Covid in Italia, lo strano crollo di contagi (e ricoveri)

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E’ un virus che ama stupire, quello di Covid-19. Mentre un anno fa eravamo alle prese con la pensantissima ondata di Omicron, quest’anno qualcuno aveva scommesso su una ripresa dei contagi sotto le feste o subito dopo, con il ritorno a scuola. Invece nel Blue Monday i dati del monitoraggio di Fondazione Gimbe ci fanno sorridere, grazie a un vero e proprio crollo dei contagi: -38,2% rispetto alla settimana precedente.

Se questo dato potrebbe risentire del crollo dei tamponi (-10,3%), con moltissimi italiani che ormai ricorrono al ‘fai da te’, a testimoniare il cambiamento del virus è anche la discesa di ricoveri ordinari (-16,8%), terapie intensive (-2,8%) e decessi (-25,7%). 
Il tutto mentre la campagna vaccinale resta al paolo, con solo il 30% di anziani e fragili coperti dalla quarta dose.

In dettaglio, ecco i dati della settimana 6-12 gennaio:
Decessi: 576 (-25,7%), di cui 32 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: -9 (-2,8%)
Ricoverati con sintomi: -1.295 (-16,8%)
Isolamento domiciliare: -51.235 (-12,9%)
Nuovi casi: 84.060 (-38,2%)
Casi attualmente positivi: -52.539 (-12,9%).


Come spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, la discesa dei contagi Covid è netta: “Dai 135 mila della settimana precedente, crollano a quota 84 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 12 mila casi al giorno”. Un segno meno che si registra in tutte le Regioni: dal -10,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al -50,3% della Liguria.

Buone notizie anche sul fronte degli ospedali. “Calano i ricoveri in area medica (-16,8%) e in terapia intensiva (-2,8%)”, sottolinea Marco Mosti, direttore operativo della di Gimbe. In termini assoluti, i posti letto Covid occupati in area critica, sono scesi a quota 310 il 12 gennaio, mentre quelli in area medica sono 6.421. Per la precisione al 12 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 10,1% in area medica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 30,8% dell’Umbria) e del 3,1% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 7,9% dell’Umbria).

Come possiamo leggere questi numeri? “A fronte di una circolazione virale in Italia che, seppur largamente sottostimata, al momento non desta preoccupazioni – afferma Nino Cartabellotta – le varianti emergenti, il rilevante impatto dell’influenza sui servizi sanitari e l’aggiornamento delle modalità di gestione dei casi e dei contatti stretti di casi Covid-19 richiedono un’adeguata copertura di anziani e fragili con la quarta dose”.

“Purtroppo – continua Cartabellotta – la campagna vaccinale rimane sostanzialmente al palo, sia per una scarsa incisività della comunicazione istituzionale, sia per le modalità di chiamata utilizzate a livello regionale, sia per la crescente diffidenza dei cittadini nei confronti dei vaccini”.

Ecco, questa forse è la sorpresa finale del virus di Covid-19: i vaccini, che in questi anni ci hanno aiutato a tornare a una vita normale, si ritrovano a pagare un caro prezzo in termini di fiducia. Un tema sul quale occorrerà riflettere, perché a finire nel calderone della diffidenza potrebbero essere non solo i prodotti anti-Covid. E l’impatto di questa diffidenza sulla salute pubblica lo abbiamo già toccato con mano nel recente  passato, con il morbillo e l’influenza.

Se uno sguardo a quanto sta accadendo attualmente in Cina potrebbe aiutarci ad avere un’idea del reale impatto dei vaccini sul virus pandemico, i numeri italiani non possono non indurre all’ottimismo. Restano il pericolo di nuove varianti e la vulnerabilità dei fragili: come ricorda Gimbe, con questo virus sono loro a rischiare di più.

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