Long Covid, combattere gli effetti invalidanti della neuroinfiammazione

Long Covid
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Cambiano le varianti (e sottovarianti) di Covid-19, e si modifica anche quella problematica estremamente complessa e sfuggente che affligge numerosi pazienti guariti dall’infezione: il Long Covid.

A parlarne con Fortune Italia è Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e ricercatrice onoraria presso il Laboratorio di Neuroinfiammazione di Ucl Queen Neurology di Londra, che ha messo a punto una terapia per i disturbi legati al Long Covid come perdita del gusto e dell’olfatto, alterazioni della memoria e persistente astenia.

Ora Covid-19 ha cambiato volto e le popolazioni vaccinate sembrano essere relativamente al sicuro. Ma c’è una nuova variante che potrebbe dare vita ad una ondata di contagi: Kraken. Cosa ne pensa?

Kraken va osservata attentamente. Vanno osservati i sintomi e ciò che si lascia alle spalle, su un individuo. Il mio lavoro come ricercatrice è mirato a osservare la neuroinfiammazione causata da Covid. In questi ultimi due anni abbiamo sentito parlare di evoluzioni varie del virus che nel tempo si è modificato diventando da molto letale a letale e molto contagioso, fino ad arrivare ad essere meno letale ma molto più contagioso come sembra essere la nuova variante Kraken.

L’effetto del virus a livello sistemico – recenti ricerche hanno evidenziato la sua diffusione in tutto il corpo – è un argomento ancora in fase di studio. Sappiamo, come dimostrato dai sintomi neurologici persistenti (perdita di olfatto, disturbi di memoria) che questo virus causa neuro-infiammazione. Poichè sappiamo che le ripetute reinfezioni possono peggiorare i disturbi post-Covid, noi ricercatori stiamo guardinghi verso ogni variante di questo virus.

Cosa può causare, a sua volta, la neuroinfiammazione in una persona infettata dal virus?

La neuroinfiammazione causa effetti acuti, come la perdita dell’olfatto, i disturbi di memoria, e cronici, come l’incremento del rischio di sviluppare malattie neuro-degenerative e disturbi neuropsicologici (ansia/depressione).

Ma la neuroinfiammazione può persistere in un individuo guarito da Covid,  come può evolvere?

La neuroinfiammazione è un evento presente in tutti noi, anche se a livelli contenuti è un fenomeno normale; ci sono persone più predisposte a una neuroinfiammazione fuori controllo che, a causa dell’infezione da Covid, slatentizzano questo fenomeno e soffrono di un “eccessiva” infiammazione. La persistenza della neuroinfiammazione è causa del Long-Covid. La buona notizia è che possiamo trattare la neuroinfiammazione così da normalizzare il fenomeno e risolvere i sintomi.

Chi si è infettato due o tre volte presenta delle peculiarità da questo punto di vista?

Sappiamo che le infezioni ripetute aumentano non solo il rischio di neuroinfiammazione persistente, ma anche quelli cardiovascolari e respiratori sia in fase acuta dell’infezione che a lungo termine (post Covid).

Come fa un ex malato di Covid a capire che potrebbe aver subito dei danni provocati dalla neuroinfiammazione?

I segni della neuroinfiammazione da Covid sono vari: vanno dalla perdita dell’olfatto ai disturbi respiratori. Questi ultimi, quando causati dalla neuroinfiammazione, sono sintomi che non concordano con l’obiettività delle indagini radiologiche.

Quali sono i pericoli di una neuroinfiammazione che si ripete?

Ad oggi non conosciamo cosa comportino ripetuti episodi di neuroinfiammazione da Covid-19. Sappiamo però che malattie come la sclerosi multipla, che presentano una serie di episodi di neuroinfiammazione, se non trattate adeguatamente possono causare sintomi molto invalidanti. Infine, se non trattata a dovere la neuroinfiammazione eccessiva può causare la neuro-degenerazione, che è più difficile da trattare. Un esempio è l’Alzheimer.

Il suo protocollo di cura contro i sintomi del Long Covid ora è diffuso in varie parti del mondo. Ci sono persone che dopo due anni hanno ancora sintomi di Long Covid, perdita del gusto e dell’olfatto, vuoti di memoria, astenia profonda. Per loro il suo approccio è utile?

Con il nostro protocollo abbiamo trattato persone che soffrivano di anosmia anche fino a due anni dopo l’infezione: alcuni hanno recuperato completamente, altri solo parzialmente. Il cervello ha grandi capacità di recupero, ma occorrono studi scientifici per dimostrare che il trattamento abbia effetto anche dopo 2-3 anni. Ci stiamo lavorando.

Su cosa sono mirate le sue ultime ricerche?

Mi occupo di malattie neuro-infiammatorie e disturbi sensoriali (olfatto, udito, equilibrio) e attualmente, visti i benefici ottenuti con il Pea-Lut sulla neuroinfiammazione da Covid, stiamo valutando se questa molecola possa essere efficace anche per altri tipi di patologie sia neuroinfiammatorie (come la sclerosi multipla), che neuro-degenerative in fase precoce, come la demenza. Poichè intervenire sulla neuro-infiammazione attualmente è più facile che farlo sulla neuro-degenerazione, il mio consiglio è quello di rivolgersi allo specialista in caso di sintomi persistenti, per trattare il Long-Covid.

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