Natalità ancora in calo, la proposta: il reddito di genitorialità

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L’inverno demografico in Italia diventa sempre più rigido. La pandemia accentua il calo dei bebè e fa registrare un nuovo record negativo per la natalità: nel 2021 i nati scendono a 400.249, facendo registrare un calo dell’1,1% sull’anno precedente (-4.643). E il presente non sembra affatto più roseo.

L’Italia ci ha ormai abituato a record negativi sul fronte della natalità: si fanno sempre meno bambini, e la pandemia sembra aver dato il colpo di grazia al desiderio di un figlio. Dal report sulla Natalità 2021 dell’Istat arriva infatti una conferma di questo trend, anche per il 2022. Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre, infatti, quest’anno le nascite sono circa 6 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. Quando i nati erano già scesi a 400.249, con un -1,1% sull’anno precedente (-4.643)

Il numero medio di figli per donna risale lievemente a 1,25 rispetto al 2020 (1,24). Negli anni 2008-2010 era a 1,44. Ma se invertire il trend della natalità appare sempre più arduo (dal momento che si riduce la fascia di donne in età fertile, e il calo delle nascite contagia anche le immigrate), è arrivato il momento di sostegni concreti. Come un ‘reddito di genitorialità’ per aiutare genitori e famiglie, alle prese oltretutto quest’anno con il caro bollette e l’inflazione che galoppa.

Il presidente della Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale, Claudio Giorlandino, che prendendo  in esame i dati Istat e Cedap ed altre fonti ufficiali e incrociando i dati, ha costruito delle curveche monitorano la natalità in Italia.

“Le stime Istat – spiega il ginecologo – documentano come, quest’anno, siamo al nadir delle nascite da genitori italiani, e come questo nadir, di anno in anno, diviene sempre più basso. Pensate che 10 anni fa nascevano circa 600.000 italiani, quest’anno risultano solo 294.000 nati di nazionalità italiana e le proiezioni future sono spaventose – afferma Giorlandino  – Gli italiani sono in via di estinzione. Secondo le proiezioni nel 2025 i nati saranno meno di 250.000″.

Ma anche i bebè da genitori stranieri non crescono più. “Questi miseri numeri impauriscono ancora di più quando messi a confronto con i decessi. Quindi, consideriamo che già oggi, nel 2022, stiamo perdendo oltre 500.000 connazionali all’anno. Tra pochi decenni” constata il ginecologo, semplicemente “non ci saranno più italiani”.

“Ma nessuno si rende conto di questa terribile crisi demografica nazionale che è sotto gli occhi di tutti? Eppure, le città sono piene di pubblicità, spesso macabre ed imbarazzanti, di agenzie di pompe funebri – nota Giorlandino – e non si vedono più in giro cartelli pubblicitari sui prodotti della prima infanzia. Oggi leggiamo che il Governo ha varato misure per il sostegno alla famiglia, ma come si fa a sostenere una istituzione che non cresce?”.

Secondo Giorlandino le misure messe in campo dal Governo non bastano. “Davvero si può credere che una coppia prenderà in considerazione l’idea di avere un figlio solo perché il padre potrà rimanere in casa a cambiare pannolini per un mese?”.

“Noi ginecologi dal 2011, a seguito delle indicazioni della commissione parlamentare sui punti nascita, vediamo chiudere continuamente centri di maternità con meno di 500 nascite anno. È un fatto di sicurezza, è giusto. Ma non sarebbe meglio vederli riaprire? Vedere tornare le madri a partorire?”.

Giorlandino ricorda gli anni ’60: “La crescita economica condusse al baby boom, con oltre 1.000.000 di nati per anno”. Per l’esperto occorre “supportare economicamente la maternità. Sostenere i genitori. Si aiutino, con almeno 1.000 euro al mese per ogni nuovo nato, e questo almeno fino all’età scolare”, chiede lo specialista.

Insomma, se finora l’Italia non ha fatto che inanellare record negativi, per invertire il trend della natalità occorre dare sollievo ai bilanci delle giovani famiglie. Per permettere loro di guardare con più ottimismo al futuro. “Quindi 1.000 euro al mese, per tutti i nuovi nati almeno fino all’età scolare. Non abbiamo scelta – conclude Giorlandino – se non si capisce questo, la Nazione muore”.

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