi a invisibili: è la parabola dei medici italiani, alle prese con turni massacranti, burnout e ‘Great resignation’. Dopo le celebrazioni e i morti – l’ultimo in ordine di tempo è Ezio Gaita, che porta a quota  379 l’elenco listato a lutto sul sito della Federazione degli Ordini dei medici – i camici bianchi italiani sono ormai scomparsi dai radar.

Così i molti si apprestano a dire addio al Servizio sanitario nazionale: secondo le stime nei prossimi 5 anni sono ben 100.000 i dottori che potrebbero abbandonare ospedali e case di cura. Un numero enorme, da ‘grande fuga’, come vedremo nei dettagli.

A denunciare il disinteresse della politica per questi operatori, in prima linea in questi anni contro Covid-19, è la nuova campagna promossa dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), che prevede delle affissioni e uno spot sui social media e nelle sale cinematografiche.

Il video mostra un medico bardato con tuta e dispositivi di protezione anti-Covid, che lentamente si spoglia. Man mano che gli indumenti cadono sul pavimento, la figura scompare: il medico è ‘invisibile’, come il protagonista del romanzo di H.G. Wells.

Un dottore invisibile, come molti problemi del Ssn: fondi tagliati, strutture antiquate, assunzioni bloccate, carenze di personale che costringono i medici in servizio a fare milioni di ore di straordinario. Problemi che rendono un incubo il lavoro in corsia.

Secondo i dati della Federazione Cimo- Fesmed, tra il 2010 e il 2020, in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso, con 37 mila posti letto tagliati. Nelle strutture ospedaliere c’è una carenza di oltre 29 mila professionisti sanitari.E già oggi, tra ospedale e territorio, manchino più di 20mila medici: 4500 nei pronto soccorso, 10mila nei reparti ospedalieri, 6000 medici di medicina generale.

La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi cinque anni, quando andranno in pensione 41.000 tra medici di famiglia e dirigenti medici (proiezioni su dati Agenas), che diventano 50.mila se consideriamo tutti i medici del Ssn.

A questo si aggiunge la fuga dagli ospedali: dal 2019 al 2021 – secondo i dati Anaao-Assomed – hanno abbandonato l’ospedale circa 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie, perché il peggioramento delle condizioni di lavoro porta molti professionisti a voler fuggire dal Ssn oppure a voler cambiare mestiere. Situazione analoga per i medici di famiglia, che sempre più spesso ricorrono al pre-pensionamento per dedicarsi alla libera professione.

Tra pensionamenti e “rinunce”, in cinque anni, dal 2016 al 2021, i medici di famiglia sono passati da 44.436 a 40.769 (dati Sisac) e molti pazienti sono rimasti privi di un proprio medico di fiducia. Un trend in crescita, visto che i numeri dei pensionamenti rilevati da Enpam mostrano tremila pensionamenti di medici di famiglia l’anno negli ultimi tre anni, rimpiazzati dai nuovi ingressi solo per un terzo.

Eppure, secondo gli italiani, un medico non vale l’altro: a renderlo unico è il rapporto consolidato di fiducia. Tanto che, in tutti i sondaggi, la fiducia nel medico di famiglia si assesta intorno all’80%. E il 56% dei pazienti, secondo uno studio Fimmg, considera il proprio medico “speciale”.

La salute dei medici

Secondo l’indagine condotta quest’anno dall’Istituto Piepoli per Fnomceo, lo stato di salute psico-fisica dei medici è peggiorato durante l’emergenza Covid: il 71% ha avvertito una crescita di stress, mentre 1 su 10 ha addirittura riscontrato problemi di salute che prima non aveva.

Al normale impegno quotidiano si sono aggiunti consulti e visite da remoto, che hanno invaso la vita privata del 58% dei medici italiani, 3 su 4 dei quali non riescono più ad andare in ferie o anche solo a garantirsi un adeguato tempo per la vita personale.

Tanto che un medico italiano su tre, potendo, andrebbe subito in pensione. E, a sognare di dismettere il camice bianco è proprio la “fetta” più giovane della Professione: il 25% dei medici tra i 25 e 34 anni e il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni.

C’è poi la questione degli stipendi: secondo uno studio Sumai – Assoprof siamo il terzultimo Paese in Europa sul fronte delle remunerazioni dei medici, davanti solo a Portogallo e Grecia. La Spagna, quartultimo Paese della classifica, offre ai propri professionisti ben 35mila euro lordi in più all’anno. E poi l’aziendalizzazione, che considera i medici come fattori produttivi e i pazienti come voci di spesa.

“Credo che il riconoscimento del ruolo etico e sociale della professione medica e delle professioni sanitarie e il riconoscimento economico vadano di pari passo – spiega Filippo Anelli, presidente Fnomceo – siano due facce della stessa medaglia. In questi ultimi anni, prima della pandemia, c’è stato un progressivo svilimento del ruolo del medico, visto dalla politica ma anche dai cittadini come ‘super tecnico’. Un modello aziendalistico della sanità dove si privilegiavano gli equilibri di bilancio agli obiettivi di salute”.

Una situazione otrebbe avere conseguenze drammatiche: se è vero che un medico su tre vuole abbandonare il Ssn, “tra pensionamenti e dimissioni potremmo trovarci, tra cinque anni, con un buco di centomila medici”. Anelli ricorda come neanche un euro sia stato destinato ai professionisti, che sono la spina dorsale del Servizio Sanitario. “Non servono solo risonanze magnetiche e Tac, serve anche chi le fa funzionare e chi sa leggerne gli esiti”.

“Investiamo sui professionisti, mettiamo più risorse, diamo loro più peso nelle decisioni nella gestione della sanità. Solo così potremo conservare il nostro Ssn”, conclude Anelli.

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